Capitolo 1 - Lo scontro.

2.5K 73 1
                                    

Hola!! Sono di nuovo qui (che detto così sembra una minaccia xD)... Questo è il sequel/spin-off di "Prima di te..." (per chi non lo sapesse, anche se l'ho scritto pure nella descrizione), qui parlerò di una donna ormai adulta, con un figlio piccolo, un divorzio alle spalle e uno scontro (giusto per citare il titolo del capitolo). Spero che la storia vi piaccia anche se non parla di adolescenti, e spero di renderla minimamente accettabile quanto la prima. Buona lettura!! :3

*********

Il mio letto era grande, troppo grande, da quando divorziai da Manuel un anno prima. Chiesi io il divorzio, lui non voleva farlo. Ma io ce l'avevo in testa già da molto tempo. Stavamo insieme dall'università, avevamo 23 anni, e 7 anni dopo decidemmo di sposarci. Dopo altri 5 anni arrivò il nostro primo e unico figlio, Mattia, occhi scuri come i miei e capelli biondi come il padre. Quattro anni dopo chiesi il divorzio. Già quando Mattia aveva 2 anni volevo farlo, ma non ne ero convinta. Non volevo divorziare perché lui mi tradisse o mi picchiasse, lui era fantastico, anche con Mattia, ma io non lo amavo più. Per far star bene il nostro piccolo bambino rimasi con lui altri due anni, ci provai anche a starci di più ma proprio non ce la facevo. Persino il sesso con lui iniziò a non piacermi. Lui mi chiese spesso cosa avesse fatto di male e io non sapevo spiegargli quale fosse il problema, sapevo solo che lui non c'entrava, il problema ero io. Ero io che lo vedevo con occhi diversi. Gli volevo bene, e tanto anche, ma quello non bastava. Non litigammo, non urlammo, facemmo tutto con calma per far vivere serenamente quel periodo a Mattia, non volevamo che rimanesse traumatizzato. All'inizio però piangeva spesso, quando era con me voleva suo padre e quando era con lui voleva me. Ma alla fine si abituò ad avere due case, due stanze e il doppio dei giocattoli. Certo i giocattoli non potevano sostituire il nostro affetto, ma lui era sereno, spesso anche fin troppo felice di lasciare una delle due case per andare dall'altro. Dopo un po' capii di aver fatto la scelta giusta, anche se dentro di me sentivo che mi mancava qualcosa.

Mi girai dall'altro lato, dal lato che doveva essere vuoto, e vidi Mattia che dormiva con la testa sul cuscino che una volta era di suo padre. Gli alzai le coperte, coprendogli le spalle, gli stampai un bacio sulla fronte e scesi da quel letto. Erano i primi giorni di settembre, la scuola sarebbe iniziata due settimane dopo e non era il caso di svegliarlo. Erano solo le 8 del mattino, per lui era presto e in un certo senso lo era anche per me, ma io non riuscivo a dormire. Negli ultimi mesi, da metà giugno fino alla fine dell'estate, dormii decisamente poco. Iniziò tutto una sera, quando ero con Mattia a fare la spesa al supermercato sotto casa mia. Da quando lui imparò a camminare, e poi a correre, era un'impresa riuscire a fare anche le più piccole cose. Lui continuava a correre avanti e indietro, prendeva prodotti che non mi servivano e quando lo mettevo nel carrello riusciva a scendere senza che io me ne accorgessi. Forse essere una madre single non era così facile come immaginavo, e quel giorno lo capii decisamente.

Ero nel reparto surgelati, la zona era abbastanza vuota, e stavo controllando i prezzi di alcuni bastoncini di pesce, che Mattia adorava. Ma proprio quando avevo deciso quali prendere, lui scese dal carrello e iniziò a correre. Io lo vidi quasi subito, mi voltai di scatto quando passò alle mie spalle, ma non mi accorsi che dietro di me c'era una donna, e mi scontrai con lei. Cademmo a terra, io su quella povera donna. Speravo di aver superato la fase "brutte figure", speravo che arrivati ad una certa età fosse impossibile farne, e invece mi sbagliavo. Quella donna aveva i capelli castano scuro e gli occhi azzurri, erano così intensi che non riuscii a staccare lo sguardo da loro. Dentro di me provai un'emozione che non provavo da parecchio tempo, misto a imbarazzo per la pessima figura. Pochi secondi dopo però sentii Mattia ridere alle mie spalle, nascosto dietro al nostro carrello, e io mi ripresi.

«Vogliamo stare qui tutto il giorno??» mi chiese la donna con un lieve tono sarcastico.

«Ehm... No no, mi scusi...» risposi io poggiando le mani sul pavimento e alzandomi da lì. «Vuole un aiuto?» le chiesi porgendole la mano.

Ascoltami...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora