He's the Devil-

Capitolo 6

"Dove diavolo eri finita? Tu no-"

Mi allontano con uno scatto dal microfono del telefono, aspetto che il timpano smetta di pulsare e con cautela accosto di nuovo la testa al telefono

"-i ho messo ore"

Sbuffo.

"Sì sì, scusa okay?"

"Non mi stai ascoltando, Katie! Fai sempre così, sempre ed io-"

"Ho detto scusa, El, mi sono scusata. Sono andata a correre e ho perso la cognizione del tempo"

Mi sbatte il telefono in faccia. Spesso mia sorella fa emergere una parte del suo carattere che non mi piace affatto e , come in questo caso, appare acida ed egoista anche a me, che la conosco ancora meglio dei nostri genitori, sempre troppo assenti per accorgersi di eventuali problemi che El poteva avere.

Con passo spedito torno al nostro piccolo appartamento, il vento si è alzato, ed incomincio ad avere anche voglia di farmi una doccia calda. Dopo la doccia parlerò con El di quello che è successo oggi è le chiederò se ha voglia di accompagnarmi a conoscere questi ragazzi che sembrano tanto interessati alla mia versione della storia. Anche El era lì dopotutto, la sia versione potrebbe anche fare comodo. Oppure voglio solo che si trovi degli amici.

Mentre fantastico sulla mia doccia ed elaboro un piano per scusarmi in modo creativo con mia sorella, uno strombazzare di clacson mi fa fare un balzo.

Una bellissima macchina nera si è fermata a due centimetri da me. Rilascio l'aria che si era fermata nei miei polmoni, e fisso il cavallino fissato al cofano nero.

Sento una portiera che sbatte, ma sono ancora in trance per cui mi limito a registrare il suono e non reagisco prontamente.

"Ehi, tesoro, stai bene?"

Il guidatore mi si avvicina e io mi scosto. Ma che hanno tutti? Sembro una calamita per i guai da quando sono arrivata qui. Il ragazzo è decisamente bello, e sembra che voglia farlo notare a tutti i costi. Si passa una mano tra i capelli dorati e si sistema la giacca, come volesse che la osservassi per bene. Al polso ha un Rolex che varrà quanto il nostro appartamento.

"Sì, sto bene. Comunque ero sulle strisce"

Lui sembra sorpreso, ma si riprende subito.

"Sì certo, sai, sono abituato ad andare forte con questa macchina...é colpa mia tesoro. Vuoi fare un giro?"

Declino l'invito e corro letteralmente a casa. Non mi interessa se il ragazzo ci è rimasto male, non avrà difficoltà a cercare qualcun altra con cui fare un giro in macchina o altrove. Ho una sorella da placare.

Quando spalanco la porta, Eloise è già lì , appollaiata su una sedia, con un muso lungo da fare invidia alla persona più capricciosa del pianeta.

"Dove cazzo eri"

Inspiro. Espiro.

"A correre, El. Non fare..."

"Non fare cosa? NON SAPEVO DOVE FOSSI!"

"El calmati, sono qui. Mi dispia-"

"PENSAVO MI AVESSI LASCIATA SOLA"

"Oh, dio" borbotto mentre la prendo tra le braccia

"Non lo farei mai El. E lo sai. Che è successo oggi?"

"Niente, non provare a fare la mamma. Non è successo niente."

Mi sfilo la giacca sottile, la appendo all'attaccapanni e mi sciolgo i capelli per poi ricominciare a parlare

"La mamma non le faceva queste cose. Le ho sempre fatte io. Abbiamo cambiato paese ma non per questo dobbiamo cambiare le nostre abitudini El..."

Metto a scaldare dell'acqua per un tè e torno a sedermi accanto a lei, che continua a rimanersene zitta.

"El, mi vuoi dire che è successo?"

"Mi hai lasciata sola, ecco cosa"

"El, non lo farei mai di proposito lo sai benissimo. Sono solo successe... delle cose"

"Non credere che non me ne sia accorta" dice sottovoce, con aria mesta

"Oddio, El, di che parli?"

L'acqua borbotta ma non ho intenzione di andare a spegnerla finché mia sorella non mi avrà spiegato cos'ha

"Tu non ci volevi venire qui"

"No El-"

Mi blocca " Lo so Katie, si vede benissimo. Hai provato a nasconderlo, ma l'ho capito da come tenti di addolcire tutto. Tu a Londra con me non ci volevi proprio venire. Dovresti tornartene a casa"