40. Adam

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Osservare è il miglior modo per imparare oltre a essere il più affascinante. Per quattro giorni ebbi la possibilità di vedere da vicino le abitudini e i modi di vivere di una comunità di licantropi impegnata a organizzarsi per fronteggiare i loro più grandi nemici, i cacciatori. Imparai a riconoscere le dinamiche all'interno di quel nostro branco improvvisato, a intuire chi era più scettico e chi credeva con tutto se stesso in ciò che stavamo facendo, a capire come i lupi mannari mostravano rispetto senza abbassare lo sguardo con fare impaurito.
Mi picchiettai il tappo della penna sulle labbra, sovrappensiero. Davanti a me, almeno una ventina di lupi chiacchierava, discuteva e rideva sorseggiando caffè e cioccolata calda per far fronte all'umidità che quel pomeriggio piovoso si era portato dietro. Riempivano il Luna di Carta con le loro voci così diverse tra loro, erano un incontro di differenze e punti in comune chiassoso ma unito.
Occupavo un tavolo in un angolo, proprio accanto a una riproduzione molto fedele di un quadro di Monet. Srotolata sul legno c'era una mappa di Seattle su cui stavo segnando le zone in cui si concentravano i licantropi. Era un lavoro noioso e di precisione, ma mi teneva la mente occupata abbastanza da non farmi pensare che l'ultimatum di Colin sarebbe scaduto tra due giorni.
Dawn Johnson, la comproprietaria del locale, si avvicinò al mio tavolo con il suo passo sicuro ed elegante. Posò davanti a me una tazza fumante che sprigionava un delizioso odore di cioccolata e zucchero caramellato. Sollevai lo sguardo su di lei, che mi rivolse un sorriso gentile.
«Che ne dici di una pausa?» propose studiandomi con quei suoi occhi scuri eppure allo stesso tempo pieni di luce.
«Non credo di avere tempo» ammisi mordicchiandomi il labbro.
«Non puoi avere il tempo, nessuno lo possiede» replicò lei ravviandosi i ricci castani. «Puoi sfruttarlo, perderlo, investirlo, ma non possederlo. E poi, un po' di cioccolata non ha mai ucciso nessuno.»
«Ah, mi erano mancate le tue perle filosofiche, D» commentò Sean avvicinandosi a noi, un angolo della bocca sollevato, le mani affondate nelle tasche della giacca da aviatore. Le punte dei suoi capelli erano arricciate dall'umidità della pioggia; lui ci passò le dita fermandosi all'altro capo del tavolo.
Dawn inarcò un sopracciglio. «Il nostro Alfa è arrivato, benvenuto. Qualche novità?»
«Non ancora, ma ci siamo quasi» rispose lui, criptico come sempre.
«Bene, fammi sapere allora» fece lei annuendo.
Nell'allontanarsi, gli sfiorò il braccio in un gesto che racchiudeva un certo affetto, come quello che una sorella maggiore potrebbe provare per un fratello, l'affetto per qualcuno a cui tieni ma che non è così facile da amare. Sean rimase a guardarla muoversi con grazia tra gli altri tavoli, un sorriso cortese che le incurvava le labbra ogni volta che si rivolgeva a un cliente.
Poi l'Alfa sospirò e spostò la sua attenzione su di me. E sulla tazza che mi aveva portato Dawn. «La bevi?» domandò indicandola con un cenno del mento.
La spinsi verso di lui. «È tutta tua. Comunque, di cosa stavate parlando? Novità su cosa?»
Sean prese la sua cioccolata e si sedette sulla sedia accanto alla mia, gli occhi che scandagliavano il locale. Assomigliava a un leone che controlla il proprio regno, fiero e impassibile. «Ho deciso di andare domani dai cacciatori» rivelò accigliandosi appena. «Non voglio far credere a Colin che abbiamo paura, se non aspettiamo l'ultimo minuto sarà costretto ad ascoltarci, non potrà accusarci di essere in ritardo.»
Mi rigirai la penna tra le dita. «Sì, me ne avevi parlato. Però sembrava che Dawn si riferisse ad altro.»
«Sai che alcuni lupi del branco verranno con noi, no? Per sicurezza. Lei ha insistito per esserci.» Scrollò le spalle prendendo un sorso di cioccolata. «Tutto qui. Voleva i dettagli sull'ora e il luogo.»
Abbassai lo sguardo sulla mappa per fuggire un possibile contatto visivo. «Okay. E come funzionerà quest'incontro? Cosa diremo a Colin?»
Sean tamburellò sul lato della tazza con fare distratto. «Gli diremo che adesso c'è un intero branco pronto a reagire. Credo sia abbastanza sveglio da capire che non può fare niente contro cinquanta lupi.»
Rimasi in silenzio mentre nella mia mente si susseguivano gli scenari più disastrosi. Mancava pochissimo alla realizzazione del nostro piano, eravamo a un passo dal cacciare Colin e il suo gruppo da Seattle, eppure tutto quello a cui riuscivo a pensare era che eravamo anche a un passo dall'esporci e rivelare il nostro unico asso nella manica.
«Andrà bene» disse Sean guardandomi. «La superiorità numerica non è il nostro unico vantaggio: ho una strategia molto solida.»
«Posso chiederti una cosa?» domandai ricambiando il suo sguardo. Io stesso sentii l'urgenza nella mia voce.
Lui annuì un'unica volta, l'espressione controllata, le iridi attraversate da un lampo.
Trassi un respiro profondo, per poi espirare piano. «Qualunque cosa succeda domani, qualunque sia la prossima mossa di Colin... promettimi che la proteggerai. Per favore.»
«Proteggerò tutti voi» mormorò Sean e la determinazione nella sua voce era puro acciaio. «Ho già perso un branco, non succederà di nuovo. Scarlett sarà salva, così come lo saranno tutti. È una promessa.»
Mi aggrappai alle sue parole ripetendole dentro di me nel tentativo di calmare il battito affannato del mio cuore. Sean era sopravvissuto a una caccia spietata lungo tutto il confine tra gli Stati Uniti e il Canada, era astuto e previdente, conosceva sia i cacciatori che i licantropi, non avrebbe mai fatto una mossa tanto azzardata se non fosse stato sicuro di saperla gestire.
E questa volta non era solo, aveva un interno branco a guardargli le spalle.

Under a Paper Moon (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora