08.07.2017- venerdì

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_Senti l'ombra della morte_

Non erano neppure le sei quando il cellulare iniziò a vibrare per l'intera stanza. Haydn, immerso nel torpore sperò fosse un'emergenza o la persona dall'altra parte del telefono ne avrebbe risposto a lui.

Quasi urlò quando non riconobbe il numero e aprendo le notifiche vide lo stesso contatto anonimo del giorno prima.

Anonimo:
TIC TOC

TIC TOC

Il gusto di un silenzio 

infinito di attimi,

di uno scuro tormento

nero di notte.

Inviato ieri alle 20.30
Consegnato alle 5.23

Anonimo:
TIC TOC

TIC TOC

La paura m'affanna

il dolore s'addorme

e il terrore dilaga

nel panico dei secoli.

Inviato ieri alle 20.30
Consegnato alle 5.24


Un'imprecazione gli uscì dalla labbra e con un gesto rabbioso tirò nuovamente le coperte sul viso nella disperata speranza di qualche minuto di sonno in più. Già di malumore per esser stato svegliato prima del dovuto quelle parole non facevano che ritornargli alla mente, quasi in cerca d'un qualcosa nella sua mente. Inquietanti era il termine che per primo gli era riaffiorato in mente, ma non riusciva comunque ad afferrarne il significato, non la mattina così presto comunque.

Prese il cuscino e se lo premette con forza sugli occhi. Qualcosa si era involontariamente risvegliato dal profondo del suo cuore, così malinconico che si premurò subito di scacciarlo via dai suoi pensieri.

Stupide, stupide parole. Non avevano nessun significato! Insignificanti, ecco il termine adatto.

Se quel maledetto anonimo avesse anche solo osato disturbarlo un'altra volta di troppo ne avrebbe pagato le conseguenze.

...

-Ehi bro hai delle occhiaie da fare schifo- esagerò Ben ridacchiando.

Mancavano pochi minuti alla fine della scuola e loro erano comodamente seduti nel parcheggio antistante la palestra godendosi l'ora libera in assenza di quella di matematica.

-Tappati quella fogna Ben, non è giornata- quasi ringhiò Haydn. Le ore di sonno per lui erano sacre e tanto per farlo innervosire ancora di più quella fottutissima poesia continuava a tornargli in mente, quasi come una nenia fastidiosa che pretendeva con prepotenza la supremazia su tutti i suoi pensieri. 

-Qualcuno qui si è alzato con la Luna storta...- gli urlò dietro il suo migliore amico nel mentre che lui, di un umore più che nero, non mancò di ricambiargli un gestaccio, avanzando verso l'uscita. Ora che la campanella era suonata avrebbe potuto tornare a casa per un meritato riposo; gli avrebbe fatto sicuramente bene e magari quel ronzio così fastidioso sarebbe scomparso definitivamente!

Perché ora le parole erano diventate immagini e lo scuro tormento gli esplose negli occhi. Torbido come gli occhi di lei, oscuro come quelle parole d'un tempo infinito.

Quegli stupidi ed insignificanti versi avevano risvegliato ricordi che dovevano rimanere rinchiusi dov'erano. Paura, dolore, terrore e la tanto conosciuta ombra della morte che continuava ad affacciarsi nella sua vita. 

Haydn salì sulla sua moto ed incurvò le spalle sul peso di pensieri che l'attanagliavano, nell'incessante rintocco di un antico orologio a pendolo.

TIC 

TOC

Scandendo il ritmo d'una vita...

TIC

...alla sua fine...

TOC

...o alla sua rinascita.

BRUMM

Ed il rombare improvviso del motore ne oscurò ogni tocco.



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