Parte 6

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Faccio un po' fatica a trovare le parole complicate, ma continuo a scrivere, sento che mi fa bene.

Credo che l'oscurità stia provando a corrompermi. D'altronde ci sono dentro fino al collo, persino la mia lama ormai ne è imbevuta e il filo, un tempo tagliente come pochi, è smussato e incrostato. I miei pensieri si fanno più cupi e l'unica cosa che sembra tenerli lontani è la battaglia. Nella furia dello scontro il mio animo si concentra sui movimenti, i fendenti, gli affondi. Mentre combatto mi sento tranquillo, ma non so quanto resisterò all'influenza dell'oscurità. Devo fermarla al più presto. Non ci sono solo brutte notizie però, anzi oggi è stata una giornata perlopiù allegra, anche se l'allegria non era proprio la nostra ci ha dato un bell'aiuto, sia nel morale che nel combattimento.

Gough ha riso tanto forte da scuotere la terrà e incutere un certo terrore alle creature corrotte che un tempo erano gli abitanti di Oolacile. La sua risata sembrava il fragore di un tuono che non vuole saperne di spegnersi in un eco lontano. Dalla torre su cui è accampato ci ha urlato che ha colpito Kalameet, l'ha ferito ad un'ala. Questo ci dà la sicurezza che per un paio di giorni almeno non provi ad attaccarci. Ciaran è tornata indietro a controllare come sta il nostro amico arciere. Sembra passarsela bene, lassù, lontano dall'oscurità, sta sicuramente meglio di noi.

Tornando alla missione abbiamo fatto qualche progresso. Siamo riusciti a farci strada fino alle grotte, l'oscurità laggiù è pressoché totale. Pensavo che Sif si sarebbe spaventata, invece ci ha seguito e anzi, con il suo fiuto ci è stata di grande aiuto, avvertendoci di imboscate e nugoli di nemici.

Eppure anche lei ha iniziato a tremare vistosamente ad un certo punto. Non posso darle torto. Scendendo in profondità l'aura oscura sembrava avvilupparci come sabbie mobili, senza contare le ombre. Non ho mai visto niente del genere, strani spettri, del colore più scuro che abbia mai visto, sembrava inghiottire la luce, due occhi bianchissimi a fissarci e una specie di aura biancastra intorno. Non ci hanno attaccato ma sembravano fissarci curiosamente, se si può usare quest'espressione. Sono l'incarnazione stessa della vacuità, sembrano così indifferenti, eppure non abbiamo osato avvicinarci troppo.

Risalendo mi è parso di sentire un miagolio lontano, un verso ferale che sapeva di ammonimento ad andarcene. Forse è frutto della mia mente, potrebbe appartenere alla schiera di sussurri malevoli che mi assalgono nel sonno, o quelli che iniziano a provenire dalla mia spada.

L'abisso che ululava al lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora