Capitolo 37

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Riccardo

La trovai davanti alla fermata Basilica di San Paolo con una sigaretta tra le dita di cui non aveva mai aspirato il fumo. La reggeva solamente tra indice e medio, guardandone ogni tanto la cenere che cadeva. Il filtro non era sporco del lucidalabbra rosa che si era spalmata sulle labbra rotonde.
Chiamai il suo nome dopo aver abbassato il finestrino. Suonare il clacson avrebbe fatto perdere di raffinatezza all'auto che conducevo.
Maddalena entrò avvolta da un alone fioco e caldo, mentre un freddo secco si aggrappava al cielo. <<Stavo pensando a quanto siano brutti tutti questi muri imbrattati.>>
<<Noi romani siamo colorati>> risposi.
<<Dovevi far colpo su Antonella con l'auto di Alessandro?>> L'arco delle sue sopracciglia si alzò sempre di più.
<<L'ho fatto.>>
<<Ma ora sei qui>> concluse. 
Avevo già schiacciato il piede sull'acceleratore e percorso tutta Via Gozzi sotto le luci dei lampioni che riverberavano ad intervalli sul parabrezza. Non sapevo dove dovessi accompagnarla, quindi imboccai la strada che portava a casa sua, rimanendo in un silenzio che sapeva di amarezza. Anche l'eco delle mie parole era intriso di malessere, e lei, con il suo solito acume, lo colse.
Si voltò a guardarmi. Per combattere la prepotenza del suo sguardo su di me, alzai il volume della radio.
<<Fermati.>>
<<Tra venti secondi siamo sotto casa tua. Mi fermo lì.>>
<<No>> ingiunse. <<Accosta ora.>>
Feci come mi disse e mi infilai nel cortile privato di un gruppo di alti palazzoni rossi. Parcheggiai davanti ad un garage ignorando il divieto di sosta e spensi il motore. Sarei rimasto lì solamente pochi istanti, giusto il tempo di ascoltare ciò che Maddalena aveva da dirmi. Dall'ultimo piano di uno degli edifici continuavano a cadere petali da cascate di fiori aggrovigliate attorno alla ringhiera del balcone.
<<Togliti tutto ciò che hai addosso. E' una pagliacciata questa messinscena. Guarda, hai anche il bavero piegato male. Sei bello quando sei te stesso.>>
Rimasi a fissarla interdetto finché lei, con un gesto brusco, non mi toccò la camicia quasi con sprezzo.
<<Vuoi che rimanga nudo?>>
<<Rimettiti ciò che avevi prima. Queste non sono cose tue...>> mormorò. 
<<Sono di Alessandro.>>
Lei alzò gli occhi blu al cielo. <<Spero che tu e il tuo bisogno di accettazione scenderete a compromessi, un giorno.>> 
Le gettai un'occhiata in cagnesco che sembrava il principio di un attacco isterico. In realtà, mi veniva solamente da piangere. <<Hai ragione: io e i miei nefandi propositi di piacere non siamo proprio tagliati per questa vita.>>
Mi slacciai la camicia e il Rolex, prima di sporgermi verso i sedili posteriori per recuperare la mia felpa blu. Mi pietrificai quando intravidi anche il mazzo di rose rosse racchiuso nell'oblio del buio. Lo presi tra le mani e glielo porsi. 

<<So che tu ami le campanule, ma...>>
<<Infatti.>> I suoi occhi indispettiti emisero una luce radiosa quando agguantò il mazzo, abbassò il finestrino e lo gettò sull'asfalto.
Rimanemmo a fissarci, mentre l'aria continuava a fluire dentro l'abitacolo e a colpirmi il petto rimasto nudo. Appoggiai i gomiti sul volante e mi presi la testa tra le mani. Se guardavo lontano, verso la strada, vedevo ragazze camminare con abiti discinti, barcollare su tacchi troppo alti. Sicuramente andavano al Goa, pensai. Se guardavo al mio fianco, vedevo una camicetta bianca, una gonna scampanata rossa e un paio di mani aperte sulle gambe come a nasconderle. Sembrava una coccinella, osservai.
<<Non sei un ripiego stasera, Maddalena>> mormorai. <<Io non riuscivo a stare con lei, perché...>>
<<Perché pensavi a me. Lo so.>>
<<Stavi andando da Alessandro?>>
Lei annuì.
<<Di notte? E' pericoloso quando devi fare il cambio dalla B alla A. Devi stare in guardia come una faina.>>

<<Lo so. Ma c'è poca gente nella metro a quest'ora. Quasi nessuno parla.>>

Sapevo che tragitto avrebbe fatto per raggiungerlo. Se fosse salita, anziché aspettarmi, sarebbe già scesa a Spagna e arrivata a Montemario.
<<Ti ci accompagno io. Se la mia serata è naufragata, non deve farlo anche la tua. Non sono così egoista>> proposi subito dopo, facendo per girare la chiave nel blocchetto d'accensione.
<<No.>> Maddalena mi strinse il polso. <<Voglio stare con te>> aggiunse con voce flebile.
<<E a lui che dirai?>>
<<Che Riccardo non c'entra nulla ed è troppo altruista per fargli un torto.>>
Aggrottai le sopracciglia. <<A cosa ti riferisci?>>
Maddalena mi osservò titubante per un momento, la sua bocca brulicante di parole non dette. Non riuscii a prevedere il suo movimento e, quando mi baciò, avevo ancora le mani sul volante. Le mie vene, sul collo e sulle braccia, iniziarono a pulsare come cavi roventi. Avevo nel petto un palloncino pronto ad esplodere. Il suo bacio fu leggero, ma lungo e pieno di bisogno. La sua mano aperta sulla mia guancia mi arrivò a sfiorare la punta dell'orecchio. Rabbrividii. Mi eccitò lo schiocco delle nostre bocche quando lei si allontanò. Tornò a rincantucciarsi sul suo sedile, avvampata in viso. Il lungo minuto che seguì lo passammo a guardarci. Non riuscivo a distinguere nemmeno una parola che ronzava dalla radio. Ma il mio fremito non riusciva a sbollire, quindi spensi i fari, slacciai la mia cintura, poi la sua, e l'attirai a me.
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Maddalena

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