Capitolo 69: Evaquazione.

345 20 17
                                    

Flashback

Restare chiusi nel bagagliaio di un'auto non è stata l'esperienza peggiore della mia vita.
Avrei preferito mille volte questo al fatto di far parte dell'organizzazione.

Sento le truppe mobilitarsi, tutti che escono dalle automobili pronti a fare irruzione nell'edificio blu dalle finestre riflettenti; ho lavorato in questo posto un paio di anni fa. Kudo lo sapeva, ma ha deciso comunque di non contemplarmi nel gruppo.

Questo non mi ha di certo impedito di  seguirli di nascosto, una volta notato lo strano comportamento del professore; mi chiedeva spesso di aiutarlo o di stare con i detective boys, mentre Kudo-kun poteva fare ciò che voleva lontano da me.
Nel laboratorio del dottore, mentre dormiva, ho trovato una mia foto da adulta nascosta in una borsa stracolma di trucchi. Qualcosa mi ha suggerito che non fosse sua.

Non conosco il piano al completo, ma posso immaginarlo.

Le nostre spie, tra cui Rena Mitsunashi, creeranno una situazione di disagio all'interno che costringerà i corvi a riunirsi in un punto, così da circondarli ed arrestarli.
Ma loro non li conoscono.

I corvi sentono il pericolo.
E quando lo percepiscono, scappano.

"Di sicuro avranno mandato in tilt anche il sistema di riconoscimento delle impronte digitali per poter far entrare dagli ingressi l'FBI e gli altri agenti..."

Una sirena inizia a suonare a qualche mentro da me. Apro di poco il baule dell'auto di Takagi ed esco all'aria aperta, dirigendomi verso i cespugli che coprono la base della rete metallica che circonda l'edificio.

"C'è un piccolo buco nella rete, quì da qualche parte... Ricordo che un gattino si infilava in esso per venire da me a scroccare un po' di pane durante la pausa pranzo..."

E infatti non ricordavo male.
La rete era tagliata per una quarantina di centimetri in verticale; troppo piccola per un adulto, ma perfetta per un bambino. Mi accovaccio sulla terra e striscio oltre i cespugli all'interno del perimetro del covo, per poi cercare un'entrata libera.

In un'entrata vedo un gruppo dei reparti speciali che bloccano una donna; sembra essere Malibù. Scatto rapidamente verso di loro, evitando la lotta corpo-a-corpo tra gli omoni e la donna in nero, e riesco ad infiltrarmi nella struttura senza essere notata.

Corro nei corridoi per un centinaio di metri, fino a quando raggiungo una vasta sala seminata di freddi e lucidi tavoli in ferro, macchinette, e forni a microonde. Tra l'odore acre, il sottile strato di fumo che pizzica gli occhi, la sirena assordante e i bagliori dei lampeggianti rosso fuoco noto un paio di figure poco lontane da me.

E allora intuisco.
Ecco cosa ci faceva la mia foto nello studio del Professore.

Tolgo lo zainetto dalle spalle e corro lontano dalla sala mensa, con l'intento di tornarci più tardi.
Una svolta a destra, due a sinistra, trovato il bagno assumo velocemente l'antidoto temporaneo dell'aptx4869 e, con il cuore in gola e il fiato corto, indosso la camicia e i pantaloni tirati fuori dallo zaino.

Noto la nebbia grigia che inizia ad insinuarsi da sotto la fessura della porta del gabinetto, così torno in fretta in corridoio, un fazzoletto bianco premuto sulla bocca, finalmente pronta alla mia fine.

"Non scapperò dal mio destino, Kudo. Sono nata nell'organizzazione, e nell'organizzazione morirò."

Il rimbombo degli spari al piano di sopra rende l'area ancora più cupa. I corridoi, larghi appena 3 o 4 metri e lunghi centinaia di volte tanto, sono intasati dai fumi cenerini, colorati dalle rosse luci lampeggianti delle sirene.
L'allarme antincendio mi impedisce di sentire i suoni più leggeri, i passi, i sospiri.

Shiho! {Coai, Shinshi}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora