《Benvenuta nella sua nuova casa signorina Martorana. Qua lei imparerà la disciplina e se sarà abbastanza educata nel primo mese, potrà ricevere delle visite ogni giorno i prossimi tre mesi, ovvero il periodo di rieducazione che le hanno assegnato. Successivamente tornerà a Calvairate da suo fratello per un altro periodo di prova, altrimenti tornerà per i prossimi sei mesi da suo padre, nonostante le varie denunce. Ora si sistemi, poi ci raggiunga nelle cucine. Oggi lei preparerà il pranzo con altre sue compagne e compagni》
Sistemai i pochi libri che mi avevano consentito di portare nel comodino di legno marcio accanto al letto sfatto, sopra di esso c'erano delle lenzuola e la federa di un cuscino. Sistemai i miei vestiti in una parte dell'armadio enorme. C'era un'altra metà con scritto Erika, che doveva essere la mia nuova coinquilina. Feci il letto, per poi recarmi in cucina dove ricevetti un grembiule ed una cuffietta per i capelli. Mi presentai agli altri ragazzi, per poi dividere il lavoro con gli altri ed incominciare. In poco tempo, i pasti erano pronti ed i ragazzi vennero chiamati a mangiare. Servimmo tutto con cura e rispondemmo alle loro richieste, anche se fu difficile resistere ad ogni loro provocazione. Nel momento di riposo, parlai un po' con Erika. Aveva 16 anni ed era scappata di casa. Aveva i capelli neri, due occhi chiari ed un sorriso splendente. Era bassa e magrolina ed aveva un tatuaggio sul polso con una "F". La osservai per un po', poi i miei pensieri vennero interrotti dalla sua spiegazione. 《Federico è mio fratello, ha 20 anni e si è trasferito in America per studiare, è un genio. Studia psicologia. È l'unico che mi sapeva capire》disse nostalgica. 《Anche io ho un fratello. Si chiama Mirko e ha 19 anni. Vivevamo assieme con altri suoi due amici. Ci tiene tanto a me ed io l'ho tradito così e...》 e scoppiai a piangere. Erika non sapeva che fare, così iniziò ad accarezzarmi il braccio, poi la attirai tra le mie braccia. Mi ispirava fiducia. Dopo essermi calmata, ci recammo nelle aule per seguire le lezioni.
Diego.
Era passato solo un giorno, eppure mi sentivo vuoto e allo stesso tempo pieno. La casa sussurrava un silenzio che aveva la sua voce e la sua risata, mentre Mirko stava seduto sul tavolo con le carte del tribunale davanti a sé. Dall'altro lato, Mario leggeva il rapporto fatto dalla polizia mentre io rollavo sigarette e qualche canna, poi preparavo tisane e ordinavo cibi da asporto. Mi ero anche visto con Paolo per cercare di parlare da persona civile. Io ci avevo provato eh. Il riccio era tornato a casa con un occhio più che nero.
Nessuno riusciva più a dormire. Mi ero anche scordato di controllare il diabete. A quel pensiero, abbandonai i miei amici e presi gli aggeggi per controllare il mostro. Constantando che il livello era molto basso, mi iniettai dell'insulina, per poi tornare dentro a mangiare qualcosa.
Mirko, al mio ritorno in cucina stava telefonando tremante mentre Mario sedeva sul divano pensieroso.
《A te non manca Die'? Sai, detto così può sembrare che mi piaccia. Ma lei è come una sorella, una madre, una migliore amica. Certe volte è una rompipalle assurda, tipo quando ti chiede di portarla in libreria o al mc o a fare shopping o da Gionata, ma senza di lei si sta male. Chi fa casino la mattina in bagno? Chi canta a squarciagola le sue band strane? Chi ti prepara il pranzo? Chi fa la spesa? Chi ti dà consigli? Il pensiero che sia in un riformatorio mi mette i brividi. Lei non è cattiva. Sai perché ha aiutato Paolo? I soldi servivano per pagare le tasse e l'avvocato. Lo stipendio di Mirko è uno sputo e anche se si fosse messa a lavorare, cosa avrebbe fatto? La barista? Non avrebbe guadagnato nulla. La parrucchiera? Idem. Era l'unica via anche se la peggiore. Prima che ti conoscesse, prima che tu la aiutassi a migliorare in campo musicale, voleva mollare tutto, non si sentiva più lei. Sei stato una benedizione. Sei diverso da tutti noi e non solo per il diabete o i baffetti. Per lei hai un'aura speciale. Quando ti vede, si illumina. Quando sente la tua voce registrata, si apre in questo sorriso che ti giuro, non gliel'ho mai visto fare, neanche con Matteo. Sei speciale per lei Diego. Non sei come gli altri. Vuoi far sembrare così, ma non lo è. E so che anche tu provi qualcosa per lei, che ti senti di impazzire, ma qualcosa sta nascendo. Perché lei è diversa per te. Non la vuoi solo per sfizio. Vuoi la sua anima, le sue paure e le sue ansie. Vuoi plasmare i suoi difetti e trasformarli in pregi e vuoi rendere d'oro più di quanto già non lo siano i suoi pregi. Ora negherai tutto, ti conosco. Dirai che sarà solo una fissazione, te la farai e che lei è una come tante. Ma i tuoi occhi ti tradiscono. Così come le tue labbra ed il tuo sorriso. Diego ce ne siamo accorti tutti. È la tua benedizione anche lei, è il tuo miracolo pure lei. Lasciati andare. Anche lei ha paura di fidarsi, ma ripeto. Siete diversi per entrambi, sembrate due puntini neri in un foglio bianco. Pensaci. E tienitela stretta》Mario mi diede una pacca sulla spalle, per poi tornare dentro da Mirko, mentre mi accendevo una paglia e ripensavo alle sue parole.
Eleonora.
La sera, ci consegnarono i cellulari. Avevo un messaggio da Mirko dove mi scriveva che gli mancavo e uno da Diego. Era la nostra prima foto assieme. Era dopo la battaglia con Tornado. Avevo gli occhi lucidi e un sorrisone enorme. Diego aveva una mano intorno al mio fianco, mentre avevo la testa poggiata sulla sua spalla e mi guardava sorridendo con un bicchiere in mano. Mi aveva scritto qualcosa sotto.
È stato il nostro primo, ma non ultimo momento speciale assieme. Vorrei dirti che mi manchi, ma è troppo scontato ed ordinario. Torna presto.
Sorrisi commossa, mandandogli un semplice cuore, essendo senza parole.
Mario, invece, aveva mandato una foto del suo gattino con scritto
Manchi a lui e al suo padrone. Sii forte e torna presto.
Mandai anche a lui un cuore, per poi restituire il telefono e tornare in stanza, dove per tutta la notte io ed Erika parlammo delle nostre vite, sussurando per non svegliare gli altri e non essere giudicate.
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Deja vu/Izi
FanfictionSe si tiene davvero a qualcosa, l'ultimo tentativo è sempre il penultimo.