Eric Bilmar de Fornier. La passione ha il tuo nome.

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Capitolo 40

Roma. Rientro dalla Bulgaria.

Eric.

Assaggio il mio nutrimento aromatizzato con estratto di rosa e mi pare di sentire il suo odore. <<Maledizione>> urlo lanciando il calice nel camino acceso aggirandomi poi nel salone senza trovare pace e soprattutto non resisto più in questa casa invasa dallo spettro della strega. <<Carl, qui c'è un articolo che parla della sparizione di alcune donne senza motivo apparente, ne sono stimate almeno una ventina. Tu pensi che sia opera di un Vampiro scellerato?>> <<No! Altrimenti saremmo stati coinvolti, quindi credo che sia opera di un pazzo maniaco e questo non è un problema nostro>>. Maledizione, non mi sono accorto che i miei fratelli sono ai piedi della scala, con un quotidiano. Tom, in quel modo ha voluto farmi capire che sapevano ciò che andavo combinando e chiudendo il giornale, mi dice <<sembri un'anima in pena>> e strappando il quotidiano dalle sue mani, buttando anche quello nel fuoco, <<la mia anima è andata a farsi fottere qualche secolo fa>> <<io direi che è andata a farsi fottere con lei>> risponde Carl alludendo a Emily, <<ma adesso, risolviamo noi il problema. Siamo stanchi di farle da guardia la notte, e c'è costato anche molto impegno per tenere all'oscuro Albert, ma non c'è la caveremo con Rose. Lei è impegnata altrove con le cinque dell'oracolo e si vocifera che tra poco tornerà, perciò avverrà questa sera stessa. Con Albert c'inventeremo qualcosa. Infondo siamo abili mentitori>> e rivolgendosi a Tom <<la vuoi trasformare tu o lo faccio io?>> <<Fallo tu, sei più paziente, però me la farai assaggiare>> e si passa la lingua sulle labbra pregustando quel momento, poi riprende <<anzi penso che prima la indurrò per qualche ora a fare qualcosa per noi! Che ne dici Carl? Li sento già i suoi baci proibiti... ma che rimanga tra noi, siamo uomini sposati!>> e Carl gli stringe la mano concordando il patto. Che cosa stanno pianificando quei due? Si vogliono spartire Emily! Imponendole azioni a scopo sessuale, per poi nutrirsi di lei? Furioso, urlo <<non l'ho mai fatto io e tanto meno lascerò che lo facciate voi. Lei è mia!>> <<Finalmente una reazione! Allora vattela a riprendere, cosa aspetti!>> mi osserva logicamente Carl. Strofinandomi la fronte con le dita perché le parole si accalcano nel cervello dico <<io non la voglio nella mia vita>> <<sei alquanto contraddittorio. Dici che è tua, che la sposerai, poi non la vuoi! Insomma deciditi prima che Albert intervenga>> <<che lo faccia pure, chi se ne importa e poi lei non vuole che la cerchi ed io sto bene così>> <<il fatto che tu stia bene, è opinabile. E poi tu le hai creduto? Io penso che nel suo caso, valga il gioco del contrario>> mi annota Carl, poi Tom con tono di rimprovero <<tu non ci sai proprio fare! Non lo sai che in amore come in guerra tutto è lecito?>>. Scatto davanti a lui, e fuori di me urlo <<di quale amore parli? Come riesci a credere che lei possa amarmi. Lei è andata via! Io la odio!>>. <<Sì! Sì, è come sostieni, l'abbiamo riconosciuto tutti il tuo odio verso di lei>> risponde ancora Tom con ironica accondiscendenza, poi azzittiti volgiamo tutti gli occhi al mio telefono che di notte squilla solo per un motivo: demoni. Prendendolo leggo il codice di riconoscimento che lampeggia a ogni squillo e portandolo all'orecchio dico <<Emily!>> <<No, sono Adriana. Emy ha un problema, devi venire da me>> <<che lo risolva da sola! Io ho chiuso con lei>> e riaggancio. Sicuramente è un suo piano per farmi sottomettere a lei e se crede che correrò con la coda tra le gambe se lo può scordare perché questo non succederà mai. Tom, mentre si avvia alla porta, mi dice, <<costaterò io, perché se è vero, intendo salvare la vita dei miei familiari dall'ira di Albert e Rose, ma se non lo è, mio caro fratello, mi divertirò con il suo corpo finché non le uscirà il mio sperma dalle orecchie>>. Qualcosa scatta dentro di me, che scatena la mia furia assassina, e afferrandolo lo scaravento sul tavolino di cristallo dicendogli <<devi passare prima sul mio cadavere>>. Carl, velocemente mi lancia la chiave della moto urlandomi <<vai>>, mentre trattiene Tom che si sta avventando su di me sfilandosi anche una lama di cristallo che gli ha trapassato il fianco. Faccio volare la moto sulla strada, pensando tutto il tempo: adesso tocca a te strega, fino a che non freno con una slittata davanti alla casa. Mi fiondo sulla porta che la sua socia tiene aperta, ma mi blocco trattenuto da quella forza invisibile che m'impedisce di oltrepassarla. Guardando l'umana, dritta negli occhi dico, <<fammi entrare!>> <<Prego vieni pure, ma che modi!>> e varcando la soglia le chiedo <<cosa le è successo?>> <<Te lo dirà lei stessa, è in camera>>. Sentendo dei singhiozzi, guardo in direzione del corridoio al piano terra e lo percorro a lunghi passi, poi spalanco la porta.

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