CAPITOLO 45

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Pov's Alyssa
Ricontrollo per l'ultima volta di aver preso tutto. Le valigie sono già fuori, è tutto pronto per la partenza. Mi sembra di essere arrivata solo ieri e invece sono già passati sei giorni.
《Andiamo?》chiede Flavio.
《Sì, andiamo》.
Partiamo alla volta di Latina, dove passeremo tre giorni.
I genitori di Flavio hanno insistito tanto perchè facessimo tappa anche lì, ed è giusto. Non deve essere facile avere i tuoi figli lontano.
Fortunatamente, questa volta, il viaggio è molto più breve e in poco più di due ore arriviamo a destinazione.
《Che hai?》mi chiede Flavio.
《Nulla, sono solo un po' nervosa》gli rispondo.
《Tranquilla amore》mi sorride lui.
《L'ultima volta non è andata proprio bene, spero solo che i tuoi abbiano capito che ti amo davvero》.
《Certo che lo hanno capito》.
Il suo sorriso riesce come sempre a calmarmi.
Scopro presto che aveva ragione. I suoi genitori mi hanno accolta con più calore e sembrano guardarmi con occhi diversi. Non so cosa Flavio abbia detto loro ma sicuramente ha contribuito a questo cambiamento.
《Sarete stanchi》dice sua madre.
《No mamma, il viaggio è stato breve e tranquillo, per strada non abbiamo incontrato traffico》
《Ne sono felice. Dai, entriamo in casa》.
Una volta dentro, io e Flavio, andiamo a sistemare le nostre cose nella sua stanza.
《Sembra sia andata bene, no?》dice.
《Già. Devo dedurre che sia merito tuo》.
《In realtà no, io non ho fatto nulla》
《Devo crederti?》gli chiedo.
《Sì Aly. Loro sanno che mi rendi felice e sanno altrettanto bene che se non fossi sincera questa felicità non riusciresti a darmela》mi sorride.
《È bello sentirti dire che ti rendo felice》gli dico, avvolgendogli le braccia al collo.
Lui mi bacia e quando sta per staccarsi lo attiro di nuovo a me.
《Io voglio un altro bacio》gli dico.
Sorride e riprende a baciarmi, mi stringe a se. Le sue mani tra i miei capelli.
《Se continuiamo così, i baci saranno solo l'inizio》dice.
《Tua madre sta già preparando la cena》
《E noi dobbiamo ancora fare una doccia. Faremo tardi》
Ma nonostante la consapevolezza di avere poco tempo a nostra disposizione non riusciamo a stare lontani.
《Se la facciamo insieme finiamo prima》gli dico sorridendo.
Ripenso a quando sette mesi prima, in questa stessa casa, era stato lui a farmi questa proposta.
《Ho un dejavu》ride.
Mi prende in braccio e gli avvolgo le gambe alla vita.
《Però questa volta c'è un finale diverso》.

Diciamo che le cose non sono andate come avevamo previsto e quando siamo scesi per la cena tutto era già pronto da circa dieci minuti.
《Non dovevate essere veloci?》ci dice sua madre.
《Ci dispiace, dopo saremo noi a mettere tutto in ordine》le dico.
《Ma come?! Io volevo uscire!》si lamenta Flavio.
《Significa che uscirete dopo》aggiunge suo padre.
La cena si consuma tra i racconti dei giorni che abbiamo passato a casa mia, tra le domande dei signori Ferro che con molta delicatezza cercano di capire meglio chi sono, e il muso lungo di Flavio che questa sera voleva solo divertirsi e sicuramente ripulire la cucina non rientrava tra i suoi piani.
Quando restiamo soli sbotta:《Potevi evitare di proporci per ripulire tutto》
《Sarebbe stato scortese uscire senza aiutare e poi li abbiamo fatti aspettare, glielo dovevamo》rispondo.
《Non gli dovevamo niente》dice, ancora imbronciato.
《So che non vedi l'ora di andare in giro per la tua città, e se collabori finiremo prima. Ah, giusto per precisare, se hai intenzione di tenermi il muso per tutta la sera preferisco restare qui》.
Lui per tutta risposta inizia ad asciugare con uno strofinaccio i piatti che ho appena lavato.

Quando il mattino dopo mi sveglio, anche se sono ancora intontita, mi rendo conto che c'è qualcosa che non va. Mi alzo a sedere e guardo Flavio. Il suo respiro non è regolare ed è madito di sudore.
《Flavio》lo chiamo, ma lui non si sveglia.
Gli poggio una mano sulla fronte ed è bollente, deve avere la febbre molto alta.
Fregandomene di essere ancora in pigiama, vado a cercare sua madre che appena mi vede dice:《Buongiorno cara》.
《Flavio sta male, penso abbia la febbre alta》le dico, senza nemmeno rispondere al suo buongiorno.
Insieme andiamo nella sua stanza e lo troviamo sveglio.
《Come ti senti?》gli chiedo.
《La testa sta per scoppiarmi》risponde, e capisco che non sta esagerando, la sua sofferenza è evidente.
《Prova a mandare giù qualcosa così posso darti un antidolorifico per il mal di testa, però di medicinali per far scendere la febbre non ne ho più. Bisogna andare in farmacia》.
《Posso andare io》mi offro.

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