No Longer Human

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            Esiste qualcosa in grado di corrodere lo spirito più dei ricordi di un passato dipinto di sfumature rosso sangue? Più del veleno mortale dell'ombra di ciò che si era e delle azioni che ormai non si possono più cancellare? Le parole vengono dimenticate, ma i gesti rimangono come marchi a fuoco nell'animo umano. Si imprimono nel nostro essere e ci rendono quello che siamo, a volte facendoci affogare soli in un oceano di rimorsi, a volte tendendoci la mano per risalire da quello stesso oceano all'apparenza sconfinato e senza via di salvezza. È un'oscurità che avvolge ogni sentimento, una lugubre realtà che appanna il giudizio di chi ha la sfortuna di annegare in essa. Non è altro che l'eco dei demoni che ci portiamo appresso, pesanti sulla coscienza come un macigno che siamo costretti a trascinare per tutta la vita, in grado a volte di rivelare memorie rimaste seppellite in un angolo del cuore.
          
            Chuuya aveva visto più volte quel riflesso, quel buio dell'anima specchiato negli occhi di Dazai, il suo ormai ex-partner. Era la tenebra di cui i nemici avevano terrore e anche l'unico modo che aveva per comprendere colui che per lungo tempo aveva lavorato al suo fianco. Annegando in quella tetra corruzione che a volte sapeva essere più sincera di mille parole o gesti, Chuuya aveva imparato a riconoscere molte sfumature, nessuna delle quali però somigliava a sentimenti che avrebbero potuto rendere il ritratto decadente di quel giovane diavolo qualcosa che ricordasse anche solo lontanamente la normale figura di un semplice diciottenne che affrontava la vita.

            Dazai in fondo era sempre stato un enigma irrisolvibile.
            Un enigma che un giorno sparì dalla vita di Chuuya, ricomparendo tempo dopo come una supplizio che non avrebbe mai smesso di torturarlo.

            Nonostante fossero passati anni da quando il demoniaco prodigio aveva tradito la Port Mafia, il profondo baratro che quest'ultimo aveva dentro di sé era ancora leggibile nei suoi occhi, più cupo che mai. Era diventato più difficile scorgerlo, forse perché Dazai con il trascorrere del tempo aveva sviluppato una certa abilità nel nasconderlo, ma a Chuuya era bastato un singolo incontro per sapere che era ancora lì, nero come la bestia che ne divorava lo spirito da quando era nato. Forse Dazai sarebbe per sempre rimasto qualcosa di incomprensibile per tutti, ma era quello sguardo pieno di ombre scure che ancora una volta aveva dato a Chuuya la certezza di quanto in realtà le vere ferite del suo vecchio compagno non fossero tra le infinite cicatrici che aveva sul corpo; era la prova concreta di quanto fosse dilaniato e corrotto dall'interno, probabilmente per la consapevolezza di qualcosa che il giovane mafioso dagli occhi limpidi e azzurri come il ghiaccio non avrebbe potuto comprendere, una verità che avrebbe per sempre ignorato.

            Dopo quella fatidica notte di quattro anni prima si era vociferato di come la Soukoku fosse finita per sempre, distrutta da eventi che non avrebbero mai potuto essere cancellati. Chiunque in passato aveva ipotizzato che nessuno avrebbe più incrociato l'abisso negli occhi di Dazai da vicino, in modo talmente pericoloso e ipnotizzante da perdersi e sprofondare in esso come era solito fare Chuuya. Gli stessi membri della Soukoku avevano creduto che da lì in poi non avrebbero mai più sentito pronunciare quell’infausto appellativo con cui i due erano soliti essere chiamati, quel nome che era sempre stato portatore di veemenza e distruzione.
            Eppure, forse per colpa della crudele ironia di una sorte avversa, i due si erano trovati di nuovo faccia a faccia, riesumando l'ombra di un ricordo fin troppo reale che era tornato ad assillare il loro presente con brutalità.

            Chi mai avrebbe pensato che l'eco dei demoni racchiusi in uno sguardo li avrebbe attratti ancora una volta, come in quel passato dipinto di sfumature rosso sangue che avevano vissuto insieme?


            «Se tu morissi davvero sarebbe tutto molto più facile.»

            Solo un sorrisetto appena accennato era stata la risposta a quella frase. Dazai si era presentato in piena notte come un fantasma, bussando alla porta di Chuuya con l'irritante insistenza che di solito lo caratterizzava, nonostante le condizioni in cui versava in quel preciso istante. Un taglio ancora aperto e sanguinante brillava infatti sulle sue labbra pallide; aveva lividi sulla guancia e vicino all'occhio destro – non sarebbe stata una sorpresa se si fosse fatto prendere a pugni senza reagire – ed era impossibile non notare la forte puzza di alcol che ancora impregnava i suoi abiti umidi, emanando un pungente odore di sakè che faceva pizzicare fastidiosamente le narici.
            Come ogni occasione in cui riusciva in qualche modo a trascinarsi di fronte a quella soglia, Dazai non parlò, limitandosi a fissare Chuuya con occhi colmi di qualcosa che quest'ultimo scorse e riconobbe subito, abituato com'era a decifrare quel barlume di follia che illuminava un volto che tutti avrebbero considerato quello di un classico ubriaco. Era uno spettacolo miserabile, che contrastava però con l'intensità con cui il ragazzo che rimaneva appoggiato stancamente allo stipite della porta trafiggeva il proprio ex-partner.

No Longer Human || SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora