Chapter nineteen

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Alec's point of view:

Diceva la verità, le avevo chiesto di farlo, ma ero completamente accecato dalla rabbia, ed in più ero fatto.

Come aveva potuto farle del male?

Presi la macchina ed andai a tutta velocità verso l'ospedale più vicino alla scuola, ed una volta arrivato chiesi al centro informazioni se durante la giornata avessero assistito una ragazza di nome Eireen Hill.

La ragazza dietro al vetro del centro informazioni non era per niente gentile e simpatica, ma mi rispose di sì.
Le chiesi se inoltre mi potesse dire in quale stanza si trovasse dato che dovevo vedere come stesse a tutti i costi, sennò sarei impazzito.

Sentivo il suo dolore pulsarmi nelle vene; solo all'idea che stesse male, stavo male anch'io.
E sapere che la causa ero proprio io, mi faceva sentire uno schifo.

≪ Lei è un familiare o un tutore? ≫

≪ Sono un suo familiare ≫

≪ Mi dia un documento allora ≫

≪ Okay, non sono esattamente un suo familiare ≫ dissi roteando gli occhi al cielo, serrando con forza la mascella.

≪ Allora mi dispiace, ma non può vederla ≫

Presi una banconota di venti sterline e la feci passare per la fessura sotto il vetro, ≪ ora? posso vederla? ≫ dissi facendo un sorriso sbilenco.

≪ ehm, magari con uno sprint in più...≫ disse lei pensierosa.

Gli misi un'altra banconota da venti sperando bastasse, e mi diede il numero della camera di Eireen.
"Finalmente", pensai fra me e me.
Stanza 206, secondo piano, in fondo a sinistra.

Stavo mettendo una mano sulla maniglia quando qualcuno mi bloccò il polso.
Guardai chi fosse, pronto a dire che potevo entrare perché ero un familiare, quando per mia sfortuna mi ritrovai quel ragazzo che faceva da bodyguard ad Eireen.
Alzai gli occhi al cielo, ≪ ancora tu? Non ti basta fare il bodyguard ad Eireen? Ora vuoi fare il bodyguard anche alle porte? ≫

≪ ha ha ha, molto divertente, cosa ci fai qui? ≫

≪ Vengo a vedere come sta, mi pare ovvio ≫

≪Oh sì, questa sì che è divertente; non te ne frega niente di lei, levati dai piedi≫ disse impassibile

≪ E che ne sai? Levati tu dai piedi che non è proprio giornata ≫

≪ Che ne so? Ehm, fammi pensare un attimo ... oh sì, ecco.
Se tu tenessi ad una persona non la prenderesti in giro, non la insulteresti, non la derideresti davanti a tutti, e sicuramente non le diresti che dovrebbe morire perché sapresti che con lei morirebbe anche buona parte di te ≫

Lo guardai con indifferenza e superiorità sapendo che buona parte di me era già morta quando morì sua madre e quello che era rimasto non era un granché quindi non avevo nulla da perdere, ≪ lasciami il polso e fatti gli affari tuoi, non farmelo ripetere una seconda volta ≫ dissi togliendogli io stesso la sua presa e spingendolo su una sedia libera.

Entrai nella stanza di Eireen, ed il fiato mi mancò.
Era così bella, anche ricoperta di lividi.

Presi una sedia e mi sedetti vicino a lei, le presi la mano fredda come lei, tra le mie calde.

Le girai il braccio, vidi le innumerevoli cicatrici, e non riuscii più a trattenermi, d'un tratto scoppiai a piangere.
Sapevo che per buona parte, quelle cicatrici erano lì a causa mia, e sempre per causa mia era lì.
A causa dei miei insulti, delle mie battute, dei miei disprezzi,
di tutti i miei sbagli.

Fragili come petali di rugiadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora