Capitolo 1 - "cordiali saluti di benvenuto" sta ceppa

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Beh salve, chi vi parla è il protagonista di questo delirante racconto, partorito nel giro di cinque minuti, tempo che l'autrice finisse di grattarsi il fondoschiena per colpa dei baci appassionati delle amiche zanzare. Però, grazie eh! Bel modo di iniziare. Perlomeno originale. Revenons à nos moutons (torniamo a noi), come diceva la mia professoressa di francese. Io sono un pollo, o meglio, un Pollo (grazie Richard Benson per far riecheggiare nella mia mente il tuo grido più selvaggio, ogni volta che lo dico). Dicevamo? Ah, sì, sono un Pollo, chiamato anche Pollon, Bice, Beatrice, Beba, Bebi, o qualsivoglia nomignolo possibile, immaginabile e combinabile.
Confusi eh? Bene, d'altro canto era questo l'intento. Nono, fermi, non chiudete la pagina, almeno arrivate in fondo dai, pietà...
vaaa bene va bene, ora vi spiego. Sono Pollo di nomen (studiate regà), ma non di fatto. Immagino "wow ma dai? No seria zia, che ti sei fumata, l'erba del vicino?" da parte dei lettori un po' meno appassionati di poesia. Ebbene, emerite carpette di Heidi, è tutta una metafora. Io sono il Pollo che crede di poter volare, un giorno. Che sia fuori dal balcone di casa mia, che sia fuori dal recinto, giù da una rupe, volerò. Ma non sarà per fuggire, per mandare tutti a quel paese e fregarmene. Sarà per cominciare una vita nuova. Come gli uccelli che spiccano il primo volo, cadrò, mi rialzerò, spiccherò nuovamente il volo, evitando le frasche possibilmente, ma sarò sola, tra stormi nuovi, con il vento a favore o contro, finché stremata non mi poserò a terra, in attesa di incontrare il Pollo della mia vita.

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⏰ Last updated: May 28, 2017 ⏰

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Storia di un Pollo che credeva di poter volareWhere stories live. Discover now