Come musica.

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«Non sempre c'è un senso.»
"Benjamin, mio caro e amato Benjamin,
sai la vita delle volte ti riserva delle sorprese che non ti aspetti, e forse neanche le vuoi queste sorprese, ma arrivano, arrivano e ti travolgono in pieno, ti prendono testa e cuore, mente e anima, e tu non puoi reagire, non sai farlo.
A me è successo, mi è capitata una sorpresa che non mi aspettavo ma che mi ha travolto come un fiume in piena.
Questa sorpresa, questa mia sorpresa, sei stato tu, ti ho cercato, sì, ti ho cercato, eppure non ti aspettavo.
Ci ho provato, ci ho provato davvero a dare un senso a tutto questo, a noi, ma non ci sono riuscito.
Non sempre c'è un senso, me l'hai insegnato tu, eppure io non posso fare a meno di cercarlo."

«Noi fatti per crederci, amarsi e perdersi.»
"Noi, noi e ancora noi.
Quanta gente si definisce un tutt'uno con un'altra senza davvero esserla?
Tanta, forse troppa.
Io e te però non siamo mai stati tra quelli, giorno dopo giorno siamo diventati l'uno parte dell'altra, dal senso più fisico a quello più astratto, tu sei diventato ciò che mancava a me e io ciò che mancava a te.
Eppure perché non mi sento completo?
Perché sento che questo noi non ha alcun senso?
Il nostro amore ha un vero senso?
Io e te, noi, siamo destinati a credere in questo sentimento, a lottare per esso, anche ad amarci ma lo sappiamo, per quanto vogliamo negarlo lo sappiamo bene.
Io e te siamo anche destinati a perderci, a vivere una vita dove tu non ci sarai per me e io non ci sarò per te, una vita senza noi."

«Ma non ho bisogno di te.»
"Ho paura Benjamin, ho paura davvero.
Ho paura di perderti ma sei davvero mio?
Paura di vivere una vita, o anche solo un giorno, in cui tu non sei al mio fianco, il pensiero di non rivedere i tuoi occhi appena sveglio mi terrorizza ma non posso pensare di passare una vita con te.
Sei arrivato all'improvviso, hai sconvolto tutto il mio essere, distrutto le mie certezze e hai tatuato il tuo nome sul mio cuore, mi hai reso tuo.
Io però non sono tuo, come potrei esserlo?
Come potrei definirmi tuo se neanche posso stringerti quando qualcuno ci guarda?
Non posso appartenere a chi non posso amare alla luce del sole.
Proprio per questo motivo, ti dico, io non ho bisogno di te."

«Ho ritrovato me stesso.»
"Non ho bisogno di te, non più.
Non posso aver bisogno di te, non posso desiderare chi non avrò mai, perché, Benjamin, io non ti avrò mai.
I nostri ti amo sussurrati nel cuore della notte restano un segreto solo nostro, uno di quelli che il mondo intero non deve sapere perché è troppo.
Troppo profondo, troppo sbagliato.
Sono andato via, sono andato via da te mentre tu non mi guardavi, perché non avrei potuto fare altrimenti.
Sono andato via da te perché non ho bisogno di te, ho ritrovato me stesso e ora penso per me.
Addio Benjamin, grazie per ciò che mi hai dato ma non è abbastanza, noi non siamo abbastanza.

-Ancora tuo, nonostante tutto, Federico che non ha più bisogno di te."

«Ti aspetto ogni giorno da quando non ti vedo.»
I piedi di Benjamin si muovevano a grande ritmo sull'asfalto cementato, in quei momenti si pentiva di aver deciso di non prendere la patente, gli sarebbe stato molto più comodo muoversi in macchina però poi ci pensava, ci pensava bene, tutti potevano andare da qualcuno forniti di automobile, quanti avrebbero corsi chilometri e chilometri per qualcuno che neanche li voleva?
Quanti avrebbero corso senza mai fermarsi solo per sentirsi rifiutare?
Benjamin lo stava facendo, perché, solo per rivedere Federico un'ultima volta sarebbe andato all'inferno, tanto, il suo paradiso l'aveva già visto.
La porta verde di casa di Federico, quella in cui si era appena trasferito per stare lontano da lui, apparve davanti agli occhi del moro che non esitò neppure un secondo, percorse la strada, ringraziò chiunque si stesse prendendo cura di lui per aver lasciato il cancello aperto, e si affrettò a bussare furiosamente.
-"Un momento!" Urlò una voce dall'interno.
Una voce a lui familiare, la stessa voce che per tanti notti gli aveva detto che lo amava e, quella stessa voce, quando non riusciva a dormire gli aveva cantato le sue canzoni preferite.
Ben presto la lastra di legno verde sparì davanti agli occhi stanchi del moro e questo, dopo giorni di apnea, tornò a respirare.
Gli occhi azzurri di Federico sgranarono quando si puntarono sul viso, pallido e segnato dalle occhiaie, di Benjamin, sentì il respiro mancargli ma mai come in quel momento si sentì vivo.
-"Federico..." Sussurrò Benjamin che faticava a credere di averlo davanti agli occhi, dopo tanto tempo.
Il biondo, dopo un periodo di esitazione, fece per chiudere la porta ma l'altro lo bloccò con il piede e si avvicinò a lui.
-"Aspetta, lasciami parlare." Farfugliò il moro. "Lascia che ti dica ciò per cui sono qui, tu hai avuto la tua occasione per dirmi ciò che pensavi, io invece no.
Non ci metterò molto e dopo, te lo giuro, se non vorrai più vedermi andrò via e ti lascerò vivere come preferisci.
Ascoltami, te ne prego." Lo supplicò.
Il più piccolo sembrò abbastanza indeciso sul da farsi, una parte di lui voleva ascoltare Benjamin ma allo stesso tempo sapeva che, alla prima parola dolce, sarebbe tornato da lui come un bambino, alla fine annuì sconfitto.
-"Hai pochi minuti, sbrigati." Disse con tono severo.
-"Mentirei se ti dicessi che capisco perché ti sei comportato così, non lo so, non lo so per davvero, credevo stessimo bene insieme, che fossimo perfetti l'uno per l'altro ma dopo aver letto la tua lettera ho capito, per davvero, che la perfezione non esiste e neanche noi due lo siamo.
In questi giorni senza di te mi sono sentito morire, non trovavo un motivo per andare avanti, andare avanti senza di te, poi ho capito che il mio motivo dovevi essere tu, dovevi esserlo ugualmente, perché la mia motivazione per andare avanti è sempre stato renderti felice e dovevo farlo anche senza averti accanto.
Questi giorni senza di te sono stati orribili, ho aspettato per ogni singolo secondo il tuo ritorno, perché così sarei potuto tornare anch'io."

Come musica. || Fenji/OS.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora