"Cara Mamma, ciao.
Penso che una buona lettera si inizi così no?
Sinceramente non lo so, forse avevi ragione a dirmi che questa generazione è ormai controllata dai computer visto che effettivamente è la prima volta che mi ritrovo con carta e penna a scrivere qualcosa invece che digitarla, al momento non capisco proprio come facevi ai tuoi tempi.
Ma tornando a noi.
Volevo dirti che mi manchi, sai?
Non l'ho mai detto ad alta voce da quando te ne sei andata. Dentro di me continuo a dirmi che lo faccio per non far preoccupare papà ma la verità è che dirlo farebbe diventare tutto ciò reale, ed io non voglio, voglio che tutto ciò sia semplicemente un brutto incubo da cui prima o poi mi risveglierò. Magari tra le tue braccia. Magari con l'odore di mela e cannella come ogni mattina.
Mi manchi.
Mi manca tutto di te, la tua voce, il tuo volto e il tuo sorriso.
Tuo, da sempre e per sempre, H. "
Erano queste le parole lette che fecero salire il nodo in gola a Louis. Parole che in realtà non doveva neanche leggere ma la tentazione era stata troppa. Ritrovare quella lettera li, tra tutte le altre, ma caratterizzata dalla mancanza di intestatario e destinatario.
Era così Louis, maledettamente curioso, e anche se la paura di poter essere licenziato dal proprio posto di lavoro era tanta non aveva potuto fare a meno di aprire quella lettera e far scorrere i propri occhi su quelle semplici e poche parole.
Alzò leggermente le spalle per poi far tornare la lettera all'interno della busta e sistemarla dentro la propria borsa. Tanto non se ne sarebbe accorto nessuno.
<<Sei ancora qui?>> Louis vide spuntare dalla porta la testa del proprio collega Fred.
<<Che palle che sei, ora vado Dio mio, stavo semplicemente sistemando le lettere>>
Essere in ritardo ormai era un'abitudine ma, cavolo, era un semplice postino, le persone potevano anche aspettare la loro stupidissima posta.
Uscì dall'ufficio postale sistemando accuratamente la tracolla per poi salire sulla bicicletta già pronto ad affrontare quella giornata che di entusiasmante non aveva proprio un bel niente.
Doveva ammetterlo, si era sbagliato.
Era passata solamente una mezz'ora e già Louis si era ritrovato con due cani pronti a dargli la caccia.
Maledetti animali del diavolo.
Scese per l'ennesima volta dalla propria bicicletta e mantenendo le lettere nella mano si avviò verso la casa di fronte a se, ma forse villa era un termine più adatto. I ricchi e la voglia di ostentare il loro patrimonio. Infatti si era ritrovato davanti ad un'abitazione alta minimo tre piani con un giardino inglese talmente curato che Louis in quel momento si sentiva in colpa anche solo a mettere piede su quell'erba rigogliosa. Suonò il campanello e battendo più volte il piede a terra aspettò che qualcuno venisse ad aprire.
<<Arrivo!>> sentì urlare da qualcuno all'interno dell'abitazione per poi udire il suono di rumorosi passi. Louis spostò il proprio sguardo sulla bicicletta poggiata a terra al ciglio della strada e appena tornò con lo sguardo rivolto verso la porto si ritrovò davanti un incantevole ragazzo a petto nudo. Boccheggiò preso alla sprovvista e battendo gli occhi più volte fece scorrere lo sguardo su quel corpo partendo dai suoi ricci disordinati per poi soffermandosi soprattutto sui suoi occhi talmente verdi da mettere soggezione. Cercò di riprendersi e formulare una frase di senso compiuto anche se con quell'adone davanti sembrava la cosa più difficile al mondo.
<<Salve, questa è la sua posta>> disse Louis porgendo le buste al ragazzo mantenendo lo sguardo fisso sul suo accennando un piccolo sorriso nel vederlo afferrare la posta.
<<Grazie, per caso hai anche un pacco da recapitarmi?>> rispose il ragazzo.
Louis cercò di non far caso al volto senza espressione, seppur bellissimo, del ragazzo.
<< Non pensi che se ce lo avessi te lo avrei dato?>> rispose Louis scherzando e decidendo di dargli del tu visto che la prima regola di educazione era stata già infranta dalla persona di fronte a se.
<<La mia era semplicemente una domanda>>
<<La mia era semplicemente una risposta>>
<<Veramente, sai che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?>>
<<Mi sembra di averlo appena fatto eppure la terra continua a girare sul proprio asse, io sono ancora un postino e tu continui a fare domande stupide>> rispose Louis sentendo il nervosismo sulla propria pelle. Non gli piaceva l'atteggiamento spigliato di quel ragazzo.
<<Sei sempre così antipatico di prima mattina?>>
<<E tu sei sempre così irritante e pieno di domande di prima mattina?>> Ormai per Louis quello scambio di battute era diventato una vera e propria guerra. Quel ragazzo aveva iniziato ad infastidirlo con il suo atteggiamento e la pazienza non era propriamente una qualità del postino.
<<L'hai rifatto>>
<<Cosa?>> rispose leggermente confuso spostando il peso su una delle proprie gambe.
<<Rispondere ad una domanda con un'altra domanda ed è segno di insicurezza e disagio. Ti metto a disagio?>>
Dio, gli avrebbe volentieri tolto quell'espressione di superiorità dal volto con uno schiaffo.
<<Io? A disagio per un ragazzino? Never in a million years.
E poi cosa sei una specie di studente di psicologia fallito?>>
<<Probabile>> rispose il riccio sorprendendo Louis che per la prima volta vide un accenno di sorriso sulle sue labbra per poi vedere subito dopo la porta chiudersi davanti a se che fece sparire così la visione di quel ragazzo tanto bello quanto seccante.
Tornando a casa quella sera Louis si rese conto della stanchezza sulle proprie spalle ed entrando nel suo appartamento poggiò la tracolla sul tavolino della cucina sentendo riecheggiare quasi il silenzio nelle proprie orecchie. Era solo, forse da troppo tempo, e molte volte sentiva su di se il peso di quella solitudine ma ormai era abituato. Ci vuole forza per estraniarsi dal mondo quindi Louis cercava di vedere il lato positivo della questione. Iniziando a preparare la propria cena Louis vagò tra i propri pensieri cominciando a riflettere sul riccio incontrato quella stessa mattina, l'irritazione iniziale aveva lasciato spazio ad una curiosità, gli era sembrato un osso duro con un bel caratterino e da una parte tutto ciò gli piaceva. Ripensando a tutta quella giornata si ricordò della lettera nella propria borsa, e andando a prenderla se la rigirò tra le mani iniziando a pensare alla storia di quel ragazzo portando la propria mente ad ipotizzare vari scenari. Magari la madre l'aveva abbandonato? E allora perché scrivere quella lettera sapendo che la donna non l'avrebbe ricevuta? Quanti anni aveva? Qualcuno si era reso conto della sua sofferenza? Troppe domande che sarebbero rimaste senza risposta. Sospirò decidendo di riporre la lettera in una piccola scatola di latta e posizionarla in un cassetto della cucina decise di concentrarsi esclusivamente sulla fine di quella giornata sembrata durare in eterno.
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Whisper (Larry Stylinson)
Fanfiction"Erano queste le parole lette che fecero salire il nodo in gola a Louis. Parole che in realtà non doveva neanche leggere ma la tentazione era stata troppa. Ritrovare quella lettera li, tra tutte le altre, ma caratterizzata dalla mancanza di intestat...