Una volta che Samuel fece ritorno a casa aprì lentamente la porta d'ingresso e senza neanche accendere la luce si diresse spedito verso il divano che lo attendeva al centro di quella stanza più buia e più vuota del solito, poi, vi si lasciò cadere di peso sopra.
Frugò tra i cuscini dietro al capo, scelse quello più morbido e vi ci poggiò la testa, dopodiché, con la mano destra, lentamente, si tirò giù la cerniera del giubbino e con quella sinistra si sfilò via il cappello liberando finalmente i suoi neri capelli ribelli.
Diresse, infine, il suo sguardo verso il giardino e con meraviglia notò che fuori da quelle mura aveva ricominciato a nevicare ancora più incessantemente rispetto a qualche ora prima.
Inarcò la schiena dandosi una spinta per alzarsi e, quando finalmente fu in piedi, si diresse verso i vetri, ormai, quasi totalmente bianchi di quella finestra così generosa da permettergli di osservare, da lontano, quel paesaggio così calmo e silenzioso che si apriva davanti ai suoi occhi.
Fuori da lì tutto era quieto ormai: non si udivano più i clacson intermittenti delle auto che sfrecciavano per le strade della città, le melodie delle canzoni tipicamente natalizie che fino a qualche minuto prima avevano echeggiato per il centro e persino il vociare vago dei passanti era quasi del tutto sparito.
Davanti a lui c'erano solo le finestre illuminate delle abitazioni adiacenti alla sua.Samuel alzò gli occhi verso il balcone della casa dell'amico di sempre, Max, e da quella prospettiva riuscì ad intravedere, al di là delle tende della sua cucina, delle sagome che si muovevano da una parte all'altra della stanza.
Abbassò di nuovo lo sguardo verso le stradine bianche che circondavano la villa e soffermò ancora la sua attenzione sulle numerosissime lucine colorate, poste al di sopra degli alberi, ormai quasi tutti bianchi, situati lato via; il loro bagliore si rifletteva nel buio del suo salone illuminato solo dal chiarore del fuoco del camino.
Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente il profumo di pigne e vischio che, di colpo, si espase per l'intera casa.
Gli pareva essere, d'un tratto, all'interno di una casetta colorata di rosso e di verde al centro di una sfera di vetro che se mossa si riempie di palline bianche che si spostano da una parte all'altra dell'area.
Improvvisamente quel silenzio inverosimile fu interrotto dalle risa dei suoi e da quelle di Sana che, sonore, provenivano dalla stanza accanto.
Così si disincantò e decise di raggiungerli in cucina.
Leccornie di ogni tipo erano posizionate al centro della tavola addobbata a festa.
Il vociare sereno dei commensali veniva intervallato dal suono in sottofondo della TV e dalla melodia che proveniva dell'albero di natale situato al centro della stanza.Salutò i presenti e prese il suo posto a tavola.
Diresse dapprima il suo sguardo verso la nonna di Sana che gli sedeva di fianco e notò che la signora Adelaide, anche quel giorno, sprizzava energia da tutti i pori.
Raggiante e pimpante come sempre.
Fedele ai suoi vistosi occhiali bianchi ed al suo sorriso contagioso e sincero.
Voltò, poi, lo sguardo verso i suoi: Felicia rideva spesso tra una portata e l'altra ed anche se il suo volto era palesemente stanco, il suo sorriso era estremamente sereno e soddisfatto.
Il padre poi, Tommaso, la osservava divertito e spesso, quando lei non lo guardava, si faceva scappare uno sguardo strano, uno sguardo che chi non è innamorato a stento può carpire e comprendere, uno sguardo pieno di ammirazione e fierezza.E seppure Samuel, dell'amore ne sapesse ancora ben poco, comunque aveva una certa esperienza con il padre e da quello sguardo che aveva, Samuel, percepiva tutta la contentezza che Tommaso provava nell'averla al suo fianco, quel giorno, quell'anno e per la vita che aveva scelto così ardentemente di vivere.
Tra una parola e l'altra le ore passarono in fretta.
Samuel, in quel contesto, iniziava a sentirsi sempre più al proprio posto.
Quasi come se in quella casa e con quelle persone intorno avesse, finalmente, trovato il posto giusto per lui nel mondo.
Quando l'orologio segnò mezzanotte Sana gli pose il suo regalo.
《Questo è per te!》esclamò entusiasta mentre tra le mani stringeva un tablet di ultimissima generazione ricoperto da un enorme fiocco verde e bianco posto al di sopra del suo schermo.
《Dentro ho costretto Max a scaricare quel gioco che ti piace tanto!》gli sorrise.
《Cavoli, Sana.》esclamò esterrefatto mentre si girava e rigirava tra le mani quell' aggeggio così inaspettato ed all'un tempo così diverso dal regalo che invece lui aveva fatto a lei.
Così le passò con aria incerta quel pacchetto minuscolo che, in quel momento, al confronto con quello che aveva tra le mani, gli pareva essere estremamente insignificante ed anche infinitamente imbarazzante.
Avrebbe tanto voluto nasconderlo lì da qualche parte così da evitare di darglielo.
Avrebbe voluto buttarlo nel camino o giù dalla finestra purché si volatilizzasse all'istante.
《Questo invece, è per te... scusa!》si portò imbarazzato il braccio dietro al capo ed abbozzò un timido sorriso.
In quel momento gli cadde una ciocca di capelli davanti agli occhi e con un movimento lento se li risistemò all'istante.
Sana puntò i suoi occhi in quelli di lui e dal suo sguardo basso ed incerto carpì l'estremo imbarazzo che l'amico-coinquilino-fratellastro stava momentaneamente e, per lei, inspiegabilmente provando a camuffare con movimenti goffi e nervosi.
Nulla le pareva normale in quella scena: il suo tono di voce, i suoi occhi, persino il modo in cui la guardava, in quel momento, le sembrava estremamente artefatto ed innaturale.
Si disincantò distogliendo lo sguardo da lui e lo rivolse verso il piccolo pacchetto a poise bianchi e rossi che aveva tra le mani.
《Grazie!》esclamò, felice, non appena vide il portachiavi di cristallo all'interno della scatoletta ormai spacchettata del tutto.
《Impazzisco per le stelle!》gli sussurrò alzandosi sulle punte e portandosi verso il suo viso.
Poi gli gettò le braccia al collo e premette, involontariamente, il suo corpo contro quello di lui.
Samuel ebbe un sussulto non appena la sentì così vicina a sè, socchiuse gli occhi ed inspirò forte il profumo dolce di lei.
Poggiò il suo mento sull'angolo tra il suo collo e la sua spalla e cercò di rimanere quanto più immobile possibile conscio del fatto che in quella posizione ogni suo minimo movimento avrebbe potuto rivelarsi assai compromettente.
Pochi centimetri lo separavono dalle sue labbra e questa era la ragione per cui doveva costringersi a rimanere quanto più fermo possibile dentro il suo abbraccio.
Respirò ancora una volta il suo profumo e cercò di distrarsi pensando ad altro: ricordò che nella camera di lei, quella stessa mattina, aveva notato molte cose che richiamavano le stelle che lei tanto asseriva di adorare: proprio come il profumo che portava addosso in quel momento -lo stesso del loro primo bacio- o anche il ciondolo.
Quel ciondolo che continuava a piacergli tanto.
Pochi istanti dopo lei si allontanò da lui tornando alla sua posizione iniziale mentre Samuel rimase, in silenzio, nel punto esatto dov'era poco prima.
Cos'era accaduto?
Perchè sentiva quelle emozioni così forti mentre l'aveva a pochi centimetri da lui?
E soprattutto, quando gli sarebbe passata quella benedetta cotta per lei?
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Ti Voglio Bene Veramente.
Teen FictionQuesta storia parla di Rossana e Samuel, due ragazzi diversi ma allo stesso tempo tanto simili. Lei solare ed estroversa, lui introverso e chiuso. Lei studiosa e creativa, lui costantemente con la testa fra le nuvole. Sono due mondi diversi...