Mezzanotte di oggi

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Scrivere è sempre stata un'ottima difesa contro l'aridità delle immagini. I miei compagni, al liceo e oggi all'università, continuano a dirmi di riuscire a fotografare qualsiasi istante nella loro mente. Io non ricordo nulla, la mia macchina fotografica interiore si è probabilmente arrugginita anni fa, quando ho deciso che il mio sentire sarebbe stato sempre dipendente dalle parole.  Ho poche memorie cristalline della mia infanzia: mia nonna, quella di cui ho gli occhi, verdi e perennemente sorpresi, che mi aiutava a piantare un albero di albicocco nel giardino in riva al mare. "Vedrai, quando non ci sarò più, ti ricorderai di questa giornata afosa e del piccolo albicocco che ormai sarà più alto di te!". Io non capivo. Dove sarebbe andata? Era sempre lì, la nonna dell'estate, quella della grande libreria di fronte alla scala a chiocciola. Poi, un giorno, non ci fu più. Oggi l'albicocco è magro, abbandonato in una sorta di decadenza comune al mondo che mi circonda. Le albicocche sono piccole, ma dolci. Nonna non c'è più. Molte persone non ci sono più. Alcune sono andate altrove e resta solo il loro nome inciso su una lapide fredda, altre sono partite, per altre latitudini. E' curioso quanto siamo capaci di illuderci e rassicurarci silenziosamente dell'eterna presenza di chi ci sta accanto. Un fiore non è eterno e i sempreverdi hanno gli aghi. Se avessi saputo, se fossi stata più previdente, non avrei provato. Non sarei qui probabilmente e non avrei nulla da raccontare se non di copiosi, ridicoli tentativi di dare forma all'inutile. L'irrazionale determina chi siamo e quando ho conosciuto lui ero ancora troppo piccola. A quindici anni si è troppo piccole per tutto, ma il cuore sente ciò che poi da grandi non siamo più capaci di sentire, quando andiamo in libreria, al cinema, a una mostra per ricordare che, oltre al ripetersi infinito della commedia quotidiana alla quale tutti partecipiamo, c'è stato altro, per tutti noi. A quindici anni è tutto così puro e immediato, non filtrato, diretto, intenso e doloroso che alcuni si perdono. Io non mi sono mai persa, ma ascoltavo tanto e vedevo tutto, parlavo sempre e ballavo di nascosto. Ballavo nella mia stanza, al buio, aspettando uno squillo che mi diceva "ci sono anche se balli al buio, mi piaci quando balli al buio e mi piace ancora di più stare al buio con te" e io poi ridevo e gli dicevo che non era affatto divertente, non era carino dire a una ragazza che era bella solo quando non c'era la luce. Oggi, che di anni ne ho ventitré, ho imparato che solo gli uomini più coraggiosi sanno amare al buio. 

Ieri eravamo al buio, ma non mi amavi più. Almeno così ci dicevamo sottovoce, mentre Roma si dischiudeva a noi col suo caldo estivo. Io nemmeno ti amo più, ne sono sicura. Perché allora ora sento il bisogno di ripetermelo in continuazione e più continuo a dirlo più sono sicura che perderci sia stata la scelta peggiore che abbiamo mai preso? Perché mi sembra di non averti mai lasciato e che il tempo si sia fermato solo per farci capire quanto bisogno avessimo, e abbiamo ancora, l'uno dell'altra? Siamo due rette parallele, eppure gli unici a volerci così stupidamente lontani siamo noi stessi. Mi hai guardata per due ore, negli occhi, gli occhi di mia nonna, quelli che sai non mentono mai e io conosco a memoria ogni tuo movimento. ppure...

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⏰ Last updated: Jun 14, 2018 ⏰

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Panchine rimosseWhere stories live. Discover now