2. FACCIA A FACCIA

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In seguito ai festeggiamenti, Draco venne accompagnato nelle stanze degli ospiti, da Tort, figlio di Sacker e suo nuovo elfo personale.

Rimasto solo, si slacciò il mantello e si distese sull'enorme letto a baldacchino che troneggiava nella camera.

Rivedere suo padre e mentirgli non era stato affatto difficile per lui, abituato a fingere, da quando era poco più di un moccioso; non facile, invece, era stato tornare nel castello dei nonni Black, dove lui e sua madre trascorrevano le estati.

Narcissa Black non era mai stata una madre comune, sdolcinata o affettuosa, ma in quei periodi di vacanza, lontano da Malfoy Manor, Draco l'aveva vista più volte sorridere e anche tentare dei timidi approcci nei suoi confronti.

Per molti anni aveva pensato che la donna che l'aveva messo al mondo non lo amasse, come non lo amava suo padre, ma in seguito al suo sacrificio, aveva compreso che anche lei era una vittima. Una vittima del nome, delle circostanze e soprattutto di quel mostro di Voldemort che costringeva i maghi e le streghe a schierarsi tra buoni o cattivi.

Perso in quei pensieri e in tristi ricordi, Draco si addormentò, ridestandosi solamente verso le tre del mattino.

Quando si sentì abbastanza lucido, si alzò e tentando di non fare il minimo rumore si diresse verso i sotterranei del castello.

Giunto nella prigione della Granger, la trovò ancora accasciata nel punto in cui l'aveva vista quel pomeriggio.

Lentamente si avvicinò e toccandole una spalla cercò di svegliarla.

"Granger svegliati" sussurrò piano.

In un gesto fulmineo, la giovane strega spalancò gli occhi, afferrò. con la poca forza che le rimaneva. il polso di Draco e gli sfilò la bacchetta che era custodita nella tasca del mantello.

"Mossa molto stupida Malfoy. La prima regola è non abbassare mai la guardia di fronte al nemico, anche se il nemico sembra morto" disse la brunetta, tenendo puntata la bacchetta alla gola del serpeverde.

Draco per tutta risposta, si passò la mano libera tra i cortissimi capelli e sedendosi per terra accanto a lei, spiegò: "Mezzosangue avresti ragione se io fossi davvero il nemico. Nella tasca interna del mio mantello troverai un regalo per te"

"E chi mi assicura che non mi stai dicendo questo per poterti riprendere la bacchetta" fece Hermione sospettosa.

"Non hai certo bisogno di consigli So-Tutto-Io, ma puoi sempre immobilizzarmi e prendere quello che devi" ribatté pacatamente il biondo.

La grifoncina fece come suggerito e dalla tasca del mantello estrasse un piccolo accendino, il suo accellendino, gemello di quello che aveva regalato a Harry, il 31 luglio, per il suo compleanno.

Quell'oggetto funzionava come un comunissimo accendino babbano, ma quando la fiamma si sprigionava, si poteva usare come un camino magico che ti faceva vedere e parlare con la persona che possedeva il suo doppio.

"Chi te l'ha dato?" domandò sorpresa a Malfoy Junior, dopo averlo liberato dall'incantesimo delle pastoie.

"Indovina?" replicò sarcastico il giovane mago.

Premendo di più la bacchetta sulla candida pelle di Draco, Hermione ringhiò:"Non farmi perdere la pazienza! O mi dici subito come fai ad avere il mio accellendino o te ne pentirai"

Con voce annoiata Draco disse: "Me l'ha dato il tuo amico Potter e se non ci credi puoi sempre chiederlo direttamente a lui"

La brunetta trascinandosi a fatica lontano dal serpente, con la bacchetta si ripulì alla meglio e trepidante accese la fiamma, pronunciando il nome del suo migliore amico.

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