12. Unexpected party guest

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Il trillo della campanella risuonò nella Miami West High School e, per gli studenti stanchi e stremati dalla giornata scolastica, fu come sentire le trombe che annunciavano la vittoria dell'esercito e la conquista ufficiale di un avamposto.

Fra questi, vi era Lauren Jauregui.

La ragazza era in procinto di uscire dai cancelli dell'edificio, facendosi strada a mo' di slalom in mezzo alla calca di studenti impazienti di scappare dalla grossa prigione che comunemente chiamiamo scuola.

Transitando dal parcheggio vide Margot Robbie, la sua insegnante di storia, intenta ad aprire la portiera della propria auto per sistemarmi dentro la sua borsa e la valigetta che portava sempre con sé.
Quasi automaticamente, Lauren rallentò il passo fino a fermarsi, ma non si avvicinò.

Si appoggiò al muretto di cinta del cortile, dove abitualmente alcuni studenti si dilettavano a trascorrere l'intervallo fumando.
Non Lauren. Lei non era una di quelle ragazze che per ostentare la propria intelligenza o intraprendenza - o qualunque cosa potesse essere quel moto improvviso e immotivato che ci spinge a compiere determinati gesti - si lasciava influenzare dalle cattive compagnie.

Degli amici che frequentava, nessuno di loro fumava.
Ciò non toglie che non avesse avuto l'occasione per farlo.
A tempo debito le era stato proposto di provare, e lei aveva accettato, come una qualunque sedicenne in preda alla curiosità e con tanta voglia di scoprire cose nuove.
Aveva fatto un paio di tiri, poi l'aveva restituita al proprietario, Sean, un ragazzo del Senior Year con cui ogni tanto si trovava a parlare.
È che a lei il gusto del tabacco sulla lingua proprio non piaceva.

Inutile dire che la sua curiosità nel provare a fumare era scemata nel tempo come la frequenza con cui lei e Sean discutevano per i corridoi del liceo.
Sean non poteva essere considerato suo amico, era solo una conoscenza.
E quando si diplomó, nessuno dei due si impegnò a mantenere i contatti.

Perciò quando Lauren si sedette su quel muretto, non tirò fuori alcuna sigaretta, ma rimase ferma ad aspettare che l'afflusso di studenti diminuisse fino a ridursi a zero.
Nel frattempo, teneva d'occhio Margot, che fortunatamente doveva ancora terminare di sistemare l'auto, ed era sempre e comunque l'ultima a lasciare la scuola, questo Lauren lo sapeva bene ormai.

Quando si assicuró che la via fosse libera, e che non avrebbe attirato l'attenzione di nessuno facendo ciò, Lauren balzò giù dal muretto e si diresse verso l'auto dell'insegnante.

«Margot» la chiamò, e quella, che aveva la testa infilata in macchina per sistemare i sedili, sussultó, quasi sbattendo il capo contro il tettuccio interno del veicolo.

Quando la bionda riemerse, aveva il panico scritto negli occhi.
Lauren si risentì a quella vista.

«Hey, ascolta, volevo parlarti un attimo» iniziò titubante la ragazza dai capelli corvini.
Margot si guardó intorno con fare intimorito, un gesto che irritò Lauren.
Cosa credeva, che fosse stupida e non si fosse assicurata di poter procedere sicura prima di avvicinarsi?

«Dimmi» rispose quindi.
Lauren fece un respiro profondo prima di parlare.
«È un po' che io e tu, insomma... Stiamo insieme... E mi chiedevo se ci fosse stato un motivo in particolare che ti avesse fatta allontanare da me»

Le parole uscirono confuse, e molto meno convincenti di quanto Lauren avesse pianificato nella propria testa.

Margot la guardó attonita, poi si passò una mano fra i capelli.
«Non c'è nessun motivo, Lauren... Sono solo stata più impegnata, mi dispiace di non aver dedicato del tempo a noi due, ma come vedi le giornate sono piene di colloqui e riunioni, quindi...»
Lasciò in sospeso la frase, e parlando non incrociò neanche una volta lo sguardo di Lauren, che sapeva perfettamente che ciò poteva voler dire solo una cosa: mentiva.

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