Un importante scelta

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Aslan quella mattina si era svegliato molto presto, con una brutta sensazione sulla bocca dello stomaco, un vuoto all'altezza del petto e un certo disagio nell'aria.
Ormai andava avanti così da un po' di tempo, non si sentiva più sereno, avvertiva un qualcosa di...
Non sapeva spiegarselo, ma come ogni giorno, posò la mano accanto a se e sentì quel lato del letto freddo ed intatto, a ricordargli la brutta e tormentata realtà.
Sapeva che tutto quello derivava da una sua colpa, ma non poteva farci niente, anche lui era umano e aveva le sue paure, voleva tempo e il suo compagno non lo capiva, pensando che fosse appunto il contrario.
Lui invece capiva eccome, ci aveva pensato tante volte, ma aveva eclissato sempre l'argomento proprio per paura.
Non poteva però immaginare, che ignorare un ipotesi, potesse rovinare il suo matrimonio ed allontanare la persona che custodiva il suo cuore.
Proprio per questo si sentiva sempre più vuoto ogni giorno che passava, perché ogni volta il suo uomo faceva un passo più lontano da lui.
Al mattino si alzava, si sentiva uno schifo, lo guardava passare la giornata in casa, non mangiava, cercava un contatto con lui che gli veniva negato e tornava a letto stremato, come se avesse fatto le mille fatiche di questo mondo, come se gli mancasse quel qualcosa per vivere.
Aveva addirittura pianto una volta, e Cyrus se ne era accorto, aveva dormito con lui per quella notte, ma al mattino seguente si era ripetuta quella maschera di indifferenza e trasparenza verso di lui. Come se non esistesse, vedesse, sentisse nulla.
Come ci riusciva non se lo spiegava, semplicemente lui non ce la faceva, si sentiva impotente, confuso e mortificato ma non a tal punto da allontanarlo da se, anzi, forse ne aveva bisogno più che mai.
Si alzò per andare in cucina e li lo vide con una tazza in mano fumante, seduto sulla soglia del balcone, perso nei suoi pensieri.
Erano due notti che non dormiva con lui, ma tornava comunque al mattino.
Aveva paura che si fosse trovato qualcuno che lo sostituisse, ma era possibile buttare all'aria una vita d'amore come la loro così facilmente? Non voleva proprio pensarci.
Trovò del caffè caldo anche per lui e mentre se ne versava nella tazza, il suo mostro di telefono cominciò a squillare interrompendo quel silenzio pesante come un macigno.
-Si?-
-Ehi Aslan!-
-Mark, buongiorno- in quel momento, poté giurare di aver visto il marito tendersi come una corda di violino.
Una reazione finalmente.
-Buongiorno amico, va tutto bene?-
-Non c'è male, tu?-
-Alla grande come sempre. Senti, tu lo sai che io ti chiamo sempre quando c'è la possibilità di andare a fare qualche follia vero?-
-Spara- dissi sospirando.
-Ti sento un po' giu, sicuro di stare bene?-
-Si Mark, parla- lo rassicurò.
-Okay, comunque uno di quegli attori hollywoodiani straricchi, ha deciso di fare una sorpresa alla moglie per il loro anniversario e indovina chi è il suo vecchio gruppo preferito?-
-Noi?- disse ovvio.
-Esatto!- rispose entusiasta -Quindi ci paga bei soldoni se andiamo, suoniamo, stringiamo la mano alla sua bella donna e torniamo- concluse euforico.
-Non mi interessano i bei soldoni Mark, io di certo non ne sono sempre in cerca come te che sperperi tutti i tuoi averi come un ragazzino viziato- borbotto.
Vide Cyrus accennare un sorriso, come soddisfatto della sua risposta.
-Gia, ehi, non tutti sono fortunati come te in amore-
-Non è questione di fortuna la tua, è la testa che non va come dovrebbe- ridacchio.
-Ehi, non essere cattivo col tuo migliore amico! Perché non mi dici che hai? Ti sento letteralmente sputare veleno ad ogni lettera-
-È sempre quello il problema, Mark-
-Oh, cazzo, poi mi biasimi se vado a Troie?-
-Quanto sei rozzo-
-E tu fai il principino di sto cazzo. Senti cazzone dal bel culo, facciamo così, dici alla tua bella donzella che parti, ti schiarisci le idee e al tuo ritorno deciderete che fare. Ti farà bene sentirti un po' libero, scommetto che al momento ti riempi di sensi di colpa e ti senti quasi costretto, come se la via della soluzione fosse una sola.- recita.
-Sei un cretino, ma stranamente saggio- sospiro.
Era per quello che era il suo migliore amico da sempre, nonché la sua spalla destra, faceva il cretino, ma non lo era.
Finalmente si sentiva un po'meglio.
-Grazie fratello, si parte domani mattina all'alba, ti passo a prendere come sempre!-
Attacca senza neanche dargli l'opportunità di rifiutare. Forse era meglio lasciar perdere per stavolta...
-Quanto?- sentì sbottare.
Ecco, lo sapeva. Non avrebbe retto un' altra partenza.
-Quanto cosa?- fece finta di non capire.
-Quanto cazzo starai fuori stavolta?- si alzò fronteggiandolo.
-Non lo so, non me lo ha detto, ma...-
-Ma un cazzo! Tu invece di affrontarli i problemi, scappi!-
-E come cazzo li dovrei affrontare i problemi secondo te? Adottando un bambino!?- sputò esasperato.
Non voleva arrabbiarsi, non voleva discuterne, poteva pensare di lui che scappasse dal loro problema, ma in quel momento si sentiva solo fragile e voleva il suo amore ed appoggio, non cieca incomprensione, non poteva realmente pensare ai propri desideri senza capire le sue motivazioni.
Era da mesi ormai che si era alzato quel polverone, erano finiti a parlare del loro futuro ed inevitabilmente erano usciti fuori "i Figli"!
Il suo lavoro quindi non andava più bene, avrebbe dovuto rinunciare alle partenze improvvise, perché il bambino non poteva avere un padre assente. Il problema di Aslan però non era tanto il lavoro, avrebbe anche potuto non suonare più, ma lui aveva vera e proprio paura di prendere sotto le sue cure un bambino. Comportava enormi sacrifici, maturità, discrezione, ordine, prontezza... Lui non aveva niente di tutto quello, era un trentenne con la testa da ventenne, ancora troppo avido di libertà e spensieratezza per poter stare dietro ad un bambino. Pensandoci bene però aveva capito che la sua era una scusa, aveva solo paura di non essere all'altezza, di non essere portato per crescere un marmocchio. Lui? Non sapeva gestire se stesso, come poteva formare un esserino? Aiutarlo nei suoi bisogni, nella vita, nei sogni, a scuola...
Non era fattibile per lui.
Cyrus era di tutt'altro avviso, insieme avrebbero potuto averne anche più di uno, che Aslan si sarebbe innamorato e sarebbe diventato uno di quei padri super amorevoli, pensava gia ad una vita con piccoli tornadi scorrazzanti per casa.
Tanto che alla domanda "Tu non ci avevi mai pensato?" la sua espressione aveva lasciato intendere un grande NO e la delusione di Cyrus era stata tanta. Il suo sguardo, in quel momento rotto, aveva crepato il suo cuore, facendolo sentire un vero schifo, ma allo stesso tempo aveva capito in quel momento che ci aveva pensato eccome, solo che si era sempre precluso il pensiero proprio per convinzione di non potere. Il dopo è stato un continuo scendere verso il nulla.
-Mi stai dicendo che non avremo figli?-
-Non ho detto questo amore, semplicemente non avevo mai preso sul serio l'ipotesi- ma a lui come risposta non bastava.
-Aslan, avremo mai figli?-
-Non lo so tesoro, tu ne vuoi?- sospirai.
-Mi sembra ovvio, la vera domanda è "Tu li vuoi?"-
-Non ne ho la più pallida idea, ti ripeto, non ci ho mai pensato realmente...-
-Non c'è niente da pensare, se stai bene con me o vuoi una famiglia, o sei il tipo di uomo che si accontenta della coppia-
-Come sei estremista- borbottai senza pensare.
-Non sono estremista cazzo!- finì per urlare -Abbiamo progetti diversi, lo capisci che non è semplice?-
-Come se la vita in se non lo fosse tutti i giorni-
-Cazzo Aslan, sii per una volta nella tua vita maturo, pensa con quello che hai in testa e non quello che hai in mezzo alle cosce, santo cielo!- imprecò fuori di se.
-Io ho ragionato fin troppo nella mia vita, sono stanco di dover sempre pensare a qualcosa, di dover farmi in quattro per qualcuno! Questa è la mia cazzo di vita e me la voglio godere come voglio!- e forse qui è stato il momento in cui tutto si è realmente rotto.
-Ma davvero!? Sei solo un egoista! Hai sempre fatto tutto ciò che ti piace nella tua vita, scavalcando sopra i tuoi genitori per inseguire i tuoi sogni, sei stato uno stronzo che pensava solo al proprio piacere mentre io ti correvo dietro! Se sei così frustrato dalla vita e vuoi continuare a fare quello che vuoi senza badare a nulla, che diavolo mi hai sposato a fare!!!- urlò con le lacrime a gli occhi.
-Lo sai benissimo perché ti ho sposato Cyrus, non mettere in discussione quello che provo per te, ma stai facendo di un discorso un dramma!-
-Questo non è un semplice discorso, stiamo parlando di noi! Delle nostre divergenze, di un problema!-
-Io questo problema non lo vedo, ho solo bisogni di pensarci- parlai infine, calmandomi e avviandomi verso la porta, desiderando solo di scappare via, il più lontano possibile.
-E se deciderai di non volerne io che dovrò fare, eh, Aslan?- mormorò stringendosi la maglia all'altezza del cuore, continuando a cacciare lacrimoni che si infrangevano al suolo come pioggia.
-Non lo so, non saprei che dirti- dissi prima di sparire nel corridoio, sentendolo dietro di me disperarsi dal dolore.
Si sentiva male dal dolore al petto che provava quella notte, tanto da rimettere, ma non riusciva davvero a scendere l'idea di aver sputato parole che non pensava verso la sua metà per un discorso risolvibile. Era stato stupido, avrebbe dovuto spiegargli la sua paura, forse avrebbe capito e insieme avrebbero trovato la soluzione, ma non riusciva ad uscire dalla stanza per andare a parlargli e dirgli che era solo uno stupido con mille dubbi e paure. Così, come un ladro, se ne andò di casa e tornò solo cinque giorni dopo, apparentemente sereno, ma mortalmente a terra, con mille sensi di colpa ad alleggiargli intorno ogni volta che vedeva il marito girare come uno zombi per la casa. Poi la situazione si era capovolta, Cyrus era diventato scostante, irritabile, arrabbiato e freddo, mentre Aslan aveva iniziato a mostrarsi per quello che era. Spaventato.
Cyrus però, sembrava aver eretto dei grossi muri attorno a lui, ogni qual volta provava a rivolgergli la parola, faceva finta di non sentirlo e quando aveva provato a parlargli aveva fatto finta di non voler capire.
Aslan a quel punto si sentiva quasi costretto a dover prendere con se un bambino solo per far felice il compagno e questo non gli andava giù. Non avrebbero accolto una creatura in casa solo per un suo capriccio, se lo avessero fatto, sarebbe solo stato quando entrambi avessero risolto, chiarito e messi d'accordo di prendere con se un pargolo.
-Non ho mai detto questo- sussurrò con voce rotta.
-NO?- urlai -A me invece sembra che mi tieni con le spalle al muro, ho tentato di parlare e chiarire, ma hai fatto finta di non vedermi e non capirmi, allora spiegami che diavolo devo fare per riaverti con me, dalla mia parte!- tremai anche io rotto dal pianto -Sono scappato, è vero, ma ho lottato contro me stesso e mi sono messo in discussione, ho pensato e valutato, non è cambiato molto, ma vorrei almeno che tu capissi e mi aiutassi, invece di fare i capricci!- sbottai, lasciando la tazza colma di un caffè ormai freddo sulla cucina e sedendomi sulla sedia.
Poggiai la testa sul tavolo e diedi libero sfogo alle mie lacrime, sentendo poi la porta di casa sbattere e il silenzio poco dopo avvolgermi.
Per quale motivo?
Perché era arrivato addirittura ad abbandonarmi?
Se ne era andato per davvero, se ne era reso conto vedendo le valige davanti la porta di casa.

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