Capitolo Trentotto.
Douglas's pov.
Il sole lentamente inizia ad illuminare le pareti della mia stanza, interrompendo il mio sonno. Apro gli occhi, sbatto ripetutamente mettendo a fuoco le immagini che mi circondando e, con l'aiuto dei gomiti mi alzo con il busto.
Mi porto una mano tra i capelli spostandoli dal mio viso ed osservo la mia stanza così piena di ricordi, ma allo stesso tempo vuota. Immagini di me ed Isobel stesi sul letto a baciarci, ridere e scherzare scorrono nella mia mente ed un senso di nostalgia si fa spazio dentro di me.
-Addio, amore mio- ha sussurrato, prima di correre via, lontano da me. Ho urlato con tutto il fiato che avevo in corpo e mi sono inginocchiato a terra piangendo, costringendo Hodge a trascinarmi nella mia stanza per tranquillizzarmi.
Mio padre mi ha detto che non lavorerà più a Palazzo; l'unica occasione che avevo di vederla è sfumata... ed è tutta colpa mia. Le avevo promesso una vita al mio fianco come mia sposa, mia Regina, madre dei miei figli ed ho rovinato tutto.
-Abbiamo bisogno della Francia dalla nostra parte, figliolo. I ribelli potrebbero compiere altre stragi e dobbiamo essere in grado di rispondere ai loro attacchi con un grande esercito. Che cosa vuoi che accada? Che uccidano altre persone? I prossimi ad essere uccisi brutalmente potrebbero essere dei contadini, la nostra servitù o, addirittura, un componente della nostra famiglia... e tu non vuoi che questo accada, vero figlio mio?- dopo le parole di mio padre non ho potuto far altro che accettare il matrimonio, per difendere i miei cittadini, la mia famiglia ed Isobel.
Prendo un respiro profondo e, preso da uno scatto di rabbia, scaravento gli oggetti presenti sul mobile al mio fianco per terra proprio mentre la porta si apre, rivelando la figura di Hodge.
-Maestà!- chiude la porta alle sue spalle e si avvicina a me. -Che cosa vi è successo? State bene?- chiede preoccupato afferrando il mio viso con entrambe le mani.
-Sto bene- con un movimento brusco del braccio lo allontano e mi asciugo una lacrima ribelle con il dorso della mano.
-Siete sicuro?- chiede nuovamente.
-Ho detto che sto bene, Hodge!- lo fulmino con lo sguardo alzando il tono della voce, ma subito me ne pento notando il suo sguardo abbassarsi.
Si avvicina all'armadio, afferra una camicia bianca ed un semplice pantalone e li appoggia delicatamente sul letto, prima di parlare. -Dobbiamo essere veloci: vostro padre vi attende nella sala pranzo per fare colazione e, dopo, dovrete recarvi nella sala grande, dove due sarti commissionati da sua Maestà prenderanno le vostre misure per il vostro abito da sposo- dice ed io annuisco, prima di alzarmi in piedi ed avvicinarmi a lui, in modo che possa vestirmi.
Mi sento terribilmente in colpa per come gli ho risposto.
Non dovevo farlo.
***
-Il mio lavoro è terminato, maestà. Il vostro abito sarà pronto in settimana- dice il sarto riponendo i suoi oggetti da lavoro all'interno di un sacco. -Con il vostro permesso- china il capo ed io annuisco distrattamente, dandogli il permesso di poter uscire, e scivolo a peso morto sul trono una volta da solo.
Rivolgo lo sguardo verso il soffitto e chiudo gli occhi, appoggiando la nuca sullo schienale, per riposarmi.
Voglio scappare; voglio andare nella casa lungo il fiume, restare con Isobel e vivere il nostro amore, lontano da tutti. Dalla mia famiglia, il titolo, i sudditi, i lord.
Mi passo una mano tra i capelli, stringendo la corona tra le dita, prima di gettarla a terra nello stesso momento in cui si apre la porta. Punto lo sguardo su di essa e vedo Hodge entrare, con lo sguardo rivolto su una lettera.
-Il Re di Fran...- inizia, ma quando alza gli occhi, di blocca notando la mia corona per terra e la mia espressione. -Maestà, che cosa vi succede?- mi chiede preoccupato avvicinandosi a me di corsa, lasciando la lettera su un tavolo.
Inizio a scuotere la testa e infilo le mani tra i capelli, tirando le radici. -I-Io... Non posso sposarmi, Hodge- ammetto, respirando profondamente prima di alzare lo sguardo su di lui.
Un tenero sorriso gli illumina il viso. -Siete soltanto nervoso, maestà. Quando vedrete la vostra sposa, vi tranquillizzerete- appoggia una mano sulla mia spalla ed io sospiro.
-No, Hodge- deglutisco. -Io non amo la Principessa Giselle, e mai lo farò-
-Che cosa state cercando di dirmi, maestà?- mi chiede inarcando le sopracciglia, confuso dalla mia confessione.
Prendo un respiro profondo, prima di rispondere. -Io sono innamorato di Isobel, solo lei, nessun altro- ammetto ed un sorriso si forma sulle mie labbra, quando un immagine di noi due mi torna in mente.
Noto un'espressione confusa e sconvolta farsi spazio sul suo viso. -Isobel?- chiede ed io annuisco. -Voi non sap...- viene interrotto dalla porta che si spalanca improvvisamente rivelando la figura di un domestico, il quale china il capo alla mia presenza.
-Il Re di Francia è arrivato, meastà. Vostro padre mi ha chiesto di dirvi di raggiungerlo all'ingresso- dice ed io annuisco, prima di cacciarlo dalla sala con uno sguardo annoiato ed un gesto brusco della mano.
Sto per dire ad Hodge che non raggiungerò la mia famiglia, ma vengo preceduto. -Maestà, voi siete il futuro Re d'Inghilterra ed avete bisogno di una compagna in grado di governare un paese come il nostro. I sentimenti, non sono importanti per questioni del genere, il punto è formare un'alleanza per proteggere il paese. Con il passare del tempo riuscirete ad amare la Principessa Giselle, siete ancora giovane per sapere il significato della parola <amore>- dice ed io dischiudo le labbra, non sapendo che cosa dire. -Non pensate ad altro che possa confondervi dal vostro scopo, raggiungiamo la vostra famiglia- colpisce dolcemente la mia guancia con la mano, prima di darmi le spalle.
-No... Non voglio vivere in questo modo- sussurro, mentre gli occhi iniziano a pizzicare a causa delle lacrime trattenute.
-Guardatemi- afferra il mio viso con entrambe le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi. -Ho giducia in voi; sono sicuro che riuscirete a superare qualsiasi ostacolo che comparirà nel vostro cammino-***
Le carrozze si fermano davanti all'entrata, una dietro l'altra. Accanto a mio padre, con lo sguardo impassibile fisso davanti a me, attendo l'uscita dei reali di Francia.
Il primo a scendere è il Re con l'aiuto dei cocchiere; sorride, si avvicinarsi ai miei genitori ed abbracciarli, per poi rivolgersi a me, dandomi una pacca sulla spalla. Ricambio con un inchino.
Maximilian scende dalla carrozza guardandosi intorno con un sorriso, prima di rivolgersi alla mia famiglia. S'inchina. -Maestà, è un piacere essere tornato- dice ed io stringo le mani in dei pugni facendo diventare le nocche bianche dalla rabbia.
Non ho dimenticato che cosa ha fatto ad Isobel.
Punta lo sguardo su di me e restiamo dei secondi a fissarci impassibili, senza emozione. Scuote la testa con un sospiro e porge una mano alla sorella, aiutandola a scendere.
I capelli dorati sono raccolti ordinatamente, i suoi occhi brillano quando incontra i miei e le sue labbra sono sollevate in un sorriso, che mostra i denti bianchi ed un vestito rosa pallido fascia perfettamente il suo corpo snello. Saluta i miei genitori con un inchino, per poi rivolgersi a me.
-Maestà- il sorriso si allarga e solleva i lembi del vestito, facendo un riverenza. M'inchino, prima di afferrare una sua mano e lasciarci un bacio, gesto che le fa trattenere il respiro.
Alzo lo sguardo e spalanco gli occhi, quando vengo colpito in pieno viso dalla verità.
Giselle è innamorata di me...
... Ed io non potrò mai ricambiare i suoi sentimenti.
***
Buonasera lettrici!
Scusate il ritardo, ma sono stata impegnata, come ho detto nel capitolo precedente, con gli esami di maturità.
Aah, non vedo l'ora che tutto questo stress finisca!
Ma, tornando al capitolo; spero con tutto il cuore che vi piaccia e lasciate un commento e/o un voto per farmi sapere che cosa ne pensate.
È un capitolo interamente dal punto di vista di Douglas. Che cosa ne pensate di lui? E di Giselle, Max e Hodge?
Alla prossima,
needacurlyboy x
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Il Principe E La Serva.
RomanceEra il 1608 quando il Principe Douglas tornò dal suo viaggio in Francia. Tutti dal più ricco al più povero non vedevano l'ora di rivederlo, di abbracciarlo. Una di queste era Isobel, una serva e dama da compagnia della Principessina Elena, figlia de...