CAPITOLO UNICO

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Il freddo fa da protagonista in un brutta notte d'inverno e per riscaldarmi accendo un bellissimo e rilassante fuoco, in grado di sollevarmi il morale. Il forte vento smuove la miriade di alberi all'esterno della mia casa, riempiendo il silenzio assordante che fino a poco tempo fa regnava sovrano. Ammetto che tutto ciò crea un'atmosfera cupa, silenziosa, dove un semplice rumore potrebbe far venire la pelle d'oca anche ai più coraggiosi. 
La mia casa si trova in mezzo a un bosco, in alta collina tra fitte foreste, dove, nella stagione della caccia, spesso si sentono spari in lontananza  e boati echeggianti.
Devo ringraziare mio padre che, nel corso della sua vita, ha fatto di tutto per assicurare un tetto sulla mia testa e su quella di mio fratello Alessandro, deceduto disgraziatamente due anni fa a causa di un incidente stradale: da quel giorno, niente è più come prima. La sua mancanza fa ancora parte della mia vita ed è per questo che tengo una sua foto vicina al comodino, così da tenerlo sempre con me e comunicargli nel momento del bisogno. Non giudicatemi, ma quando si è soli, parlare con qualcuno d'importante è determinante per non impazzire. 

Mentre penso a tutto questo, sono seduto su una comoda sedia a dondolo con il mio gatto Furia accovacciato sulle gambe, che dorme beato e spensierato. Almeno lui, penso.
E' nero sulla schiena , bianco sulla pancia e nella parte bassa delle zampe. Gli voglio molto bene, sia perché mi tiene compagnia, ma anche perché mi ricorda molto i miei tempi d'infanzia, sapete, non sono anzianissimo, ho circa ventisei anni. Non sia mai che gli dovesse succedere qualcosa..

All'improvviso, un rumore insolito proviene dalla cantina, facendomi ritrovare al buio nel giro di pochi secondi, non riuscendo più a riconoscere casa mia. Sposto delicatamente Furia e mi dirigo verso il sotterraneo. Il mio amico a quattro zampe si è svegliato, ma in men che non si dica è tornato ai suoi sogni.
Dalla tasca prendo il cellulare per farmi luce con la torcia, il cui bagliore assomiglia a un faro in mezzo a un mare notturno. Non uno qualsiasi, ma con delle acque agitate, con onde alte e vortici pericolosi.
Percorro il corridoio e di conseguenza le scale, giungendo al contatore dopo aver oltrepassato una porta. Un rumore sordo risuona nell'ombra. Mi volto e vedo l'ingresso del sotterraneo misteriosamente chiuso. Chi o che cosa l'ha fatto? Il mio cuore batte a una velocità a cui noi umani non siamo abituati. Noto la piccola finestra nella parta alta della stanza aperta. Chi è stato a chiudere la porta? Possibile che sia stata la corrente d'aria proveniente dalla finestra? Premo il pulsante per riattivare la luce, ma nulla di fatto. Lo premo di nuovo, ma ottengo lo stesso risultato. Affranto, torno in cucina dicendomi che vista la numerosa presenza di topi, essi potrebbero aver rosicchiato qualche filo della corrente e che l'indomani mattina avrei chiamato il tecnico. Non sarebbe la prima volta, anche poche settimane dopo il mio trasloco successe la stessa cosa e fui costretti a mettere delle trappole. Non sono una persona cattiva. Li ho liberati non lontano da casa. 
Devo passare la notte al buio?? Il solo pensiero mi mette ansia.

All'improvviso qualcosa attira la mia attenzione: sul pavimento scorgo tracce di sangue, rosse come un cuore umano. Cosa diavolo sta succedendo? Le seguo con cautela, guardandomi intorno come il fascio luminoso di un faro, attento a non perdermi neanche un singolo dettaglio.
L'orologio a cucù sta segnando mezzanotte in punto: l'orario perfetto per far saltare le luce, penso.

Dopo diversi passi giungo alla porta di casa e noto che essa è aperta. Esco in giardino e subito vengo accolto da una folata di vento fredda come il ghiaccio. La luna è alta nel cielo e illumina lievemente la foresta intorno a me, rendendo gli alberi delle semplici, ma anche spaventose, ombre nere.

Le tracce di sangue finiscono su una grossa quercia. Punto la torcia verso di essa e una scena raccapricciante si para davanti ai miei occhi. Uno spettacolo a cui probabilmente nessun essere umano ha mai assistito, nè nella realtà, né nei suoi peggiori incubi. 
Il piccolo corpicino di Furia penzola da un ramo tramite una corda. Gocce di sangue percorrono ancora il suo corpo, come macchine rosse su una strada scura.
Spaventato a morte torno in casa, chiudo la porta e ricevo una notifica.
Beep.

Batteria al 15%.
Questa è l'ultima occasione per tentare di chiamare la polizia, un po' come l'ultima chance nei videogiochi quando ti rimane una sola vita. 
Lentamente, compongo il numero delle emergenze.
1..1..., ma qualcosa mi colpisce alle spalle, stordendomi. Vedo una luce bianca...

Beep.

No, non adesso.

Beep. Beep. 

Ma cosa??

Il rumore della sveglia mi riporta alla realtà. Il mio gatto Furia sta ancora dormendo vicino a me. Sono le sette meno un quarto. E' ora di alzarsi e di tornare al lavoro.

"L'ho proprio scampata per poco" dico mentre spengo la fastidiosa suoneria, non prima di aver baciato Furia, che ricambia con una leccata sulla guancia. 

"Giovanni, menomale che era un sogno" dico tra me, mentre scendo dal letto ancora preoccupato e spaventato dal sogno appena interrotto. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 31 ⏰

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