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Domenica


La luce mattutina che filtra attraverso le tapparelle, mi sta facendo credere che sia giorno da un bel po'.

Strizzo gli occhi man mano che la luce avanza, mentre cominciano a sentirsi delle voci indistinte, lungo il corridoio.

C'è stato un attimo in cui ho pensato di essere ancora in casetta blu.
Riuscivo quasi a vedere il telefono fisso in un angolo della camera, che la produzione usa per svegliarci ogni mattina.

Usava.

È finita, Andrè.

Non sei più in casetta, sei nel residence. Lo stesso del pomeridiano.

È come se dovesse ricominciare di nuovo qualcos'altro.

Un nuovo punto di partenza, di nuovo dal residence.
Quale sarà la mia prossima casetta blu?

Ma chissà che giorno è. Ma chissà che ore sono.

Dovrei avere l'orologio al polso? Non c'è.

Mi giro su un fianco, già stanco, allungo un braccio verso il comodino, andando a sbattere contro un corpo caldo e ancora dormiente.  
Mormora.

"Riki"

"mhh?"

"che ore sò?"

"chenesojweldj"

Riccardo si gira su un fianco. È sfatto almeno quanto me, ha dormito con una felpa di Amici.

Non ricordavo nemmeno di averci condiviso la stanza, ma sono felice di ritrovare un pezzo della mia normalità di 24 ore fa, nella nuova vita.

È stato tutto così veloce. Meno di 24 ore fa mi svegliavo in casetta, poi facevo colazione, poi andavo a lezione.

Mi mancherà tutto.
E ho dato i miei addii mentali a tutti, luoghi, oggetti e persone.
Ma manca tutto già.

Squilla un telefono sul comodino dal lato di Riccardo.

Oh, giusto, ora abbiamo i telefoni.

"Riki"
"Mhh"

"il telefono"

"dì alla produzione che fra 5 minuti mi alzo" biascica contro il cuscino, facendomi scoppiare a ridere, e svegliarmi. Anche lui deve rendersi conto ancora di tutto.

"Non siamo in casetta blu, siamo al residence"

Lo vedo annuire con la faccia spremuta fra il mio cuscino ed il suo.

"E tu hai vinto, amico mio"

"eh, io ho vint..."

Eh, io ho vinto.

Questo non è un sogno.
Ho davvero vinto. Credo che questa sarà la cosa che realizzerò con più fatica.

"Riki"

"Mh"

"vuoi rispondere a questo cazzo di telefono?"

"ah sì, giusto. Possiamo?"

"Possiamo"

Gli passo il telefono squillante ad un volume troppo alto, per una mattina post-sbronza.

Possiamo usare il telefono, ora.

Devo dire che non mi è mancato più di tanto. Vorrei avere un'altra scusa per non usarlo, per almeno altri tre mesi.

Ma lo prendo. Mentre Riccardo ritorna alla vita reale con la voce di sua madre, decido di raggiungerlo.

Whatsapp intasato, non ho voglia di rispondere ora a più di 400 messaggi. Troppo mal di testa.

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