Capitolo 1.

9 0 0
                                    


Stavo guardando la televisione quando ad un certo punto, ricordo di aver visto per un millesimo di secondo, un'immagine. Era abbastanza semplice, raffigurava una cella vista da una telecamera e non aveva vie d'uscita.

Mi capitò una seconda volta, vidi una stanza con una parete di vetro che dava su un altro identico ambiente; poi una terza volta mi capitò di ritrovarmi ad osservare un buco nella terra, direi veramente profondo.

E poi una pubblicità:

"Ti senti di troppo in questa vita? Pensi che l'unico modo per stare meglio sia scappare? Credi di poter aspirare a qualcosa di più? Se hai tra i sedici e i venti anni e rispondi in modo positivo a queste domande, allora stiamo cercando proprio te! Chiama il numero che vedi in sovraimpressione e partecipa al casting, potrai essere il protagonista del nuovo, interessantissimo gioco che andrà in onda a partire dal dieci febbraio!"

Esattamente non so cosa scattò nella mia testa per decidere di chiamare, fatto sta che avendo diciotto anni telefonai senza chiedere il permesso a nessuno; mi diedero ora, data e luogo del casting e quando venne il giorno partii.

Ricordo che due uomini mi osservavano dalla testa ai piedi mentre stavo seduta nella sala d'aspetto insieme ad altri forse futuri partecipanti; ero l'unica ragazza e mi sentivo abbastanza messa in soggezione. Quando fu il mio turno di entrare in quella stanza così fredda e pallida, mi sentii sollevata.

Mi chiesero perché avevo deciso di partecipare e con tutta la sincerità possibile risposi "non lo so"; erano un uomo e una donna, all'incirca dell'età dei miei genitori quindi sulla cinquantina. Lei era davvero affascinante: capelli lunghi e lisci, di un rosso mogano davvero irresistibile, due occhi azzurri penetranti e un rossetto nero in tono con lo smalto delle unghie.
Lui era altrettanto seducente: capelli neri come la pece, occhi azzurri e un sorriso invitante con un piccolo neo sul lato destro superiore del labbro.
Tutto di loro due faceva pensare che fossero l'incarnazione della vera bellezza, emanavano perfezione con ogni loro singolo respiro.

Alla mia risposta, mi sorpresi di vedere tanta enfasi nei loro sguardi. Mi fecero altre domande come da prassi.

"Come ti chiami?"

"Lilith"

I due si sorrisero ancora.

"E quanti anni hai, Lilith?"

"Diciotto"

"Perché vorresti partecipare a questo gioco?"

"Perché rispondo in modo positivo alle domande che sono state poste in pubblicità"

"Dimmi Lilith, cosa pensi di trovare nel gioco?"

"Non ne ho idea"

"Non ti spaventa l'oblio? Hai chiamato senza sapere nulla di quello che stai per affrontare..."

"Voglio solo partecipare"

"Perfetto, ti faremo sapere"

Nel complesso ero sicura di non aver detto nulla di speciale per far loro decidere di scegliermi come partecipante, però non ero preoccupata, anzi ero certa che mi avrebbero chiamato sicuramente. Era una sensazione strana, ma mi sentivo bene e in pace con me stessa dopo molto tempo.

Come predetto mi richiamarono subito, mi dissero di preparare le valigie che sarei partita la sera stessa; avrebbero mandato una macchina sotto casa mia per portarmi in un luogo da loro stabilito dove poi sarei venuta a conoscenza delle regole del gioco.

Fu tutto vero, sino al momento di salire in macchina. Mi spruzzarono qualcosa in faccia, ora penso sia stato un sonnifero, mi addormentai profondamente per svegliarmi in una stanza già vista.

Il Gioco dell'OrroreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora