La chiamata

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<<Centrale ad alfa1...>>

<<Alfa1, avanti centrale.>>

<<Vi trovate in prossimità di S. Giorio?>>

<<Si centrale, siamo fermi in via Olivettani>>

<<Alfa1, portatevi in via Ravenna 12, segnalazione di un cittadino di schiamazzi.>>

<<Ricevuto centrale, poi smontiamo.>>

"Speravo avessimo finito, ho un sonno..." Alessandra di fianco a Roberto osservava la strada senza interesse, la mattina stava arrivando ed era quasi la fine del loro turno. Per fortuna, le chiamate per schiamazzi  in genere non erano  troppo impegnative: di solito si trattava si  qualche gruppetto di ragazzi in uscita dalla discoteca fumati o ancora alticci . 

"Certo che... chiamare per schiamazzi alle sei del mattino... La gente non vuol proprio alzarsi eh?" Roberto si rivolse ad Alessandra cercando di risvegliare il suo interesse. Era dalla sera prima che la vedeva distante e ora provava a coinvolgerla nella conversazione. Probabilmente doveva avere dei problemi con il suo uomo. Questi era un dirigente della polizia sposato da troppi anni che probabilmente le aveva fatto delle promesse e che sicuramente non le stava mantenendo. Roberto, a questo proposito, aveva ascoltato   qualche pettegolezzo  e, sebbene non lo volesse ammettere, era curioso.  Lei però non gli aveva mai permesso di entrare troppo in confidenza e, alla fine dei conti, i giri di patuglia in sua compagnia finivano per essere  molto noiosi e per non soddisfare la sua indiscreta curiosità. 

"Eccoci arrivati..." disse Alessandra, "Hei ma perchè ci sono già dei colleghi?" continuò vedendo che un'altra auto era già sul posto. Prese la radio per chiamare la centrale, sperando di poter saltare l'intervento e smontare subito  il turno: <<Centrale, qui Alfa1.  Alfa3 è già sul posto. Cosa dobbiamo fare?>> 

<<Intervenite in aiuto di Alfa3. C'è una situazione problematica.>> Fu la risposta lapidare dalla centrale radio.

"Ehi ma che succede?" Roberto uscì di corsa verso la pantera parcheggiata. "Ragazzi che succede, chi è questo?". Un ragazzo insanguinato stava brancolando urlando e menando dei colpi a vuoto. "Cosa è successo? Ci avevano chiamato per schiamazzi... Come si è ridotto così?"  Roberto interrogava i due colleghi che apparivano scombussolati e in disordine come se fossero stati coinvolti in una collutazione. "Questo stronzo ci ha aggredito, lo abbiamo fermato per un controllo e mi ha mollato un pugno in faccia!" Roberto guardò meglio il collega, aveva il labbro gonfio e un leggero rivolo di sangue lungo il mento. "Dobbiamo chiamare il 118...è meglio...mi semra gli serva un sedativo no?" Esordì Roberto, "No diavolo, prima lo immobilizziamo, quelli non riescono a far niente se riprende a menare..." Mentre il collega parlava, il secondo agente di Alfa3 colpì il retro del ginocchio sinistro del ragazzo che barcollò e cadde a terra. Alessandra aveva chiuso la comunicazione con la centrale e si era avvicinata con malavoglia alla scena e, visto il ragazzo a terra, si era chinata per vederlo in viso. Questo in uno scatto inaspettato allungò una mano insanguinata per afferarla. Alessandra si ritirò istintivamente e scivolò. Di istinto allontanò la mano del ragazzo con un calcio. Questi reagì, slanciandosi su di lei che si trovava a terra come lui. La reazione dei tre agenti fu impulsiva e diretta. Si avventarono sul ragazzo colpendolo con il manganello e con i calci. Continuarono per circa cinque minuti. 

Alle sei e trenta una gazzella dei Carabinieri parchèggiò a pochi metri dal ragazzo che ora giaceva a terra in una pozza di sangue. "Ragazzi, che è successo?" Chiese il Carabiniere avvicinandosi a Roberto. "Non lo so, lo abbiamo immobilizzato..." Il Carabiniere si avvicinò al ragazzo: "Ma respira questo?" chiese con aria preoccupata. "Che ne so, è mezzo morto..." Rispose un agente di Alfa3. Il Carabiniere tornò in auto e prese la radio per chiamare il 118. Alle sette  e cinque del mattino, il medico legale, giunto sul posto, dichiarò la morte del ragazzo. Roberto si portò su un aiuola e vomitò.


La parola del padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora