«Meriti un premio!»

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Gabriel entrò nell'ufficio di Charlie con un pacchetto che consegnò a Sam. «Siccome sei stato bravo in tribunale, ti sei meritato un premio! Volevo dartelo stasera, insieme a qualcos'altro» ammiccò «ma non resisto ad aspettare.»
Sam aprì il pacchetto, chiedendosi come mai, visto che non era ancora Natale, la carta fosse decorata con delle alci. «Ma ti sarà costato una fortuna!» esclamò, nel vedere un I-phone, ultima generazione.
«Non proprio» replicò Gabriel, guardando in alto. «E poi te lo dovevo.»
Sam notò che Charlie ridacchiava. «Che cosa avete combinato?» domandò loro.
«No» rispose la ragazza, «tu non vuoi veramente saperlo.»
«Un giorno o l'altro, vi caccerete nei guai» sbuffò Sam.
«Impossibile, dovrebbero trovare un'hacker più brava di me» si vantò Charlie.
Sam scosse la testa e si accorse che nel pacchetto c'era ancora qualcosa: era un portachiavi di metallo a forma di casetta stilizzata con un'auto nel box. Sia alla casa sia alla macchina era attaccata una chiave e si accorse che se schiacciava il comignolo, l'auto usciva dal garage.
«Adesso che sei diventato grande, mi sembra giusto che tu abbia sia le chiavi di casa, sia quelle della macchina» ridacchiò Gabriel, scompigliandogli i capelli.
Sam lo baciò, poi gli sussurrò nell'orecchio: «Stasera ti ringrazierò come si deve.»
«Non vedo l'ora» replicò l'avvocato.

Castiel non si riteneva uno stupido (aveva sempre avuto buoni voti a scuola e Gabriel aveva in lui la massima fiducia) tuttavia spesso faticava a comprendere le azioni delle altre persone.
Il primario Death (non era il suo vero nome ma gli altri infermieri lo chiamavano così, chissà poi perché...) gli aveva riferito che il dottor War aveva cominciato a bere perché aveva dei problemi familiari e che sarebbe entrato in un programma per disintossicarsi. L'aveva inoltre ammonito di non fare più a botte ma di trovare sistemi meno violenti se si fosse ripresentato un caso del genere.
Castiel sapeva che alcune persone, davanti alle difficoltà, preferivano ottenebrarsi i sensi con l'alcol o altre sostanze, quello che gli sfuggiva era il perché. Lo trovava un modo di agire così illogico! Le sue riflessioni lo portarono a pensare a Dean che si era ubriacato perché doveva sposare una ragazza che non amava. Questo non andava per niente bene: con il suo comportamento era un pericolo per sé e per gli altri visto che non si era neanche reso conto che non sarebbe stato assolutamente in grado di guidare.
L'infermiere sperò che quello fosse stato soltanto un episodio isolato e che Dean non avesse davvero intrapreso la strada dell'alcolismo. Inconsciamente, si toccò le labbra, chissà perché l'aveva baciato? Di solito un bacio denota una manifestazione di affetto profondo ma quando gliene aveva chiesto il motivo, a Dean era quasi venuta una crisi isterica. "Strano, strano davvero" pensò, scuotendo la testa.

Ciò che Castiel non poteva immaginare era che proprio in quel momento Dean stava pensando a lui.
Ormai il giovane non poteva più guardare un programma televisivo senza immaginare i commenti strampalati dell'infermiere che avrebbe fissato lo schermo con gli occhi sbarrati, la testa inclinata, le labbra socchiuse...
"Merda! Possibile che non riesca a togliermelo dalla testa? Non mi starò innamorando di lui, per caso? Che cosa direbbe papà se anch'io... No, no, no! Io amo Lisa, io amo Lisa, io amo Lisa..." Se lo ripeté per un po' di volte con la speranza che ciò sarebbe diventato reale. "Forse in quei dolci là, c'era davvero la kriptonite rosa."



«Tricky, mettila giù!» strillò Sam, qualche settimana dopo, precipitandosi a sottrarre la sua scarpa da tennis al cucciolo. Ma quando cercò di prendergliela, Tricky la tenne stretta fra i denti, giocosamente, scosse la testa e ringhiò.
«Posala!» ordinò Sam in tono brusco.
Invece di obbedire, Tricky scappò via.
Gabriel guardò Sam che rincorreva il cagnolino e si mise a ridere.
Finalmente riuscì a recuperare il maltolto. «Non so proprio come fare a farmi obbedire!» esclamò Sam esasperato. «Non si fanno queste cose!» e fissò il cucciolo con aria severa.
Tricky strisciò verso di lui, come se fosse pentito, e guaì straziato per la sua disapprovazione, ma un lampo malizioso gli brillava negli occhi.
«Credo che stia giocando con te, pasticcino» disse Gabriel.
Sam guardò Tricky e non seppe trattenere un sorriso; l'animale alzò la testa e cominciò a battere la coda a terra. «Penso che tu abbia ragione, ma proprio la mia scarpa?» disse Sam mentre guardava la calzatura sbrindellata. «Tanto vale che gliela lasci. Ormai l'ha già rovinata.» Lanciò la scarpa; il cane spiccò un balzo e l'afferrò a mezz'aria con un'espressione che sembrava quasi un ghigno soddisfatto.
«È il solo modo che ha per attirare la tua attenzione e costringerti a giocare con lui» disse Gabriel. «Quando eri alle elementari, non sottraevi qualcosa alle ragazzine che ti piacevano di più per costringerle a inseguirti?»
«No, non mi è mai venuto in mente di fare una cosa del genere... però ora che ci penso, lo faceva spesso Dean.»
«Visto? Per Tricky è lo stesso.» Gabriel si sedette in poltrona e chiamò il cucciolo che si precipitò scodinzolando sulle sue ginocchia. «Brutto cagnolino cattivo» gli disse, grattandolo ai lati del collo. «Comunque è positivo, non trovi?»
«Che cosa?» replicò Sam. «Che abbia fatto a brandelli la mia scarpa?»
«Oh no, non questo» ridacchiò Gabriel, «ma il fatto che abbia potuto farlo. Ti ricordi quando l'abbiamo portato a casa? Quasi non si reggeva in piedi e guardalo ora!» concluse con una nota d'orgoglio.
A Sam non piaceva ripensare a quel giorno, era vero che poi Gabriel si era fatto ampiamente perdonare ma era comunque una giornata da dimenticare e alla svelta! Si sedette sul bracciolo della poltrona e lo abbracciò. «Merito tuo e dei tuoi manicaretti, sei un cuoco favoloso!»
Gabriel se lo tirò in braccio, mentre Tricky schizzava via. «Siete voi due che m'ispirate.» e cominciò a baciarlo.


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