2

413 41 18
                                    

Iron Man non stava bene, Tony, non stava bene. Perché ormai era da tempo che non si vedeva Iron Man sfrecciare per i cieli della città a vegliare sul prossimo, e Steve credeva che ormai fosse parte del passato di quell'uomo seduto davanti a lui, a fissare il vuoto con gli occhi fissi e iniettati di sangue.
La scrivania che prima era posta al centro della stanza ora non c'era più, lo studio adesso era composto dalla sedia girevole di dubbia utilità, qualche cartaccia appallottolata ai piedi di un cestino pieno e delle penne senza tappo sul pavimento impolverito e pieno di cartoni di pizza, con residui di croste sparsi ovunque, accompagnati da lattine di birra e mozziconi di sigari spenti.
Steve non poteva credere ai suoi occhi, non poteva lasciarlo solo un attimo che Tony non perdeva tempo a ritornare nel baratro della disperazione e autocommiserazione. Uno scenario davvero triste per gli occhi di chi lo vedeva: l'uomo era trascurato, Steve era quasi sicuro di averlo lasciato proprio mentre indossava quegli abiti, gli stessi abiti che durante le due settimane prima del suo ritorno, Tony non si era mai sfilato nemmeno per farsi una doccia. E adesso il Capitano, mentre lo vedeva rannicchiato nella sua poltrona girevole, scalzo, a farsi caldo con una vestaglia e a stropicciarsi gli occhi per tenersi sveglio, veniva inondato dai sensi di colpa.

Come aveva potuto abbandonarlo a   stesso in quel modo ?

Fece un passo in avanti, Tony ritornò alla realtà e abbandonò il suo sogno ad occhi aperti per dedicare la sua attenzione a ciò che aveva fatto rumore e lo aveva interrotto: Cap che attraversava la stanza e camminava verso di lui.
Era incredulo, quasi non si fosse accorto per tutto quel tempo che Steve fosse li, e forse ne stava dubitando anche adesso.
«Tony, ma che hai combinato in questa stanza?»
Tony rimase in quella posizione senza scomporsi, poi prese fiato e cercò di rispondergli, senza alcun successo
«Non posso lasciarti solo un attimo, si può sapere che ti passa per la testa? Dov'è Sasha? Non avrei mai dovuto permettere che restasse da sola con te. Povera bambina,  hai preferito isolarti dal resto del mondo e chiuderti qui dentro fino al mio arrivo al posto di legare con tua figlia, dico bene?»
Steve fu interrotto dal rumore di una porta che andò a sbattere violentemente, a seguire dei passi svelti e corti, di una bambina col fiato affannoso che non vedeva l'ora di stringerlo tra le braccia.
«Steve! Sei tornato!»
Gli si lanciò addosso, ma per Steve non fu difficile attutire la sua presa, ricambiando l'abbraccio e sollevandola sorridente, felice altrettanto anche lui di rivederla
«Si, piccola, come sei stata? Questo barbone ti ha dato da mangiare e si è preso cura di te come era in suo dovere?»
Le chiese, preoccupato.
Sasha annuí, senza perdere il sorriso a trenta denti stampato sul viso.
«Bene, bene, più tardi andiamo a fare un giro in moto io e te, ora lasciami discutere con Tony.»
Sasha annuí ancora, poi lasciò la stanza così come ci era arrivata.
Correndo e sbattendo la porta.

«Nessuno.» disse Tony, ancora perso fra i suoi pensieri, la voce rauca, di chi non parlava da giorni.

«Come?» chiese Steve, confuso.
«È questo, quello che sono, tolta l'armatura...» rispose, poi alzò lo sguardo, e lo incrociò con il suo
«...Nessuno.» ripetè. 

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 18, 2017 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Extremis 3.0 (Stony) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora