Capitolo 2

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'Cavolo era davvero tanto che non passavamo una serata insieme a sbronzarci' Dice Vik ormai ubriaco e mi viene da ridere vederlo buttare giù shot di tequila, non ce la fa gli brucia la gola ma comunque non si ferma.
Se si può descrive Vik con una parola è decisamente la "testardaggine" quando si mette in testa una cosa nessuno lo ferma, all'inizio serata era partito con il fatto che dovesse buttare giù 15 shot di tequila in mezzora, adesso sono le 22.30 e Vik ha decisamente superato i suoi quindici shot.
La vedo una serata lunga.
'Vik credo che dovresti smetterla di bere' gli urlo all'orecchio per farmi sentire dalla musica alta, 'oh no no no, baby tu ti devi solo diletire' diletire? Ma che significa? Ecco un altro suo problema quando beve tende a mangiarsi le parole o ancora peggio inventarle.
Scuoto la testa e mi dirigo al banco per prendere qualcosa da bere anche io, al diavolo divertiamoci stasera.
'Ehi ciao' cinguetto al barista 'ciao a te dolcezza cosa prendi?' 'Vodka liscia grazie' 'ci vai giù pesante stasera, pensieri da affogare? Problemi da dimenticare?' Il barista dagl'occhi azzurri mi fissa aspettando una risposta, 'mmh forse nessuna delle due' gli sorrido lasciandolo lì imbambolato e raggiungo Vik in pista che balla sulle note di Britney Speara "gimme more" e a mia volta io faccio muovere il bacino ballando in modo provocante, chiudo gli occhi e mi lascio andare, sento la testa leggere e le guance in fiamme, questo è l'effetto che amo di più.
'Per la miseria stai attenta' urla qualcuno accanto a me, apro gli occhi e mi accorgo di avergli rovesciato mezza bevuta addosso, cavolo 'oddio scusami, non l'ho fatto apposta' rispondo tenendo gli occhi fissi sulla sua maglietta mezza di Vodka, 'ci mancherebbe solo c'è tu lo avessi fatto apposta' alzo lo sguardo e incontro un paio di occhi neri, che mi sono così famigliari e per un momento mi manca il respiro, il ragazzo del Long Island.
Ci guardiamo per un tempo infinito, sento che anche lui mi ha riconosciuta, perché non parla? Perché mi fissa con quello sguardo rimprovatorio?, devo rimediare forse è la cosa giusta.
'Che ne dici se ti offro una bevuta per farmi perdonare?' Gli chiedo accennando un sorriso, 'no grazie hai già fatto abbastanza' risponde brusco 'magari un Long Island potrebbe migliorare il tuo umore da scorbutico' rispondo ancora più scorbutica io, ma chi si crede di essere, per la miseria non l'ho fatto apposta, alza un sopracciglio e sono sicura di intravedere anche un mezzo sorriso 'Vieni' mi prende per un braccio non sono dove stiamo andando ma le mie gambe vanno da sole non riesco a fermarmi, siamo sul retro del pub si mette a sedere e dalla tasca tira fuori una sigaretta 'hai intenzione di restare in piedi?' 'Perché mi hai portata qui' chiedo impazientita 'perché qui si sta meglio senti che silenzio, dai coraggio vieni' non è vero che qui c'è silenzio, la musica si sente leggermente ma comunque si sente, decido di assecondarlo e mettermi a sedere.
Guardò ogni centimetro del suo viso, guardò attentamente a come si porta la sigaretta sulle labbra e aspira qualche tiro dalla sigaretta e come poi il fumo viene buttato fuori si gira e mi becca proprio sul fatto, di colpo divento rossa come un peperone, cavolo che vergogna.
'Non ti stanchi mai di studiare le persone?' Mi chiede riportando il suo sguardo davanti a se, 'e tu che ne sai non mi conosci neanche' rispondo troppo frettolosa, forse per giustificarmi 'sai delle volte non c'è bisogno di conoscere una persona da tanto tempo per scoprire com'è fatta, delle volte lo capisci subito' assottiglio gli occhi e lo osservo attentamente 'e tu cosa hai capito di me?' Si gira mi porge la sigaretta' e sofferma i suoi occhi nei miei, 'adesso sta a me' sbatto un pio di volte le palpebre non capendo, 'fai un tiro' mi risponde con voce roca, faccio come mi dice e a differenza sua il fumo glielo soffio sul volto,
Si lecca le labbra 'ancora' rifaccio come precedentemente, vorrei tanto baciarlo, assaggiare quelle labbra così rosse.

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