Prologue.

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I giorni si ripetevano all'infinito, ma le mie emozioni restavano sempre quelle. Avevo capito da un pezzo che liberarmene sarebbe stato troppo difficile, forse impossibile, per cui ci convivevo e le tenevo sulle mie spalle, portandomele ovunque andassi. L'unica ad esserne a conoscenza era Virginia, la mia migliore amica, eppure anche lei non sapeva più cosa farci. Ci eravamo arresi entrambi ancora da tempo. Lei insisteva che ne dovessi parlare, che esprimere a parole ciò che provavo era il miglior metodo per stare meglio. Io lo facevo come potevo, però non stavo affatto meglio. Anzi, avevo la fervida impressione che, parlandone, le emozioni si intensificassero. 

E se ero in quella condizione sfiancante era tutta colpa sua. Tutta colpa di Philip. Quel ragazzo che, da quando lo conoscevo, non era mai cambiato davvero. Era rimasto lui, dall'aria così indifesa e bisognosa di conforto, quando invece era l'opposto. Siccome lo conoscevo dalle scuole elementari, sapevo esattamente com'era. Conoscevo il suo carattere, il suo modo di fare, anche se non eravamo poi così tanto amici. Ci parlavamo, sì, ma sempre trattando di argomenti fin troppo superficiali, quando ciò che io desideravo era l'esatto contrario. Volevo che lui si fidasse di me, volevo che mi parlasse come io parlavo a Virginia, volevo che mi dicesse tutto quello che gli passava per la testa, volevo che ridesse alle mie battute come se lo facesse da anni, volevo che tra di noi ci fosse quella complicità che tutti invidiano. E forse volevo qualcos'altro, ma non era questo a tormentarmi.

Philip, però, non soddisfaceva affatto i miei voleri. Per lui restavo il caro e vecchio Luke, l'amico d'infanzia di cui ci si dimentica fin troppo facilmente e che resta solo una presenza scostante. Nonostante tutti i miei sforzi, nonostante tutti i miei tentativi di farlo interessare a me, lui restava impassibile. 

Prima della terza media, mi comportavo nello stesso modo. Avevo interesse solo per le ragazze, ovviamente più grandi. I tre quarti delle ragazze della scuola mi veniva dietro da quando avevo messo piede nell'edificio il primo giorno di prima media. Era tutto perfetto. Tutti mi desideravano, tutti mi volevano, tutti mi guardavano con occhi adoranti, tutti ammiravano i miei incredibili occhi azzurri e il mio fantastico ciuffo biondo. Il mio nome passava sulla bocca di tutti almeno una volta al giorno. Mi sentivo imbattibile, invincibile, potente. 

Poi, all'inizio della terza media, quando l'avevo rivisto dopo tre mesi, qualcosa dentro di me era emerso e aveva scombussolato tutto. Il mio interesse per le ragazze era scemato, non facevo più attenzione ad essere il migliore, il più bello, il più figo. La mia influenza angelica su tutta la scuola si era come interrotta di colpo. La mia mente si era improvvisamente concentrata solo su di lui, su Philip. Ogni cosa che faceva era fantastica, ogni sua parola era oro colato, ogni sua risata era perfetta. Quando ci parlavo, la lingua mi si accartocciava e le parole faticavano a prorompere dalle mie labbra. 

Virginia aveva già avanzato la proposta che mi fossi innamorato di lui, ma io rifiutavo di accetterlo, anche se in fondo sapevo che era perfettamente possibile. Certo, io ero io, ma niente di quello che avevo fatto fino a quel momento significava qualcosa. Avevo avuto decine di ragazze, eppure solo dopo tre anni mi ero reso conto che non era stato vero amore, che non poteva esserlo stato. Ma accettare di essere gay era qualcosa di troppo pesante per un ragazzino di quattordici anni come me. 

Avevo il morale a terra. Quando mi recavo a scuola, sapevo di andare incontro a delusioni che si sarebbero susseguite una dopo l'altra, lasciandomi stanco e frustrato. Speravo sempre in un cambiamento di qualche genere, ovviamente, ma sapevo che non serviva a niente, perché per Philip restavo anche troppo invisibile. Mi chiedevo quando sarebbe passato tutto. Se sarebbe passato. Da un lato, non vedevo l'ora di liberarmi di quelle emozioni non ricambiate. Dall'altro, quasi desideravo che restassero, perché sapevo che non mi sarebbe mai più successa una cosa simile e che quindi dovevo godermela finché potevo. Però, come me la sarei potuta godere, se per Philip ero solo Luke?

Fortunatamente, però, forse grazie ad un miracolo, forse per pura fortuna, forse perché il destino, lassù, si era impietosito di fronte alla mia pietosa situazione, la risposta alla mia domanda arrivò prima di quanto potessi mai immaginare, colpendomi con una potenza tale da togliermi il fiato.
Improvvisamente, una mattina, quando arrivai a scuola, rassegnato al mio solito destino, avvertii uno sguardo estraneo cadermi addosso. Mi voltai e, quando i miei occhi incrociarono i suoi, le sue labbra si distesero in un sorriso raggiante e sincero. Il mio cuore perse un battito.
Philip mi aveva sorriso.

NOTA DELLE AUTRICI

ZAO

Sì, molti di voi non mi conoscono, ma se vi dico che questa storia è in collaborazione con la fantastica scrittrice lumosetnox vi interesserà sicuro leggere questa storia. In ogni caso, è una storia basata su una ship che abbiamo creato insieme a scuola. Speriamo vi piaccia.

Al prossimo aggiornamento.

lumosetnox e boki_2003.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 06, 2017 ⏰

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