08.06.2017- giovedì

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I cuori battevano veloci in quel campo coperto da grossi nuvoloni neri come il carbone.

La giornata non prometteva nulla di buono se non fosse per il coro di cheerleader che tentava vanamente di incoraggiare gli animi stremati dei giocatori. Erano sotto di tre goal e mancavano solo dieci minuti alla fine della partita.

Avrebbero perso, Alan ne era sicuro.

Cercava di salvare la situazione in ogni modo possibile ma le gambe si facevano più pensanti ad ogni eroico scatto verso la porta avversaria. 

I suoi compagni si erano arresi oramai da tempo. 

Alan pensò a sua madre, seduta da sola sugli spalti che lo incitava a gran voce. Suo padre non ci sarebbe stato, troppo impegnato con la sua nuova famiglia per tener conto di quella che aveva abbandonato. Tanto meglio. Avrebbe perso, non ce l'avrebbe fatta, non questa volta.

Le prime gocce di pioggia incominciarono a cadere sul prato appena tagliato e un leggero sollievo colpì il corpo accaldato dei giocatori.

Un fischio. Tre fischi consecutivi.
Era tutto finito. Avevano perso, infondo lo sapeva.

Una strana pesantezza lo colse allo stomaco. Era il Capitano, giocare a calcio era l'unica fottutissima cosa che gli riuscisse a meraviglia. Già, a quanto pare non aveva torto nell'affermare di essere una completa nullità.

I suoi compagni stavano correndo negli spogliatoi insieme al pubblico che cercava di rintanarsi dalla pioggia ora divenuta tempesta. Un mormorio sommesso si levava dalla gente, unita a sporadici festeggiamenti della squadra avversaria. Eppure la pioggia pareva smorzare gli animi, pareva corrodere tutto

Alan rimase in mezzo al campo. Era stanco, troppo stanco per muoversi.

Vide sua madre fargli un cenno, intimandogli di andare all'asciutto suppose.

Un'altra figura corse verso di lui. Era Ben, il suo migliore amico.

-Ehi fratello, avanti vieni dentro.- lo esortò socchiudendo gli occhi. La pioggia si stava facendo sempre più impetuosa, minuto dopo minuto.

-Arrivo- rispose Alan laconico nel mentre che, con passo stanco, si avviava verso gli spogliatoi.

-Non provarci- gli urlò dietro Ben facendo arrestare la pietosa avanzata.

-Come?- chiese conferma Alan. Lo scroscio della pioggia era sempre più forte e le parole si confondevano, insieme alle emozioni chissà. L'indomani la tempesta avrebbe lasciato parecchi danni.

-...smetti di seguire coloro che ti vogliono come sei...- mormorò Ben ma Alan non lo sentì.

-Non provare ad autocommiserarti,  piccolo depresso. La tua faccia urla colpevolezza da tutti i pori- gli urlò allora all'orecchio stringendolo per una spalla.

Era nettamente più basso di lui ed anche più mingherlino se per questo, ma tra i due era sicuramente il più stupido e il più coglione pensò Alan ridendo.

-Che ti prende Ben?- gli fece Alan una volta negli spogliatoi. La maggior parte dei calciatori era oramai dentro le docce.

-È la pioggia... la odio.- rabbrividì Ben prendendo un asciugamano. L'indomani a nessuno dei due sarebbe stato risparmiato un bel raffreddore con i fiocchi.

-Non ti facevo così poetico- lo sfotté di rimando Alan. A proposito di poesie...

-Devo andare a casa- urlò al suo amico raccattando velocemente le sue cose dalla panchina.

-Ma come, così bagnato?- gli chiese stranito Ben continuando ad asciugarsi alla bella e meglio.

-Ho un impegno- cercò di dire, anche se nella fretta sembrarono più dei versi d'animale che delle parole vere e proprie.

-Sei strano amico...- lo rimbeccò Ben.

-È la pioggia- fece il verso Alan seguito da un -coglione- sussurrato di Ben ma lui era già sparito.

Anonimo:

L'alcool bruciava le vene
sapeva d'aceto misto a gasolio
m'era quel calore che mi calmava i nervi
tesi d'un prurito calzante.

Gocce sulla ferita aperta
ma riuscii a vedere le stelle
comunque
nella notte
più cupa della mia vita.

Inviato alle 22.58
Consegnato alle 22.58
Visualizzato alle 23.00

Tu: la pioggia fa strani effetti a tutti a quanto pare ahahah
23.01 ✔✔


Anonimo: ho visto la partita...mi dispiace.
23.04 ✔✔

Ma fu Alan questa volta a non rispondere perché la rabbia bruciava a lui ora le vene. 

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