40. Si ritorna a casa

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Chiara's pov
Aprì lentamente gli occhi e mi guardai intorno. Ero nella mia stanza d'albergo, ma come ci ero finita qui? Non mi ricordavo di esserci venuta.
La luce era flebile ed entrava dalla finestra semi coperta da due pesanti tende verde petrolio. La porta era chiusa e il silenzio era rotto solo dal respiro calmo di Andrea che stava dormendo sul letto di Alexis.
«Andrea che sta dormendo sul letto di Alexis?» mormorai «Perché è lì?».
Avevo un immenso vuoto di memoria.
Guardai il ragazzo sdraiato a pancia in su sul letto. Sembrava molto stanco; un braccio era disteso lungo il fianco, l'altro, invece, era appoggiato sulla fronte e la manica della felpa copriva parzialmente i suoi occhi chiusi.
Perché è qui? Mi chiesi.
«E perché non... non ho gli stessi vestiti di ieri?» mormorai a bassa voce osservando la maglia che indossavo.
Oddio, no. Non... no. Non possiamo averlo fatto davvero. No, c'è sicuramente un'altra spiegazione.
Perché non mi ricordavo nulla?!
Mi alzai di scatto e mi colpì una dolorosa fitta al fianco sinistro. Gemetti di dolore e mi sdragliai nuovamente sul letto.
Vidi Andrea aprire di scatto gli occhi e catapultarsi verso il mio letto. Inciampò in qualche modo e volò a terra, fortunatamente riuscì ad appoggiarsi al mio letto invece di spiaccicarsi completamente sul pavimento.
«Stai bene?» gli chiesi nel mentre che lui mi chiedeva la stessa cosa.
Ci mettemmo a ridere.
«Si, sto bene» rispose lui «Anche se potrei essermi distrutto un ginocchio».
Ridacchiai.
«Tu, invece? Stai bene? Ti fa ancora male?» mi chiese apprensivo.
Scossi la testa «No, mi sono solo mossa troppo velocemente».
Si sedette cautamente vicino a me sul letto. «Sicura?» mi chiese guardandomi negli occhi e avvicinando il suo viso al mio.
Annuì. «Sembri stanco» constatai.
«È stata una notte un po' movimentata, ieri».
Perché tutto ciò che diceva mi sembrava un doppio senso?
«Ehm... già...» mormorai distogliendo lo sguardo.
«Che c'è? Tutto bene?».
Annuì.
«Sicura? Sembri strana».
«No, no, tutto ok».
«Ti sei pentita di quello che hai fatto ieri?».
Cosa ho fatto ieri?!
«N... no. P... perché dovrei pentirmene?».
Andrea alzò le spalle «Io al tuo posto me ne pentirei, viste le conseguenze».
Quali conseguenze?
«No, ok, ora devo chiedertelo» dissi.
«Cosa?».
«Perché non ho gli stessi vestiti che avevo ieri?».
«Perché te li ho cambiati io. Gli altri erano sporchi di sangue».
«Di sangue?».
«Sì, ne è uscito così tanto da quella ferita».
Di fronte a quelle parole mi ricordai tutto; di Peter, di Charlotte, del coltello, del taglio e anche di Andrea che mi riportava all'hotel. Era stato veramente bravo, o forse stupido, a seguire ogni mio ordine e portarmi in albergo senza chiamare un'ambulanza.
«Dov'è il coltello che ti avevo chiesto di prendere?» chiesi.
«Lo ha preso Carlisle. Ha detto che voleva vedere se c'era qualche strana sostanza che aveva alterato la tua guarigione accelerata».
«Carlisle?».
«È venuto qui. Ci hai pure parlato al telefono».
Annuii iniziando a ricordare qualche particolare in più. Il puzzle della mia memoria si stava riassemblando pezzo dopo pezzo.
«E... i miei vestiti?».
«Li ho lavati insieme alla coperta e a tutto ciò che si era sporcato».
Annuii e poi mi bloccai, imbarazzata. «Aspetta...» mormorai «Mi hai tolto tu i vestiti...» dissi a bassa voce mangiandomi le parole.
Andrea fece un sorrisetto malizioso «E anche se fosse?».
Arrossii e mi coprì il viso con le coperte.
Lo sentii ridere ed alzarsi dal letto. «Stai tranquilla» mi disse «Non ho guardato nulla».
Arrossii ancora di più ma mi tolsi le coperte dalla faccia. Vidi Andrea che tornava dal bagno tenendo in mano i miei vestiti.
«Il termosifone asciuga abbastanza velocemente» constatò e poggiò i vestiti sulla mia valigia nera.
Provai a sedermi ma sentì una leggera fitta al fianco.
«No, no, stai sdraiata» mi disse Andrea «Carlisle mi ha detto che la ferita sarà perfettamente guarita e chiusa verso le dieci; quindi tra due ore».
Annuii «Ok, ok».
«Comunque...» disse attirando la mia attenzione «Stai bene solo in mutande e reggiseno».
Arrossii e gli tirai addosso il cuscino.
Andrea rise divertito e si avvicinò a me.
«Mi stai odiando in questo momento, vero?».
«Perché dovrei?» chiesi.
«Per come ti sto facendo imbarazzare».
«Probabile. Molto probabile».
Ridacchiò e mi baciò delicatamente.
Sentii dei passi e mi allontanai interrompendo il bacio.
«Che c'è?» mi chiese.
«Sta arrivando qualcuno».
Lui sorrise e si alzò «Ok, ho recepito il messaggio».
Andrea si sedette su letto di Alexis proprio quando la porta si stava aprendo.
Entrò la professoressa di ginnastica.
«Oh, sei sveglia, bene» mi disse la donna con voce dolce e si avvicinò al mio letto «Come stai?».
«Meglio, grazie» risposi.
«Credo che sia meglio se rimane qui, almeno per questa mattina» intervenne Andrea.
«Sì, lo credo anch'io» disse la professoressa.
«Ok» risposi «Va bene».
«Rimango con te, tranquilla» mi disse Andrea beccandosi un'occhiataccia da parte della professoressa.
«Prof, che ho detto?» chiese il ragazzo sentendosi accusato.
«Ok, ok, state pure qui» disse dopo un attimo di riflessione «Ma, mi raccomando: fate i bravi, non fate cose e strane e, soprattutto, non fate casino».
Entrambi annuimmo e dopo pochi minuti la professoressa uscì dalla stanza.

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora