Parte 1

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Ero qui a New York da una settimana già, ma non mi ero per niente adattata al nuovo ambiente che mi circondava, al caos delle macchine che giravano per la città o anche semplicemente al fatto di essere in una città così grande. Ero abituata al mio piccolo dolce paesino di campagna sperduto in Russia, con il mio adorato cavallo ed i miei cani... almeno Bobo è venuto con me.
Fisso il soffitto, sbuffando pesantemente, quest'albergo è anche fin troppo lussuoso per i miei gusti, non sono abituata a cose così. Volto lo sguardo verso l'orologio,  sono le 9:15 e tra esattamente altri quindici minuti qualcuno verrà a portarmi la colazione in camera nonostante io abbia più volte espresso il desiderio di prenderla nel ristorante dell'hotel come ogni comune mortale, ma non se ne parla per il mio datore di lavoro. 
Mi alzo, sento la testa pesante, a confermare il fatto che avessi dormito poco e niente e pure male. Il condizionatore acceso nella mia camera mi impedisce di sentire il caldo soffocante che c'è fuori, ma lo spengo per potermi già abituare alla temperatura esterna. Non vedo l'ora di andare in palestra e fare le solite chiacchierate Derek, il mio istruttore, mentre corro sul tapis roulant anche per ore. 
Sento bussare alla porta mentre mi lego i capelli, il mio sguardo saetta in quella direzione e mi appresto ad invitare la persona che ha bussato in camera. Sicuramente una cameriera o cameriere che mi ha portato la colazione visto l'orario, sorrido alla ragazza che mi sta lasciando la colazione sul tavolino, sembra così giovane ed io quasi mi dimentico di darle la mancia mentre mi perdo a fissare i suoi occhi così chiari.

«Grazie mille!» Mi ringrazia con euforia appena le do la banconota in mano, probabilmente non ha avuto mance così alte prima. 

Le sorrido guardandola andare via, doveva essere davvero molto giovane.
Mi accomodo sul divanetto a gustare la mia colazione, le cose sembrano fatte tutte sul momento visto il calore che emanano, penso dovrei aspettare un po' se non voglio ustionarmi la lingua.
Lo schermo del mio telefono si illumina ed un din interrompe il silenzio della stanza, un messaggio da parte di Derek il quale mi informa di avere l'influenza e che quindi lo sostituirà un suo collega di nome Christian, mi informa in oltre che è anche un tipo abbastanza burbero ed antipatico il che mi fa ridere, ma subito mi dispiaccio del fatto che non ci sarà lui col suo solito sorriso e i modi di fare giocosi ma questo tizio che non sembra mister simpatia dalla descrizione. 
Si prospetta una giornata mooolto lunga.

***

Scendo dal taxi dopo aver pagato il tassista e mi ritrovo davanti all'enorme palestra, il fatto che Derek non ci sia mi intristisce dato che è l'unico amico che sono riuscita a farmi qui in America. Magari questo tipo non è poi così terribile come me l'ha descritto lui... oppure gli sta semplicemente antipatico, tutto da vedere.
Entro e il fresco del condizionatore mi colpisce subito facendomi rabbrividire, mostro la mia tessera alla ragazza della reception e subito mi apre le porte per potermi far accedere alla palestra, ma prima di entrare le voglio chiedere chi sia il mio allenatore di oggi.

«Scusi sono stata informata che oggi Derek non ci sarà e che lo sostituisce un certo Christian...» Ma non faccio in tempo a concludere la mia frase che chiude la porta.

Brutta stronza.
Mi guardo in torno col mio borsone in mano e mi avvio verso gli spogliatoi per potermi cambiare e poterlo lasciare in uno degli armadietti. Alcuni sguardi ovviamente femminili mi scrutano, mi stanno letteralmente guardando male e stanno anche bisbigliando qualcosa riguardo me, la cosa mi infastidisce e mi imbarazza allo stesso tempo. Probabilmente staranno dicendo che mi sono sicuramente rifatta le tette o che è impossibile che la mia vita sia così stretta naturalmente, senza sapere che invece non ho niente di finto sul mio corpo, non ho neanche tatuaggi o piercing: i miei genitori mai lo avrebbero permesso.
Indosso il mio top sportivo ed i miei pantaloncini davanti ai loro occhi scrutatori ed invidiosi, mi allaccio le scarpe da corsa fluorescenti che mi aveva regalato mia sorella più grande un anno fa e che mai avevo utilizzato. Forse dovrei aggiustarmi la coda di cavallo, ma non importa più di tanto visto che dopo mi farò la doccia sicuramente.
Infilo la chiave dell'armadietto in tasca una volta chiuso quest'ultimo e mi appresto ad uscire dallo spogliatoio, mi guardo in torno non avendo idea di chi fosse il mio allenatore per oggi, quindi fermo un istruttore a caso che mi informa lui fosse nella stanza del ring ad allenare un ragazzo e che presto sarebbe arrivato.
Decido di andare nella stanza del ring a vedere gli ultimi istanti della lezione di boxe di questo Christian, è poco illuminato ed è anche abbastanza sporco. La stanza è fredda e vuota con il solo rialzo del ring al centro, guardo i due uomini su questo e quello più muscoloso mi è di spalle con i guantoni piatti a far tirare pugni al ragazzo che aveva davanti. Capii subito chi dei due fosse l'istruttore, non che ci fosse qualche dubbio anche soltanto guardandoli. Non riuscivo però a vedere il suo viso visto che mi dava le spalle, il ragazzo che sta tirando pugni si distrae a guardarmi il che mi fa arrossire ed abbassare lo sguardo. Christian gli da uno schiaffo coi guantoni dietro la nuca riprendendo la sua attenzione.

«Perché ti sei distratto?» Gli domanda freddo ed il ragazzo, più giovane di lui sicuramente, mi indica con lo sguardo facendolo voltare nella mia direzione. «Pensi di poterti far distrarre da una ragazza sexy durante un combattimento? Forza riprendi!»   

Il suo commento mi fa diventare ancora più paonazza. Sexy? Mai nessuno mi aveva chiamata così prima, tranne... scuoto la testa scacciando quell'orrendo pensiero da me. 
Sento dire da Christian che la lezione è finita e che dunque il ragazzo può andarsene, salta giù dal ring e mi viene incontro. Probabilmente lo sto fissando in modo strano, ma giuro di non aver mai visto un ragazzo più bello prima d'ora, accenna un sorriso forzatissimo appena mi è di fronte e sono costretta ad alzare lo sguardo verso l'alto, è altissimo... 

«Sei tu Valènti?» Mi domanda. 

Ha appena sbagliato la pronuncia del mio nome, fantastico.

«Si pronuncia Vàlenti.»  Lo correggo subito, ipnotizzata ed intimidita dai suoi occhi.«Sì, sono io.»

Our Beauty Strange LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora