Dark Paradise
Non sapevo che ore erano, ma fui svegliato da un raggio di Sole che si era scontrato con le mie palpebre sottili e pallide. Mi portai immediatamente una mano sugli occhi e cercai di coprirli alla meglio, ma mi resi conto che l'unica cosa da fare era voltarsi e dargli le spalle. Dannato Apollo!
Come mi voltai, tastai il letto alla ricerca di calore ma, l'unica cosa che incontrarono le mie dita, fu il freddo pungente delle lenzuola bianche. Aprii di scatto gli occhi, ed avei la conferma: era vuoto. Mi misi subito a sedere e mi presi la testa con le mani, passandomele in modo tale da tirare indietro i capelli, che però si riposizionarono ribelli al loro posto, e fissai distrattamente il soffitto. Mi resi conto che ero praticamente nudo, se non per i boxer neri che avevo addosso, ma poco importava, nella Casa di Ade ero l'unico inquilino, e credo che sarei stato tale per molto tempo, se non per sempre.
Mi alzai dal letto e mi stiracchiai un po', grattandomi distrattamente la testa, e misi a fuoco il pavimento. Su di esso erano presenti diversi vestiti. Oltre alla mia solita giacca d'aviatore ed i miei pantaloni neri, c'erano altri che non mi appartenevano e non solo per la loro piccola taglia, ma anche per lo stile: io non indossavo mica un reggiseno! Notai anche che la mia camicia nera non c'era tra quel groviglio di stoffe sparso disordinatamente sul pavimento.
Andai all'altra stanza, e sentii dei piccoli rumori calmi, di chi stava mettendo qualcosa sul tavolo. Entrai lentamente e mi si stagliò alla vista un corpo longilineo dalla pelle chiara, che risaltava ancor di più da sotto la lunga camicia nera che le copriva le intimità ma non le gambe toniche e le braccia, dato che aveva ripiegato leggermente le maniche. I capelli della figura ondeggiavano mossi e castani fino alla fine della schiena, e man mano si arricchivano di sfumature dorate, come di chi è stato troppo al Sole dopo essersi fatto un bel tuffo in mare.
La vidi sedersi e prendere un fetta biscottata dal contenitore che aveva messo sul tavolo, ma rimase a mezz'aria, dato che aveva notato che la osservavo silenziosa dallo stipite della porta. La figura si voltò verso di me e, dopo avermi messo a fuoco, mi sorrise lievemente, illuminando i suoi occhi di ghiaccio, tutt'altro che freddi ed insensibili. Vagò con lo sguardo su di me, imporporandosi leggermente da dietro le lentiggini quando si accorse che ero in mutante. Mi sentii in imbarazzo anche io.
La ragazza prese un coltello e lo infilò in un barattolo con del liquido denso e rossastro, voltandosi di nuovo verso di me e sorridendomi come prima, un po' più sfacciatamente.
“Buongiorno.” disse semplicemente.
Io rimasi a fissarla, incapace di capire che cosa avesse in mente e per quanta bellezza irradiava, nonostante non fosse Figlia di Afrodite: molte sue Figlie perdevano contro di lei, anche se si riscattavano quando raggiungeva i suoi limiti di trasandatezza, anche se per me era sempre bella.
“Lena... Ma che...” riuscii solo a dire, grattandomi la testa, confuso.
“E' la colazione.” disse, distrattamente, mentre spalmava della marmellata sulla fetta biscottata.
“Come ci sei riuscita?” raramente c'era del cibo nelle Case, e tutto quello che ci veniva dato nei pasti più importanti, si trovava nelle dispense della cucina, sorvegliata sempre da qualche Arpia.
Lei guardò fuori da una delle finestre della stanza e sbuffò “Devi ricordarti di chi sono figlia?”
Mi avvicinai al tavolo e guardai anch'io nella stessa direzione di Lena, incontrando una bellissima distesa d'acqua, lievemente increspata dal vento. Il Sole stava sorgendo e riempiva le acque di tantissimi specchietti di luce giallognola, rendendolo quasi dorato. Abbozzai un sorriso. Mi sedei di fronte a lei, nel momento stesso in cui si stava portando la fetta con la marmellata in bocca, mordendola un po'. Il tavolo lo aveva apparecchiato per due, e vi aveva posato un mucchio di roba da mangiare: oltre alle fette biscottate ed alla marmellata di ciliegie, c'erano anche pancakes con sciroppo d'acero, plumcakes e cookies al cioccolato, biscotti al burro, latte e succo d'arancia, caffè e del tè alla pesca, a giudicare dall'odore che emanava.