Capitolo 1.

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"Signorino Tomlinson, c'è una delle sue pretendenti alla porta. Ha chiesto di vederlo" disse Alfred, maggiordomo di corte da ormai molti anni. Louis era seduto alla sua grande scrivania, concentrato a scrivere qualcosa su un foglio.

"Mandala via, non voglio vedere nessuno oggi" rispose freddo il giovane, senza deconcentrarsi da ciò che stava facendo.
Alfred rimase stupito, nonostante non era la prima volta che il principe rifiutava una pretendente. Ormai aveva superato il 20 anni d'età e si sarebbe dovuto sposare entro i 25, almeno così diceva la tradizione.
Il maggiordomo sapeva che non aveva senso insistere, così disse "come vuole, signorino" per poi uscire dalla grande stanza.
Quando sentì la porta chiudersi, Louis alzò lo sguardo sospirando. Si alzò dalla sedia e si mise ad osservare il bellissimo panorama, la sua attenzione si focalizzò su alcuni bambini che correvano per le strade, felici e spensierati. Poi vide delle belle fanciulle passeggiare, il mercato sempre vivo e colorato, un giovane ragazzo che correva sui tetti per sfuggire alle guardie reali.

Sorrise leggermente, pensando che non avrebbe mai posseduto quella libertà. Lui non voleva sposarsi, non voleva diventare un tiranno come il padre. Voleva essere libero di vivere, senza le barriere del palazzo e libero di amare chi voleva.
I suoi pensieri furono interrotti dalla porta che si aprì nuovamente. Si girò e vide il padre fare il suo ingresso nella stanza, visibilmente arrabbiato.
"Louis, Alfred mi ha detto che ha cacciato l'ennesima pretendente." Disse incrociando le braccia al petto. Louis annuì. "Sono stufo di questa situazione. Sappiamo bene cosa dice la tradizione e tu, in quanto erede del regno, devi rispettarla" continuò l'uomo.

"Papà io non voglio sposarmi con chi mi viene imposto di farlo. Se voglio, voglio che sia per amore" disse Louis guardando fuori dalla finestra e soffermando la sua attenzione su un uccellino che volava libero nel cielo azzurro.
Il padre sospirò e disse "sei proprio come tua madre: testardo e determinato" per poi uscire dalla stanza.
Poi Louis disse "io voglio trovare qualcuno che mi ami per quello che sono".

Intanto non lontano dal palazzo, un giovane cercava, come ogni giorno, di procurarsi i viveri.
Le gambe iniziavano a fare male, il vento che agitava i capelli, il sudore attraversava velocemente la sua fronte, non poteva arrendersi... non adesso!
Finalmente trovò una scala appesa ad un muro. Con un abile salto si aggrappò ad essa e salì tra le imprecazioni delle guardie reali. Salì su un tetto e ritornò a casa. Quel giovane è Harry, uno straccione di periferia che ogni giorno ruba per mangiare.

Si stese su quell'ammasso di cuscini che ancora si ostinava a chiamare letto e iniziò a mangiare il pezzo di pane fresco di furto.
"Quelle cazzo di guardie" sbuffò quando vide entrare il suo migliore amico. "Ma vedo che hai avuto quello che volevi!" Disse Niall, altro ragazzo povero che Harry considera suo fratello.
Harry non rispose, alzò lo sguardo e vide il palazzo reale, il suo sogno da quando era piccolo.
"Sempre più bello il castello" sospirò Harry sorridendo appena.
Sentì Niall sbuffare e sedersi al suo fianco "sogna Harry, sogna. Che qui dobbiamo sudare pure per mangiare!" Disse l'altro.

Poco dopo sentì un rumore di trombe, si affacciò e vide il re del regno uscire dal palazzo. "Andiamo a vedere?" Chiese a Niall, quest'ultimo annuì e disse "si, ma vedi di non cacciarti il qualche guaio come al solito". Harry rise e con un salto atletico arrivò in strada.
Si fece spazio tra la folla e vide il re sopra un cavallo bianco con la sua luccicante corona il testa.
"popolo! Dato il crollo finanziario che sta subendo il nostro paese, le tasse aumenteranno di altre 21 sterline" disse tenendo un foglio in mano. Subito si alzò un brusio tra la folla.

"Chi non pagherà le tasse, verrà punito con la decapitazione" concluse per poi sfoggiare un sorriso malefico.
Harry di certo non se lo poteva permettere, aveva a male pena i soldi per comprare una mela!
Siccome sua lingua è sempre troppo lunga, avanzò fino a trovarsi di fronte al cavallo bianco e disse con voce sostenuta "questo mai!".
Il popolo trasalì, come il re. "Cosa hai detto, lurido pezzente?" Gridò il re guardandolo con aria di sfida.
"Mi ha sentito, non potete pretendere una quantità di denaro così elevata. Pensate a chi non ha una casa, un lavoro. Lo chieda piuttosto a chi ha soldi da spendere, a coloro che vivono nel lusso. Ma io lo so perché voi-punto il dito contro il re- non volete mettere nemmeno una sterlina per il popolo. Perché i soldi danno alla testa, al contrario della gente umile come noi!"
Il re rimase sbigottito e arrabbiato al tempo stesso. Harry sentì alcune proteste, ma anche alcune approvazioni.
"Non osare parlarmi così, insulso straccione. Porta rispetto a persone come me non ti azzardare a darmi del disonesto. Tu sei nato straccione e morirai straccione e solo le tue pulci ti piangeranno" disse il re che con il piede spinse Harry in una pozzanghera per poi entrare nel palazzo.
Harry si alzò, spostando i capelli sporchi di fango. Tra le risate della folla, abbandonò la zona e tornò a casa. Prese una coperta che usò per pulirsi mentre sbuffava seccato.
"amico che è successo?" Disse Harry allarmato vedendo Harry conciato in quel modo. "Lingua troppo lunga" rispose semplicemente l'altro.

Senza che se ne accorse iniziò a piangere: era semplicemente stufo di quella situazione, di essere trattato come la feccia del popolo, era felice di essere libero ma voleva anche lui passeggiare tranquillamente senza la paura di essere catturato delle guardie.
Si asciugò le lacrime e disse tra se e sé "io voglio trovare qualcuno che mi ami per quello che sono"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 01, 2017 ⏰

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