quando a undici anni, dopo una sfuriata a mio padre con lacrime urla e tutto il resto, gli Adulti mi dissero: "ele, perché non provi a scrivere un diario?" sbuffai, me la cavavo nella scrittura ma non nella pazienza.no, non la conosco tutt'ora questa parola, fottutapazienza.
ora mi trovo sul treno, aspetto che parta e mi sto annoiando a morte. qua la pazienza riesco a malapena mantenerla, la cucio come fa mia nonna all'uncinetto; mi disse che la rabbia la intrecciava nella stoffa, così riusciva a non uccidere almeno uno dei tre figli - vedeste che capolavori che fa - e forse scrivo perché non so fare l'uncinetto, me l'ha spiegato ma mi impiccio e perdo la pazienza; decisi quindi a undici anni (incazzata nera) di scrivere, non un cazzo di diario, ma storie e racconti e libricini di poche pagine. era tutta roba malinconica e infantile, un po' di fate e polvere magica in racconti di tristezza.
e questo? no, non è un diario. quelli li detesto. a chi importa leggere tutti i cazzi e mazzi che combino nella mia noiosa ed effimera vita? per ciò di cose, scrivo oneshots piccine, malinconiche e a tratti disperate, perché il degrado è ciò che mi fa vivere come una mediocre artista anche se male come essere umano. cerco di fare un buco nella mia mente dove far fuoriuscire tutte quelle cose idiote/tristi/felici/arrabbiate che non saprei come liberare, senza questo cazzo di sito. spero di non trasmettervi la mia impazienza (ho sentito dire sia molto contagiosa) e che la mia caotica scrittura non vi disturbi troppo, ma se fosse così fatemelo sapere: l'autocritica è buona, ma oh, se è di parte!
buona lettura,
ℰlena