"Inspirai. Espirai. Mi sembrava di impazzire. Ma mi succedeva spesso."

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La sentivo crescere dentro di me,
la rabbia.
Si gonfiava nel petto bruciando fino alle mani,
attorcigliandosi tra le dita e sotto la lingua.
Era ingabbiata, potevo sentirla fremere là,
tra le nocche, voleva sangue;
voleva lacrime e urla, stretta tra i denti
mentre scalava il bordo della pupilla.
Rideva, rideva di me e della mia debolezza.

"Maledizione. Con tutto quello che uno vorrebbe dire... e invece niente, non esce fuori niente. Si può essere fatti peggio di così?"

Inspirai.

Trattenni il fiato guardando davanti a me:
il mare,
calmo e irregolare nella sua monotonia,
innocuo, visto da qui, con la sabbia sotto i piedi.

"Il mare immenso, l'oceano mare, che infinito corre oltre ogni sguardo, l'immane mare onnipotente – c'è un luogo dove finisce, e un istante – l'immenso mare, un luogo piccolissimo e un istante da nulla."

Un attimo, proprio come innamorarsi o come morire;
quello mancante, quello che crea la speranza
e subito dopo ne distrugge l'illusione, facendone ricordo.
Brucia, l'odore del mare, quando arriva alla testa.
Io volevo solo liberarmene, di questa fantasia.
Espirai.

Ce le avevo tutte qui, quelle immagini,idee di un sogno confuso tra il desiderio e i suoi occhi

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Ce le avevo tutte qui, quelle immagini,
idee di un sogno confuso tra il desiderio e i suoi occhi.
Traditori.
Loro e le mie mani, che tremano.
Non cederò all'amore, non più, finché non mi rapirà di nuovo.
Ostaggi del tempo, ecco cosa siamo. Sospesi,
citiamo grandi amori in attesa del nostro
per scoprire poi che siamo solo bravi a farli scappare, i cuori.

"Ricordiamo solo quello che non è mai accaduto."

Ho grandi storie, nella mia testa, tutte vissute fino in fondo.
E metà erano nostre, non solo mie.
Mi sembrava di impazzire.

Tutto regolare, dicevano i medici, l'unica medicina per i ricordi
è il tempo; o l'odio, dicono gli scettici.
Rinchiuso dentro di me, terrò lì il ricordo:
dimenticalo.
Dimenticarti per rinascere, dal nulla sta volta.
Bruciare, anima e sogni, diventare fumo e non cenere.
Rotolare nel vento, sfiorare il mare e salare la neve.
Apri gli occhi: il tramonto tra il grano.
Chiudi gli occhi: l'aria sul viso, sono tre cieli sopra di te.

"Esistono carceri peggiori delle parole."

Un cuore, per esempio. Peccato, dicevo,
essere detenuto e non detentore.
Ma mi succedeva spesso.

©

08.06.2014

- Charles Bukowski
- Alessandro Baricco
- Carlos Ruiz Zafón
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Ammalato, ammaliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora