~spazio per lo scrittore~
Hey salve da questo momento in poi qualunque parte racchiusa dai 3 asterischi (***) sarà una parte della storia dedicata ad altri personaggi come in questo caso Haila. Spero di essermi spiegata. Buona lettura😊
-faiton***
"Non posso credere che ve li siete fatti scappare!"
Tuonò Haila. I soldati, tremanti, non avevano il coraggio di proferire parola.
"Io ora ritornerò al castello. Entro l'alba voglio vedere i loro corpi senza vita giacere sul mio pavimento! Spero abbiate capito, non mi ripeterò due volte"
Disse. Con passo deciso e gli occhi pieni di rabbia si diresse verso un soldato a cavallo. Sulla via dove poco prima i ragazzi correvano notó qualcosa a terra. La raccolse veloce da terra e la nascose nella manica larga del vestito, poi salì a cavallo e partì.
Una volta al castello osservò bene il pezzo di carta che si rivelò una foto. La girò e vide che sul retrò c'era una frase. La scrittura elegante diceva "Ti riporterò a casa sorellona"Sorellona...
Pensò lei sogghignando, quindi prese la foto e si diresse verso una piccola porta. Fece un gesto con una mano e la porta si spalancò accompagnata da una nebbia bluastra. Dentro di essa c'erano delle piccole scale che portavano verso il basso. Entrò dentro e iniziò a scendere. La via era angusta e l'aria la dentro era pesante. Tutto era soffuso in una leggera penombra che diminuiva quando la ragazza si avvicinava alle piccole finestre sulla sua sinistra. Una volta superate le scale si entrava in una stanza illuminata solamente dalla luce tremolante delle due torce posizionate vicino ad una porta in ferro battuto con due finestrelle, una in basso per far passare il cibo e una in altro per far filtrare la luce. Haila si avvicinò alla cella seguita dal rumore dei suoi passi che riecheggiavano dietro di lei. Fece scivolare la foto dentro la cella
"Amore... Abbiamo visite..."
Sussurrò***
Il vento mi frustava il viso e mi bloccava il fiato mentre il fiume sotto di noi si avvicinava sempre di più. Io lasciai le redini. Le urla di Aveline stridevano e si mescolavano con il rumore del vento che mi ululava nelle orecchie. Chiusi gli occhi, non volevo vedere gli scogli appuntiti avvicinarsi senza che io potessi fare nulla. Ripensai a tutto quello che che mi ero lasciato nel mondo normale, ma non sentii un briciolo di nostalgia...non sentivo proprio nulla. Udii uno schianto dietro di me e poi un dolore lancinante al braccio. Capii subito di essere arrivato a terra. Boccheggiando mi girai sulla schiena. Le orecchie mi fischiavano e la vista, appannata, non mi faceva capire un granché. L'orlo del dirupo, da cui siamo precipitati pochi secondi prima, sembrava stranamente vicino, ma non ci feci molto caso. Mi voltai su un fianco e cercai di alzarmi. Il dolore mi schiacciava il petto e mi smorzava il fiato, ma in quel momento mi interessava solo riuscire a trovare Aveline. Costrinsi gli occhi a mettere a fuoco quello che mi stava intorno. Temevo fosse morta. Se le fosse successo qualcosa... per colpa mia...non me lo sarei mai perdonato.
Poi un brivido. Sbarrai gli occhi e lentamente abbassai lo sguardo. Urlai quando vidi che non eravamo arrivati al fiume, ne tanto meno agli scogli. Era come se fossimo bloccati nel bel mezzo del nulla.. Vidi Cècile arrancare in mio aiuto. Io mi sedetti a terra, visibilmente sconvolto. Quando Cècile mi raggiunse non riuscivo a guardarla in faccia. Continuavo a guardare sotto di me. Il fiume che scorreva veloce era solo una sottile linea blu da quella distanza. Il respiro si faceva sempre più pesante e il panico mi faceva lentamente dimenticare del dolore al fianco e alla schiena che ormai era impercettibile. Cècile cercava di attirare la mia attenzione, mi accarezzò il volto con una mano e io la osservai, il suo sguardo dolce era rassicurante. La guardai bene e notai che aveva il vestito sporco di sangue. Cercavo la fonte della ferita quando la mia attenzione cadde sulle dita della ragazza, tese verso il basso. Riguardai verso giù e in quel momento notai che non eravamo nel nulla, ma eravamo sopra un sottile pavimento verdastro, quasi impercettibile, prima ero troppo sconvolto per fare attenzione alle piccolezze. Un urlo dietro di noi mi vece sobbalzare.
Aveline...
mi alzai con una fitta lungo la parte sinistra della schiena e il braccio che formicolava
"Av.."
dissi con la voce strozzata. Chiusi gli occhi e deglutii.
"Aveline.."
sta volta il tono di voce era più alto. Riaprii gli occhi e mi avviccinai ai resti della carrozza. Aveline era inginocchiata su una pozza di sangue.
"Claud ti prego svegliati"
Ripeteva. Dalla mia postazione riuscivo a distinguere le sue mani sporche di sangue ma ancora non vedevo Claud.
"Claud"
La sua voce si fece più disperata. Avvicinandomi sempre di più iniziai a vedere anche Claud. Lui era disteso con gli occhi chiusi. Mi fiondai da loro. Aveva un pezzo di legno conficcato nella gamba. Gli afferrai il polso per sentirgli il battito ma Aveline continuava ad agitarsi e a strattonarlo.
"Aveline sta ferma"
Dissi
Ma lei sembrava non sentirmi"Ferma!"
Continuai
Ma lei era completamente assente e continuava a piangere
"STA FERMA!"
Urlai. Appena dopo Aveline fu avvolta da una bolla verdognola. Le sua urla erano ovattate e continuava a tirare colpi alla bolla imbrattandola di sangue. Diedi una veloce occhiata a Celine che aveva il primo braccio ancora teso verso il basso e il secondo teso verso Aveline. Afferrai il polso di Claud, il battito era poco ma presente.
"Il battito c'è"
dissi a Cècile. Lei avvicinò a se Av e poi mi fece segno con la testa di avvicinarmi
"Non lasciarlo li"
Singhiozzò Aveline. Guardai Claud, trascinarlo per una gamba poteva solo peggiorare la sua situazione, ma caricarlo sulla schiena avrebbe peggiorato la mia. Riguardai Aveline. I suoi occhi erano arrossati e il suo sguardo duro si era addolcito e rattristato molto. Chiusi gli occhi, feci un respiro e provai a caricarlo in spalla. Il dolore al fianco si triplicò e io urlai, ma non lo feci cadere. Un'altra caduta, anche minima, avrebbe significatl la sua morte. Mi avvicinai a loro. Non erano tanto lontane ma la strada mi sembrò infinita. Una volta raggiunte appoggiai lentamente Claud e poi mi piegai sulle ginocchia per riprendere fiato. Il dolore era troppo. Cècile mi diede un occhiata preoccupata e poi tutto il pavimento intorno a noi scomparì piano piano. La piattaforma su cui eravamo rimasti iniziò ad alzarsi avvicinandoci al lato opposto del precipizio da cui eravamo caduti.
Cècile ci appoggiò sull'erba e poi sia la bolla che quello che rimaneva del pavimento scomparve. Aveline si scaraventò verso Claud e appoggiò la testa del ragazzo sulle sue ginocchia. La nostra stessa situazione di qualche giorno fa, quando dentro la cascata io giocavo con i suoi capelli mentre lei dormiva. La stessa situazione prima che arrivasse Claud.
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Karthasia
FantasyNoah è un ragazzo che si é appena trasferito in una nuova scuola per cercare una vita normale. Appena entrò in classe si sedette nel l'unico posto che c'era ovvero quello vicini ad una ragazza dai capelli viola: Aveline. Noah capì subito che Aveline...