"oh salve! E...a cosa devo questa visita?"
Io e Robert ci guardiamo. Il signor Edward non ha detto nulla di ciò che è successo al suo collaboratore. Non possiamo di certo rivelargli tutto così...
"Ehm...io...noi...vorremmo parlare con lei ed Edward Pertinent.
"Bene, ma...Edward oggi non è venuto a lavoro...mi ha detto che sta male..."
***
Siamo nella sala d'attesa dell'ospedale e io sto cercando in tutti i modi di parlare con un medico o perlomeno con un'infermiera...perché nessuno mi dà retta qui?
"Mi scusi?"
La donna dai capelli rossi, con l'abito bianco si ferma.
"ah, finalmente! Come sta Edward?"
"Stiamo finendo di fare le analisi. Vi chiamerò non appena avremo finito, così potrete fargli visita. Nel frattempo si sieda e si calmi signorina." L'infermiera entra nella stanza di Pertinent.
Mi ha detto che mi devo calmare? Come fa uno a stare calmo?
"Ahhh..." Mi siedo sbuffando sonoramente sulla sedia in alluminio, vicino a Robert.
"ehi, calma...tra poco entreremo." Mi accarezza una gamba.
Annuisco e chiudo gli occhi, mentre ascolto la conversazione tra Robert e il dottor Woods.
"Non so esattamente cos'abbia. Stamattina mi hanno semplicemente detto che era in ospedale, non pensavo fosse nulla di grave e sarei venuto a trovarlo questo pomeriggio..."
"Non le aveva raccontato niente della situazione dei pc?"
Mentre eravamo in macchina per venire qui, abbiamo spiegato tutto il problema all'uomo.
"No, immagino non volesse coinvolgermi..."
Sento il rumore di una porta che si apre, così schiudo gli occhi.
La dottoressa dai capelli rossi ci fa cenno con una mano e ci dice di entrare.Ci alziamo tutti e tre e piano ci dirigiamo verso la stanza di Pertinent.
Sul lettino, sotto le candide lenzuola bianche, c'è il mio cliente, attaccato con una flebo ad una sacca di liquido trasparente."Come si sente?" Sorrido
"oh...bene!" Dice ironico lui.
Dopo varie parole di incoraggiamento da parte di tutti e tre, Woods si fa avanti "ragazzo mio, perché non mi hai raccontato tutta la storia dei microchip?"
Subito Pertinent non sembra capire, poi guarda prima Robert e poi me...probabilmente aspettandosi spiegazioni.
"Abbiamo dovuto..." Dico sperando che mi comprenda.
Il malato annuisce e volta la testa verso il suo collaboratore. "non volevo coinvolgerti..."
"Avresti dovuto farlo." Ribatte l'uomo con tono dolce.
L'infermiera dai capelli rossi rientra nella stanza con una cartellina azzurra in mano. "Devo chiedervi di uscire, dobbiamo rifare le analisi del sangue."
Tutti annuiscono tranne me.
"Mi dia ancora due minuti, faccio in fretta" La supplico mentre gli altri escono dalla stanzetta.
"In realtà non..."
"La prego" la interrompo.
"ah...lei è una familiare?"
Per un attimo vorrei dirle di sì, mentire, ma mentire non è compreso nelle mie regole di vita, o almeno non in questi casi.
"No" abbasso la testa ormai rinunciando ai due minuti richiesti.
"Allora le dò sessanta secondi." Risponde l'infermiera allontanandosi.
Esulto silenzosamente, per poi tornare seria
"Devi tenere duro" dico ad Edward dandogli per la prima volta del tu.
"Facile a dirsi..." Ribatte afflitto.
"Lo so." Sospiro "Però, abbiamo quasi trovato il veleno. Poi ci muoveremo per trovare la cura."
***
"Come sarebbe a dire che non posso accedere alla sua cartella clinica?" Domando alla segretaria della reception scioccata.
"È impossibile visualizzare le cartelle dei pazienti senza un mandato."
La donna parla con uno strano accento francese che completa il suo aspetto fisico: capelli biondi tirati in parte sul lato sinistro, grandi occhiali neri che contornano gli occhi azzurri e spalle dritte. Indossa una maglietta sottile di cotone rosso sopra ad una gonna di jeans abbastanza corta.
"Ah vuole un mandato, è così?!" Dico su tutte le furie. "Bene."
"Lin, calmati! Oggi sei troppo agitata." Robert cerca di tranquillizzarmi chiamandomi con il soprannome che utilizza sempre per addolcirmi.
"No che non mi calmo. Io voglio quella cartella!"
"E cosa vorresti fare? Rubarla?" Si sta alterando anche lui.
"No." rispondo secca allontanandomi di qualche passo verso il telefono fisso presente vicino alla rampa do scale.
Velocemente compongo il numero di mio zio.
"Pronto? Qui Anna della Justice and honesty, dica pure."
"Anna, passami mio zio per favore."
"Oh, ciao Mariline. Tuo zio è al momento occupato...devo lasciargli detto qualcosa?"
"Sì. Digli di autorizzarmi un mandato di inquisizione appena può."
"Va bene, lo farò"
"Ottimo. Ciao." Non aspetto la risposta e riattacco.
"Quindi?" Mi chiede Robert appena finisco la telefonata.
"Torneremo dopo o domani. Ora, invece, chiamo il signor Silver."
Velocemente compongo il suo numero di casa e attendo.
Dopo qualche squillo la sua voce possente si fa sentire."Pronto? Chi parla?"
"Sono Mariline. La chiamo per informarla di altri sintomi che ha riscontrato il mio cliente."
"Oh, bene. Dimmi tutto. Io mi sono fatto già un'idea, ma ciò che mi dirai tu confermerà la mia ipotesi."
"Dunque...ho parlato con lui oggi in ospedale e mi ha riferito di aver avuto nausea, dolori addominali, bronchite, vesciche sulla cute..."
"Ecco confermata la mia teoria... Ti va se ci vediamo a casa mia verso sera, magari potremmo cenare insieme..."
"Perfetto! Allora...ci vediamo per le otto?"
"Ottimo, ma ri dovrai accontentare della mia cucina, oggi è il giorno libero di Anita." Mi spiega.
"Sono sicura che lei è un ottimo cuoco. A stasera." Riattacco la chiamata.
"...e quindi vai a cena fuori senza di me...!?" Robert si avvicina scherzando.
"...non sei stato invitato..." Lo canzono.
"...e...immagino ti servirà un passaggio..."
Non rispondo e lo guardo. Lo sa che non ho la macchina...
"Dai andiamo, sono già le sei, se non ci muoviamo arriverai in ritardo."
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Il Passo Della Morte
Mystery / ThrillerUna ragazza. Un mistero. Una corsa contro il tempo. Per saperne di più dovete solo premere il pulsante leggi