Alessandro
<<Come dite voi quando qualcuno non si presenta ad un appuntamento prestabilito?>>
<<Che ci dà buca>> risposi.
Emanuele annuì, continuando a ripetere l'espressione a bassa voce come per memorizzarla. Intanto girava la sua cannuccia dentro il succo alla pera che gli avevo costretto ad ordinare. Senza consumazione, saremmo sembrati un'illusa brigata di minacciatori uscita da qualche libro degli Anni Sessanta dove tutto si sarebbe comunque risolto per il meglio. Invece io potevo covare solamente vane speranze, e lo sapevo. Dietro il mio caffè macchiato apparivo però meno titubante di quanto davvero fossi.
<<Ma perché proprio buca? Non si poteva dire...>>
<<Non ne ho idea.>><<Ma tu sei uno studioso!>>
<<Per convenienza>> spiegai con voce flebile. <<Non so se per passione. Ecco, sta arrivando.>>Bacchettai sul braccio di Emanuele e gli suggerii di raddrizzare la schiena e di non sembrare consapevole che l'umore, le parole e la ben o maldisposizione dell'ufficiale avrebbero influenzato il destino di Carla.
Quando vidi il carabiniere Masci mi alzai dalla sedia in un'accoglienza ufficiale. Tutto il mio corpo era teso come una pertica. Lui mi fece cenno di sedermi, come un professore che guarda con distacco l'eccessiva formalità di un alunno ormai grande.
Negli anni, gli si erano formate sul viso tre grandi rughe: una in mezzo alle sopracciglia e due ad incorniciargli le labbra come una parentesi. Gli occhi scuri, schiacciati da due borse grassocce che si sollevavano mentre sorrideva, sembravano stanchi, ma emanavano una grande luce radiosa. Le basette castane erano un po' imbiancate, ma non avrei saputo dire se erano granelli di forfora o i primi segni dell'età. Eppure non gli avrei dato più di cinquant'anni.
<<Sei diventato proprio un giovanotto. Alto e robusto. E poi sei ancora così biondo.>> Masci incrociò le braccia sul tavolino di legno e mi squadrò inclinando il capo. <<Anche io ero così alla tua età. Quando sono partito per andare a fare il militare ho fatto piangere cinque pischellette di disperazione. Bello così, quante ne avrai che ti fanno la corte?>>
Abbozzai un sorriso. <<Una. Ma non definirei la relazione in quei termini.>>
Emanuele si fece notare quando strabuzzò gli occhi e allungò la testa come una tartaruga nella mia direzione. <<E chi è costei? Non m'hai detto nulla! Di grazia, Altieri! Non cogliere troppo presto le grazie delle fanciulle...>>
Masci lo guardò nello stesso momento in cui il bastone da passeggio di Emanuele, appoggiato di sbieco accanto alla sedia, gli finì dritto sull'alluce.
<<E' un mio amico. Si chiama...>>
<<Vittorio Emanuele Manfredi.>> Emanuele si alzò e gli porse la mano. <<Restituitemi però il mio bastone, vi prego.>>
Masci fece come gli venne chiesto, imbarazzato e silenzioso. Fui costretto ad intervenire.
<<E' sotto la mia capacità decisionale, ma ha la facoltà di tranquillizzarmi. Mi è utile.>>
<<Utile?>> borbottò Emanuele mentre riprendeva posto al mio fianco. <<Credevo di essere decisamente indispensabile. Certo, essendo il figlio di un padre che ha un'amante ufficializzata dalla propria consorte, avrei dovuto essere capace di capire che intessevi qualcosa con qualcuno... ma sono molto più che utile!>>
Chiesi a Masci se avesse voglia di prendere un aperitivo. Ignorai Emanuele che mi chiese sussurrando che cosa volesse dire. Quando arrivarono i due Aperol richiesti, Emanuele prese il mio bicchiere, lo alzò e ne esaminò il fondo dal basso.
<<Dopo l'esperienza di ieri io ti consiglio vivamente di evitare basi alcoliche, che potrebbero...>>
Gli assestai un calcio sullo stinco. Poi mi rivolsi a Masci. <<Mi dispiace ricomparire dal nulla dopo due anni. Non mi è stato possibile frequentare liberamente i circoli militari. In famiglia devo sopportare delle rigide restrizioni a riguardo.>> Feci tintinnare il ghiaccio dentro al bicchiere. <<Si tratta di Javier Dos Santos...>>
<<Io non potrei riferirti l'interrogatorio, sappilo.>>
La mia replica fu appassionata. Mi piegai sul tavolo. <<Lo so bene. Non potrebbe. Ma la prego di farlo. Carla è una nostra amica che ha sofferto sin troppo. Il problema è che non lo sa davvero. Il suo è un dolore inconscio che le divora la ragione. Sapere la verità la ucciderebbe. Non possiamo permetterlo.>>
Masci si adagiò sullo schienale della sua sedia. Sembrava pensieroso. <<Dovremmo sottoporre anche lei ad un interrogatorio. Nessun altro più di lei può testimoniare o semplicemente sporgere denuncia. Ieri ho deciso di mandare una pattuglia perché sapevo chi eri. Ma senza prove...>>
<<Senza prove...?>> incalzai.
<<Non ti assicuro affatto che lo si potrà imputare.>>
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I cinque nomi di Roma
Fiksi UmumLa storia tratteggia le vite di cinque amici che vivono a Roma, un sottofondo pulsante e onnipresente, che annebbia agli occhi altrui le personalità di Maddalena, adolescente sensitiva dotata di poteri di chiaroveggenza, innamorata del bell'Alessand...