Capitolo Trenta.

441 14 4
                                    

Capitolo Trenta.

Trascorrere una settimana con la mia famiglia mi ha riportato ai vecchi tempi, a quando ero una bambina e, per non restare da sola a casa, mio padre mi portava con sè al lavoro e lo aiutavo a mungere le mucche per il latte.

Ho chiesto una settimana di ferie al Re dal lavoro e, senza esitazione, me l'ha concessa per ringraziarmi per ciò che ho fatto per suo figlio. Ho aiutato mio padre con le faccende di case - spazzando, cucinando e facendo i letti -, ho trascorso molto tempo con Joyce, la quale era molto contenta e, con il salario ricevuto qualche giorno fa, ho comprato delle verdure e dei giochi per mia sorella al mercato.

Stare con la mia famiglia mi ha rilassato ed ho scacciato i brutti pensieri dalla mia mente, ma ha significato una cosa: stare lontano da Douglas. Ogni sera, quando mia madre rientrava da Palazzo, le chiedevo delle notizie senza far notare la mia preoccupazione sulle condizioni del Principe. Si è ripreso notevolmente: è sceso dal letto per muovere gli arti, mangia e beve come prima, può ricevere visite ma il dottor Welsey gli ha detto di non esagerare per evitare una ricaduta.

Quando ho sentito questa notizia il peso sul mio cuore è scomparso e mi sono sentita rinascere.

Sistemo il vestito all'interno del fagotto e lo chiudo, per poi sistemarlo su una spalla sotto lo sguardo triste di Joyce, seduta sul letto. Mi inginocchio davanti a lei, le sposto i capelli dal viso e le rivolto un tenero sorriso, che però non ricambia.

-Joyce- la richiamo facendole il solletico sulla pancia, ottenendo una risata da parte sua.

-Isobel, smettila!- esclama contorcendosi dalle risate stendendosi sul letto. Allontano le mani dal suo corpo, facendole riprendere il respiro mentre le sue labbra s'imbronciano di nuovo. -Non voglio che torni a Palazzo, Isobel- dice circondando il mio corpo con le braccia e nascondendo il viso nell'incavo del mio collo.

-Lo so, tesoro, ma devo lavorare- le accarezzo i capelli, lasciandole un bacio sulla fronte.

-Non puoi lavorare con papà?- chiede pregandomi con lo sguardo, facendomi ridacchiare.

Scuoto la testa, facendole abbassare lo sguardo. -Mi dispiace, Joyce. Verrò a trovarti, te lo prometto- allungo una mano verso di lei ed incrocio il mio mignolo con il suo, facendo comparire un sorriso sulle sue labbra.

***

Il battito del mio cuore accelera mentre attraverso il cancello di ferro del Palazzo. Le domestiche svolgono il loro lavoro - piegano le lenzuola, ricamano, raccolgono i fiori -, le dame da compagnia passeggiano dietro alle Lady, il giardiniere taglia le erbacce e gli stallieri chiacchierano, puliscono le stalle e spazzolano i cavalli.

Accanto alle stalle vedo Logan, impegnato a conversare con un suo collega e, quando alza lo sguardo e si accorge della mia presenza, arriccia le labbra. Alzo una mano in segno di saluto e ricambio il sorriso, per poi proseguire verso l'entrata del Palazzo.

Il nostro rapporto, da quando ha scoperto la mia relazione con Douglas, è cambiata: mi ha rivelato i suoi reali sentimenti, mi ha baciata ed è scappato, senza una spiegazione. Mi manca non poter più confidarmi con lui, esternare la mia felicità, la tristezza e cavalcare per tutto il paese, facendo una gara.

Sospiro, aumento la stretta intorno al fagotto sulla mia spalla ed entro nel Palazzo. Saluto i Lord con un inchino, salgo le scale e attraverso il corridoio arrivando alla mia stanza. Apro la porta e la richiudo alle mie spalle.

Le lenzuola sono state cambiate, la finestra è aperta per far uscire l'odore di chiuso dalla stanza e un profumo di lavanda mi inebria le narici. Appoggio il fagotto sul baule in fondo al letto, lo apro, estraggo il vestito e lo sistemo all'interno dell'armadio.

Il Principe E La Serva.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora