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Quando lei intravide l'ombra scura puntare dritto verso di se, colpendo senza dubbio anche Keyn, qualcosa la fece reagire. Si sentì invadere da un disperato senso di impotenza che sfociò immediatamente in una furente determinazione. La paura era solo un'infezione, doveva respingerla insieme a quell'energia maligna.

Percepì dentro di se una situazione di sovraccarico. Senza accorgersene si elevò sopra la sabbia.

Quando lui, vide Evelyn galleggiare almeno mezzo metro sopra la morbida superficie, ogni briciolo di ragionevolezza fu smantellata. Si formò, in quel surreale momento, un bagliore. Brillava di un potere sommerso. Ad un tratto, tutto diventò luminoso ad un livello accecante. Realizzò, che quella luce proveniva dal suo corpo, irradiandosi, tutt'intorno, come un'aura. Non riuscì più a toglierle gli occhi di dosso. Per quanto percepisse il suo stato di malessere, non poté far a meno di rimanere accecato dalla sua bellezza disumana.

I fasci di luce sfrecciavano verso la nube ombrosa che emanava quell'essere.

Per un istante, un'ondata di sensazioni distruttive minacciò di sopraffarla, ma si costrinse a sopportarle. Quando incontrò gli occhi disperati e allo stesso tempo furibondi di Keyn, si concertò sulla propria energia. Faceva male ma era un male necessario. L'idea di perdere l'amore era stata più forte della morte.

Trovò la forza negli enormi e ipnotici occhi di lava, che fremevano per la loro vendetta.

Inarcò il torace, strinse i pugni, chiuse gli occhi e racchiuse le ultime forze, espandendo il suo scudo energetico contro quello dell'essere.

Si sentì trascinarsi in avanti, quasi lacerarsi e percepì la forza proiettarsi fuori dal suo corpo. Tutto il suo corpo fremeva a contatto con tutta quell'energia repressa.

La bocca le si aprì in un urlo senza voce. Un grido lamentoso, funereo si disperse mentre una luce innaturale abbagliò l'aria.

Finì come era iniziata, senza preavviso. Poco, dopo i sussurri crudeli della paura si placarono. Finalmente udì i suoni della sua solitudine.

Si lasciò cadere a terra, sulle ginocchia, esausta. Era provata nel corpo e nella mente.

Prima che la pioggia di luce si spegnesse, lui si sentì libero di muoversi. Tutta la sua energia repressa aveva aumentato la sua massa muscolare almeno il doppio del normale ed era pronto ad esplodere. Ma quando percepì l'annullamento di ogni presenza oscura, tentò di acquistare il controllo. Non perse tempo, le corse incontro. Si inginocchiò accanto a lei e la intrappolò nel più dolce e disperato abbraccio mai esistito.

Rimase così inebriato dal suo incantevole aroma, che per poco non gli fece dimenticare tutto il resto.

Nella durata di quell'abbraccio pensò. Per dei minuti che parvero interminabili, aveva scoperto un lato nuovo della sofferenza. Non solo quella di lei ma anche la sua. Si, perché nel momento stesso che percepì che lei stava soffrendo, la stessa sofferenza si riprodusse in lui. Si domandò se, inspiegabilmente, si potesse provare lo stesso malessere. Forse era solo il dolore dettato dall'amore del prossimo. Da quando riusciva a provare così tanto per qualcuno?

Ricordò quel momento. Voleva gridare, disfarsi di quell'essere con le sue stesse mani, sgretolare ogni centimetro del suo miserabile corpo. Dannazione! Vedere la sua espressione dolorante l'aveva fatto annaspare nel più lacerante tormento, soffocando nel suo stesso dolore. Se fosse bruciato tra le fiamme dell'inferno gli avrebbe fatto meno male.

Adesso lei mostrava altri segni di sofferenza, il suo sguardo vagava nel vuoto. Lo shock era sicuramente vivo in lei. Il ricordo dei suoi occhi pieni di iniziale terrore gli fecero sorgere una nuova scarica di preoccupazione, chi o cosa aveva generato tutta quell'energia? Era forse magia oscura?

Rifletté di quanto fosse stata forte a lottare contro quell'energia maligna. Era stata aggraziata ma letale. Non era per niente fragile come pensava. La sua forza e il suo coraggio l'aveva sconvolto. Come poteva essere in grado di domare quell'energia? Da dove usciva la sua? Ha incanalato la sua energia depredandola alla forza delle maree? Tutto ciò non aveva senso perché quella forza e quella grinta era destinata solo all'Alleati del fuoco.

Qualunque fosse il motivo, in quel momento era fiero di lei.

Il suo sorriso fragile gli fece battere il cuore.

Le sue labbra apparivano morbide e rigonfie. Desiderava così tanto baciarla, mostragli tutto il suo affetto. La prospettiva era più allettante di quanto sarebbe stato lecito. Così il buonsenso ebbe la meglio, perché quello non era il momento. Sarebbe apparso come un gesto sfrontato mirato allo sfruttamento della situazione.

Dopo svariati secondi Evelyn riaprì gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre. Lui era a pochi centimetri dal suo volto. I suoi occhi erano ancora percorsi da ombre rosse, dovute alla sua rabbia repressa. Mostravano un affetto quasi morboso. Rimase a fissarlo in silenzio, ipnotizzata dal suo sguardo adorante. Si domandò più volte se quello sguardo fosse rivolto veramente a lei. Guardava me, con quegli occhi pieni di emozione?

Era sfinita, nella sua esistenza non aveva mai vissuto così tanti cambiamenti interiori e provato emozioni così forti.

Era determinata ad arginare in un angolo sconfinato della sua mente ogni minuto vissuto a contatto quell'essere, ma una severa coscienza la rapì dal desiderio di inibire ogni ricordo. Non poté fare a meno di non pensare che quell'attacco era indubbiamente rivolto a lei, meditò a lungo sulla possibile causa scatenante e sulle ripercussioni che avrebbe avuto la vicenda nella sua vita. In ogni caso i dubbi assunsero le fattezze di suo nonno.

Stava ancora vorticando nell'agonia dei ricordi dell'episodio quando però, in modo curioso, notò che era stata in grado di abbattere l'energia di quell'essere. Neanche lei dava un senso alla sua forza. Non poté far a meno di fluttuare in un mare di appagamento.

Era orgogliosa di come aveva reagito il suo corpo a quell'aggressione. Quella era stata la prova tangibile della portata sconfinata del suo dono.

Il potere che custodiva era certamente qualcosa con cui aveva a che fare da molto tempo, il sospetto che c'era molto di più da sapere, stava diventando l'unica sicurezza che aveva.

<< Tranquilla, è tutto finito! >> Le sussurrò dolcemente all'orecchio, mentre disegnava con il palmo destro, dei cerchi lungo la schiena per tranquillizzarla.

Il suo corpo era scosso da leggeri tremiti e le palpebre si facevano sempre più pesanti.

<< Come stai? >>

Non era una domanda fuori luogo, considerato quello che aveva appena passato tuttavia la innervosiva perché le faceva arroventare in uno spiacevole senso di impotenza.

Trovò l'ultimo filo di coraggio e intercettò il suo sguardo. Ci fu un brivido di consapevolezza nel memento in cui suoi occhi si posarono in quelli di lui. Le passarono difronte molte emozioni ma quella che la colpì di più era la sensazione che lui sembrava sapesse che c'erano cose che era meglio che restassero nell'ombra, in quel momento.

In quegli attimi non riuscì da darsi nessuna spiegazione, figuriamoci confrontarsi con lui. Riuscì a sussurrargli solo << Portami via...Portami via da qui! >>

A quella richiesta, così debole e disperata, acconsentì subito.

Prima di sprofondare in un limbo che la rendeva vulnerabile alle volontà altrui, le apparsero in lontananza come in un sogno, delle ninfe danzanti avvolte in tuniche di seta bianche, ma bene presto la luce diminuì d'intensità restituendo il potere alle ombre.

Lui con un gesto agile e una potenza fluida, la sollevò da terra, prendendola tra le braccia. La cullò, con il viso di lei adagiato al suo petto, per almeno un chilometro.

Sapeva benissimo dove portarla. Quel posto, seppur umile, l'avrebbe adorato.

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