Capitolo 1

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Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò gli esseri che aveva plasmato. All'uomo venne dato il nome di Adamo, la donna Lilith; essi giacevano insieme e ne traevano assai piacere. Ma un giorno ella disse «Non starò sotto di te», ed egli disse «E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra». Lilith si infuriò e pronunciò il nome segreto di Dio, due grandi ali le spuntarono dalla schiena e lasciò il giardino in Eden. Si fermò sulla spiaggia di Yam Suf e lì si accoppiò giorno e notte con i demoni della terra, generando mille figli demoniaci. In Eden Dio si rivolse ad Adamo: «Non è bene che l'uomo sia solo»; l'uomo pregò Dio di far tornare la sua compagna, allora Dio inviò tre angeli, Senoy, Sansenoy e Semangelof dalla donna. Lilith si rifiutò di tornare e nella notte i tre angeli uccisero tutti i suoi figli. Il mattino quando vide la sua stirpe estinta, si diresse in Eden e vide che l'uomo aveva una nuova compagna. Dio aveva fatto scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una nuova donna e la condusse all'uomo. Adamo fu soddisfatto di una compagna sottomessa. Lilith lo vide e desiderò vendetta; nella notte scese in Eden e parlò con il serpente, la più astuta delle bestie create da Dio. Con il suo aiuto si travestì da nuova donna e andò da Adamo, lui non la riconobbe e giacquero insieme. Poi Lilith andò via con il ventre pieno di seme maledetto. Il serpente ingannò la nuova donna e lei e l'uomo furono maledetti da Dio, costretti a lasciare il giardino in Eden e condannati alla mortalità. Lilith generò un uomo maledetto, costretto a cibarsi di altri uomini e fece un patto con gli angeli del Signore Dio; ella disse: «Io non ucciderò la stirpe di Adamo se voi non ucciderete la mia discendenza». Essi acconsentirono ed ella fu libera.

Martedì 19 gennaio, ore 9:21. L'orologio della banca era uno di quelli digitali, sfondo nero e scritte in arancio, squadrato, senza personalità, come tutti lì dentro. Ero in attesa alla cassa e mi ero incantata su quei due punti lampeggianti tra il 9 e il 2, i secondi passavano e la mia mente viaggiava più veloce di loro. "Chissà se le connessioni neuronali sono più veloci della luce?" A volte mi ponevo queste domande che arrivavano da non si sa quale scomparto della mia mente, ma il più delle volte non trovavano risposta, visto che appena tornata alla vita reale me ne dimenticavo. Un'altra mattina noiosa e senza novità. Mi sentivo scontata e senza prospettive, piatta, prevedibile come il 2 che sarebbe arrivato dopo l'1 su quel dannatissimo orologio. Lo stavo odiando, lì in alto a sovrastare tutti, detentore del potere più agognato da tutti: il tempo. Avevo sempre utilizzato male il mio tempo, troppe ore passate su internet, ritardi voluti e non, procrastinazioni continue, ma adesso, dopo aver passato da un po' i 25 anni mi chiedevo come avessi fatto ad arrivarci senza aver concluso nulla di buono o importante. Era un po' come se mi fossi addormentata a 16 anni e risvegliata in una casa di riposo. Mia madre diceva che ero troppo tragica, che avevo ancora tanto da vivere e che non dovevo lamentarmi visto che non avevo ancora 30 anni, aggiunse anche che pensando così, di certo alla sua età sarei stata un cadavere ambulante. La prospettiva di diventare uno zombie non era affatto male, risorgere dal mondo dei morti, avere un fisico asciutto da far invidia agli angeli di victoria's secret e inoltre avere a disposizione tutto il cibo che si vuole, cibo che poi si tramuterebbe in amici!

Se mi avesse sentito mio padre avrebbe sbuffato e scuotendo la testa mi avrebbe lanciato una delle sue solite occhiate di disapprovazione; "Queste cose non esistono!" avrebbe sentenziato, e tutto ciò che non esiste per lui è irrilevante e di nessuna importanza. Solo le cose concrete meritavano la sua attenzione. Ma io ho sempre creduto che ci fosse qualcosa di più della semplice realtà visibile, qualcosa di potente e nascosto. A queste cose ci credeva anche Austin. Mi veniva in mente sempre nei momenti meno opportuni, mi maledicevo ogni volta per queste pugnalate che mi dava la mia memoria. Scossi la testa e tornai a fissare l'orologio. Le 9:22, il mio sguardo era fisso su quell'orario, pensai a quanto fosse effimera e inutile la vita umana in confronto all'infinità del tempo e a quanto fosse stupido stare lì fermi in fila piuttosto che fare qualcosa di davvero significativo, qualcosa che riuscisse a farti sentire vivo e perfettamente calato nel contesto, cosa a me sempre estranea visto che tendevo ad estraniarmi ad ogni occasione favorevole. Venni scossa dai miei pensieri dalle parole di una donna che allarmata stava raccontando ad un altro signore in fila di un incidente avvenuto la scorsa notte allo Shadows, locale molto in voga qui in città.

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