18. Toxic but goddamn pleasent promises

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«E così questo tipo ci ha provato spudoratamente con te anche se sapeva di rischiare il carcere?»
Shawn riassunse il racconto della sua migliore amica con quella battuta, prendendo poi un sorso della propria birra.

«Non è andata esattamente così» Camila fece una smorfia disgustata «non è che mi sia saltato addosso nel tentativo di stuprarmi. È stato abbastanza gentile, anzi»

La bruna si appoggiò allo schienale della sedia a sdraio e guardò le stelle che si stagliavano brillanti nel cielo in tutta la loro magnificenza.
Dopo essere arrivato all'albergo in cui si stava svolgendo il cocktail party, Shawn aveva finto di essere stato inserito nella lista invitati all'ultimo minuto, e Camila gli aveva retto il gioco di fronte alle guardie del corpo diffidenti nei confronti del ragazzo.
Erano rimasti insieme per un po', poi Shawn aveva simulato una indigestione, e Camila si era "gentilmente offerta" di accompagnarlo a casa e quindi lasciare la festa.

Da lì, avevano guidato con la Mercedes del ragazzo per le autostrade di Miami finché non erano giunti su una collina, avevano posteggiato, tirato fuori due sedie a sdraio delle quali il cofano della macchina del ragazzo era sempre fornito, e stappato due birre comprate nel tragitto.
Avevano parlato tanto; Camila, fra un sorso e l'altro, gli aveva raccontato tutta la serata, dalla noia che gravava su di lei mentre i suoi genitori la ignoravano come sempre, fino allo strano incontro con Sebastian, l'imprenditore troppo audace.

«Ad ogni modo, aveva la faccia da coglione» ridacchiò Shawn, accomodandosi con un braccio dietro la testa.
«Lo so» sospirò Camila «grazie ancora per avermi salvata dalle sue grinfie e da quelle di chiunque altro invitato»

«Non c'è problema. Ormai sono un veterano nel fingere malattie che non ho. Comunque penso che quel Sebastian abbia davvero messo a dura prova la tua pazienza. Scommetto che se fossi rimasta ancora con lui saresti finita col fare coming out» rifletté il ragazzo, in parte ironicamente.
Camila rimase un attimo in silenzio, guardando il viso del suo amico illuminato dalla luce della luna e, forse anche spinta dal troppo alcol che le scorreva nei vasi sanguigni, sentì il bisogno di confidarsi con lui riguardo qualcosa che avrebbe preferito di gran lunga tenersi per sé.

«Oh, beh. Il mio piccolo segreto è comunque in pericolo» confessò, e vide Shawn aggrottate le sopracciglia.
«Come sarebbe a dire?»

«Ho fatto sesso con Lauren»

Lo disse velocemente, chiudendo gli occhi per non vedere la sua reazione, e sentì immediatamente le guance divenire rosse per l'imbarazzo.
Ammetterlo a voce alta faceva diventare l'accaduto ancora più concreto.

Shawn era ancora più confuso.
«Lauren... Chi?» domandò, voltandosi verso la sua migliore amica.
«Jauregui» puntualizzò allora Camila, e questa volta vide un cambiamento nella sua espressione facciale.

Shawn sgranó gli occhi, e si alzò a sedere.
«Intendi dire la Lauren con cui per tre anni di liceo non hai fatto altro che mandarti silenziose minacce di morte? Quella Lauren?» domandò incredulo, ma in qualche modo divertito.

«Uhm... Già, proprio lei» confermò Camila, e poi prese un altro lungo sorso di birra per diminuire il disagio. «Porca miseria, Mila!» Shawn battè le mani, e un goccio di birra gli cadde sulla maglietta nel fare ciò. Era davvero impressionato dalla notizia.

«Una parte di me aveva pensato che lei sotto sotto ti interessasse... Ma non ho mai creduto che sareste arrivate fin qui. Oh, Dio, quando è successo?»
La sua curiosità cominciava a farsi sentire.

«Qualche sera fa. E non ho smesso di pensarci da allora... Shawnie, sono nei casini» mugolò la ragazza, passandosi una mano sulla faccia.
«Perché... Fammi indovinare, vuoi farlo di nuovo» affermò Shawn, un po' incerto.

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