Capitolo #1

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Uscire da casa al mattino non è semplice per nessuno, ma pensare di non doverci tornare fino a sera porta a una sorta di malinconia dell'animo. Contemporaneamente ti senti libera, senti le possibilità del giorno che aspettano solo te. Ecco, mi sentivo così nei giorni in cui lavoravo al ristorante. Quale ristorante? Quello per persone che odiano le persone. Un luogo di lavoro piuttosto strano per una diciassettenne, eppure avevo bisogno di un lavoretto e quello era il part-time che faceva al caso mio. Quel pomeriggio dopo le lezioni sarei andata a lavorare come la maggior parte dei giorni settimanali, più il weekend.

Quel mattino mia madre probabilmente dormiva, come quasi ogni giorno dopo essermi preparata per la scuola, avevo preparato la colazione per me e lasciato in caldo quella per mia madre, avevo preso la bicicletta e stavo correndo incontro a tutte quelle possibilità che il giorno voleva offrirmi.

La bicicletta l'avevo comprata con i miei soldi, le uscite con le amiche erano a carico mio e qualsiasi altro genere di capriccio. Non che mia madre non lavorasse, ma il nostro tenore di vita non era al massimo e io dovevo fare la mia parte.

Prima ad arrivare e ultima ad andare via, come sempre trovai il parcheggio per le bici libero e mi accaparrai quello che più mi piaceva. A me la mattina è sempre piaciuta, avrei preferito andare in giro mentre tutti dormivano e tornare a casa quando il resto del mondo si svegliava.Non che io odiassi le persone, anzi mi disturbava non conoscere il viso delle persone che servivo, ma amavo la calma piatta delle prime ore del giorno.

Seduta sui gradini dell'ingresso decisi di mettermi a leggere per ingannare l'attesa,dopo circa dieci minuti di lettura indisturbata notai che non ero l'unica ad avere avuto la brillante idea di venire presto al mattino.Un ragazzo infatti aveva appena varcato la soglia del cancello della scuola, lo trovai piuttosto curioso e tornai a leggere sperando che non fosse un tipo particolarmente molesto da interrompere la mia lettura.

Non avevo da preoccuparmi del tipo solitario e taciturno, ma della massa di ragazzi che cominciava ad accalcarsi vicino al cancello tra cui c'era la mia amica Noriko che si sbracciava per salutarmi da lontano. Impossibile non voler bene a una persona come lei, simpatica, energica e intelligente poteva prendere la giornata peggiore del mondo e trasformarla in qualcosa di bello. Era una vera artista, suonava sia il pianoforte che il violino senza contare che componeva da sola i suoi pezzi migliori e aveva migliaia di visualizzazioni da tutto il mondo. Il suo futuro era chiaro, non c'erano dubbi su che strada avrebbe scelto alla fine del nostro anno, il mio era un poco meno chiaro. O meglio, sapevo già che avrei dovuto passare la maggior parte della mia vita in questa città, ma ancora non riuscivo a darmi pace.

Abbracciai forte Noriko tentando di assorbire il più possibile la sua forza e ci avviammo verso la nostra classe, la 3^C dell'istituto Teitan.

Di solito ero la prima ad arrivare, tranne il primo giorno di scuola in cui feci ritardo così mi toccò il primo banco al centro davanti la cattedra, dopo essere stata nominata capoclasse insieme al mio compagno Nagachika Kotaro,la mia reputazione da secchiona era stata ufficialmente consolidata.

Seduti in   l'arrivo del professore, iniziai a tirar fuori tutto l'occorrente per la lezione quando la mano di Noriko mi picchiettò la spalla.

< Ehi Asuna, alla fine Nagachika ti ha chiesto di uscire ieri sera? > mi disse con un tono divertito e io avvampai dall'imbarazzo.

< Ma che cosa stai dicendo?! > le sussurrai facendo segno di abbassare la voce.

< So per certo che ieri sera siete stati a scuola fino a tardi > il tono di voce non aveva alcuna intenzione di cambiare.

< Certo Noriko, per pulire la classe come qualsiasi altro bravo capoclasse > sospirai <non ti fare strane idee per favore > era più una supplica che una constatazione.

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