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Mercoledì sera, dopo cena, Kendall se ne va. Elizabeth scoppia in un pianto disperato, e io riesco a trattenere le lacrime, sapendo che tornerà durante le vacanze di pasqua.
Giovedì è il giorno del nostro rientro a scuola, e anche il giorno della partita, perciò, con il permesso del dirigente scolastico, il coach della squadra di football fa saltare le lezioni ai ragazzi che oggi pomeriggio entreranno in campo per giocare la partita.
Comincia con un allenamento soft, poi però fa fare a tutti dei giri di riscaldamento che sembrano non finire mai. Sarò anche veloce, ma ho pochissima resistenza.
Successivamente passa a farci fare delle andature, poi i piegamenti, e un paio di tiri lunghi e passaggi corti.
Ci lascia andare via giusto in tempo per il pranzo, tutti sporchi di terra e sudati, entriamo negli spogliatoi e ci infiliamo, senza neanche lavarci, le giacche della squadra. La mia ovviamente è enorme, perché quest'anno non le hanno potute fare di una tagli più piccola.
"Credi di andare in pantaloncini a mangiare?" Mi chiede Cole.
"Senti, non voglio sporcare i pantaloni puliti. Non sono neanche tanto corti!"
Lui sbuffa. "Quando andrai al college ti farò avere delle guardie del corpo." Mi mette un braccio intorno alle spalle e scoppiamo a ridere.
"Ho la netta sensazione che oggi pomeriggio stracceremo i nostri avversari." Larry si affianca a noi.
"Questo è poco ma sicuro." Sorride Cole
Entriamo in mensa cantando l'inno della scuola, inventato da tutte le squadre sportive, e tutti gli occhi si puntano su di noi. Scoppiamo a ridere sotto gli sguardi di tutti, andiamo a prendere i vassoio e raggiungiamo il resto della squadra di football che oggi pomeriggio rimarrà in panchina.
"Ehi, Sophie! Ho sentito che tu e Kendall state di nuovo insieme." Mi volto verso il tavolo di fianco al nostro, dove tutti gli occhi mi fissano.
"Già." Sorrido maliziosa.
"Michelle, nonostante Ken non stia più in questa scuola, non se lo dimentica, e credo che ora voglia sterminarti." Commenta una ragazza.
"Si, lo so. Ci provasse soltanto." Faccio l'occhiolino e mi giro addentando una patatina.
Gli allenamenti del pomeriggio sembrano essere ancora più duri di quelli della mattina, e un ragazzo si ritrova persino a vomitare il pranzo.
Verso le tre il coach decide di lasciarci in pace, ma non ci fa ritornare a casa. La partita inizierà alle cinque, e dice che dobbiamo rimanere negli spogliatoio, o comunque, nella scuola.
Io, Larry e Marvin raggiungiamo la palestra delle cheerleader, dove si stanno allenando.
Appena entriamo Meredith fa una capriola in aria e due ragazze la riprendono al volo, mettendola a terra.
Io applaudisco. "Wow!" Esclamo.
Lei sorride, e si avvicina insieme a Lee. "Ehi, come va?"
"Siamo tutti esausti." Risponde Marvin.
"Non ti sforzare troppo, non voglio che stasera tu sia stanco morto." Ridacchia Mer.
Stasera loro hanno un appuntamento, e sono più che certa che Marvin chiederà a Mer di mettersi insieme. Si sono baciati tre o quattro volte, dopo i loro appuntamenti, e è arrivato il momento che si mettano insieme!
Alla partita facciamo una strage, e per festeggiare la nostra vittoria noi della squadra andiamo a prendere qualcosa al nostro solito bar. Marvin però scappa, per andare da Meredith.
Il coach offre a tutti i frullati, e per una buona mezzora parliamo della partita di stasera, di ciò che dovremmo migliorare e di ciò che invece dovremmo mantenere o evitare di fare.
La sera a cena Meredith mi manda continuamente messaggi e mi aggiorna su come sta andando l'appuntamento.
"Sophie, non mangi?"
"Ehm, no, Holly, non ho molta fame." Allontano il piatto pieno di pure di patate.
"Oh, d'accordo." Si alza e prende i piatti vuoti per metterli nel lavandino.
Per tutta la serata l'ho vista leggermente nervosa, e Daniel è stato zitto tutto il tempo. Oddio, non è che sia un uomo di tante parole, però è stato più taciturno del solito.
Forse qualcosa non sta andando bene tra loro, e hanno litigato. Qualsiasi cosa, non voglio chiederglielo, sarebbe troppo imbarazzante.
A fine serata me ne vado in camera mia. Cole e Mark vanno in discoteca e Steven esce. Roger rimane con me a farmi compagnia.
"Dunque, hai deciso cosa scegliere il prossimo anno?"
"No. Non lo so. Oddio, mi piacerebbe tanto insegnare, come quand'ero piccola, oppure letteratura. Mi piace scrivere."
"E la tua abilità per il disegno? Potresti andare all'accademia d'arte di New York. Non sarebbe fantastico?"
"Si, certo, ma... non lo so! Non so se voglio fare l'artista. Disegnare è solo un hobby, che ormai ho abbandonato da tempo..."
"Peccato. Sei davvero brava. Lo sei sempre stata."
Mi stringo nelle spalle e lui sospira. "E dove vorresti andare?"
"Mmh. Sono più propensa ad iscrivermi alla UCLA, a dire la verità."
"E allora fallo! Insomma, mancherai a tutti quanti, ma tornerai sempre per le vacanze."
"Si." Annuisco.
"Ti aiuto a fare domanda, se vuoi."
"Non so se mi prenderanno però per una borsa di studio. La mia media non è altissima. E non voglio far spendere un occhio della testa a Holly e Daniel."
"Fidati, Sophie, mamma e papà hanno molti più soldi di quanto credi." Ride.
"Lo vedo da dove viviamo." Mi unisco a lui.
"Si, gli affari per papà vanno benissimo al suo studio. Potrebbe far studiare venti ragazzi al college contemporaneamente."
Scoppio a ridere ancora di più.
"Quindi, non preoccuparti dei soldi."
Annuisco. "Posso sempre tentare di prenderla, quella borsa di studio."
"Si, certo."
"Allora prepariamo la mia domanda?" Inarco un sopracciglio.
"Molto volentieri." Sorride lui e si avvicina a me mentre prendo il computer.
Discutiamo per un'ora su come scriverla, e quando è pronta, la invio, titubante.
Roger mi prende in braccio ed io lancio un urlo felice.
"Speriamo rispondano presto." Dico.
"Non ci conterei molto. Fossi in te farei domanda per altri college, per quante persone si iscriveranno alla UCLA, ci metteranno un po' di tempo a rispondere a tutte."
"Si... però ci penserò domani, ora sono troppo stanca." Mi butto sul letto, sperando che capisca che voglio solo addormentarmi in pace.
"Allora ti lascio. Buonanotte." Mi bacia sulla fronte.
"Notte." Lo saluto prima che richiuda la porta alle sue spalle.
Prendo il telefono, per sentire Meredith.
"Sophie!" grida tutta agitata.
"Si?" Sorrido.
"Stiamo insieme!" Squittisce.
Scoppio a ridere. "Lo sapevo!"
"Ora devo andare, mia madre si sta agitando dicendo che devo ancora finire tutti i compiti... dammi la forza di non ucciderla... ti racconto tutti i dettagli domani!"
"Si, ciao bella." E riaggancio.
Appena la chiamata termina, il telefono vibra. È un messaggio.

Sono leggermente cambiate le regole, ci hanno permesso di usare i telefoni per quindici minuti la sera. Sono Kendall, piccola mia.

Il mio cuore perde di un battito.

Oh mio Dio, davvero?

Già! Che fai di bello?

Sto a casa.

Oggi com'è andata?

Abbiamo vinto la partita! Ci siamo allenati tutta la mattina, e dopo abbiamo festeggiato al bar, c'era tutta la squadra. E a te?

Abbastanza bene. Spero per loro che nessuno della squadra ci abbia provato con te ora che non ci sono.

Ridacchio un pochino mentre leggo il messaggio.

Stai tranquillo! Amo solo te.

Mi manchi.

Anche tu.

Non vedo l'ora di rivederti, di già.

Anche io.

Ora devo andare, salutami tutti, e fai buona notte, amore mio.

Buona notte.

Quando spengo il telefono apro la finestra, e mi metto augurare il cielo. Purtroppo non sembra esserci nessuna stella in cielo, tra gli alti palazzi del centro. Prendo il ciondolo per vedere le coordinate, e cerco il punto in cui dovrebbe essere la mia stella. La trovo. È un minuscolo puntino blu che brilla, e che mi fa ricordare lo sguardo di Kendall. Sospiro, richiudo la finestra, e mi distendo sul letto, per cercare di prendere sonno.

Manicomio al n. 23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora