CAPITOLO 27

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VENERDI' 11 OTTOBRE

Mi svegliai lentamente mentre la luce del mattino mi illuminava il volto.

Mi alzai dal letto e mi chiusi in bagno. Aprii il rubinetto e lasciai scorrere l'acqua per qualche secondo.

Intanto mi guardai allo specchio. Due occhiaie profonde mi ricoprivano il viso, I capelli senza un ordine preciso, il volto pallido e le labbra secche. Provavo quasi schifo a guardarmi.

Mi sciacquai il volto lentamente per poi asciugarmelo con un piccolo pezzo di stoffa bianco morbido.

Tutto questo nel più assoluto silenzio.

rivolsi nuovamente lo sguardo verso il mio riflesso e cercai anche se inutilmente di aggiustarmi i capelli, fallendo miseramente.

Uscii dal bagno trovando un'infermiera già dentro la mia stanza.

Lei <Ecco a te la colazione.> disse appoggiando il vassoio sul letto.

Mi sedetti e presi una forchetta. Era da tempo ormai che non mangiavo e non riuscii nemmeno ad avvicinare il cibo alla bocca che lo ritrassi subito indietro.

Intanto guardavo con attenzione la brioche alla crema davanti a me, un giorno l'avrei persino divorata, mentre ora non riuscivo nemmeno più a guardarla.

L'infermiera era ancora nella stanza per assicurarsi che non buttassi il cibo da qualche parte fingendo di averlo mangiato.

Lei <Lo so che è difficile adesso, ma inizia con anche solo un boccone. Uno ad ogni pasto, poi aumenta con due e così via.>

Era perfino gentile anche se all'apparenza non sembrava.

Presi un respiro prima di tentare di nuovo, lo portai alla bocca, masticai per minuti interi e dentro di me non riuscivo a trovare la forza per mandare giù quella poltiglia. Finalmente ci riuscii anche se aveva davvero un gusto pessimo.

Lei <Per colazione basta così, non ti devi sforzare e mangiare tutto in un colpo solo. Poco per volta e ce la farai.>

Mi sorrise così dolcemente che per un secondo vidi mia madre. Mia madre, già. Mi mancava tantissimo.

Ero seduta sul mio letto con lo sguardo posto davanti a me.

Non capivo bene come mi sentissi.

Se ero felice che probabilmente sarei guarita, anzi sicuramente felice non lo ero, ma di certo ero arrabbiata, delusa e impaurita.

Ero arrabbiata perchè io non volevo essere qui, perchè io credevo davvero di stare bene e non mi meritavo di trovarmi in un fottuto ospedale.

Ero arrabbiata perchè per colpa di quello stupido ragazzo mi ritrovo in un lettino. Si era intromesso nella mia vita contro la mia volontà.

Perchè gli avevo detto di non immischiarsi, di stare lontano da tutto questo ma lui non mi aveva dato retta.

Sapevo perfettamente che aveva fatto la cosa giusta e che mi aveva praticamente salvata, ma era la mia vita cazzo! Decidevo io cosa farne!

Ero anche delusa perchè credevo di potermi fidare di lui e perchè me lo aveva promesso.

Ma soprattutto ero impaurita perchè non sapevo che cosa potesse accadere dopo, perchè avevo paura di ogni conseguenza.

Non tanto della mia salute e di come sarei guarita, ma di cosa avrebbero pensato gli altri di me. È praticamente sempre questo il vero problema. La gente, gli altri pensieri. Perchè sembra quasi che tu non esista più, esiste solo il pensiero della società e tu dipenda da quello.

~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora