A Londra

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La mattina successiva al ballo a Holdbrige, Harriet si svegliò con un mal di testa fastidioso e la schiena che le doleva.
Il signor Wilson aveva ballato con lei a lungo e, quasi rifiutandosi di lasciarla ad altre mani, le aveva subito dopo proposto di passeggiare per i famosi giardini di Holdbrige.
Signora Pelham e Constance accompagnarono la coppia per la breve passeggiata e l'umore di Edward mutó improvvisamente, rendendolo taciturno e scorbutico. Harriet, non capendone il motivo, si sentì offesa e in un gesto involontario di scortesia, si congedò e ordinò al paggio di preparare il calesse per il suo ritorno.

Riuscì a realizzare di essere stata inopportuna solo a metà viaggio ed arrivata a Trownford, si coricó presto sperando di non essere svegliata dalla madre.
Marie Pelham, che tornó più stanca che adirata, si promise di tirare le orecchie alla figlia la mattina successiva.

Ma Harriet la anticipó sul tempo: fece colazione con il padre la mattina presto e mandó un messaggio a Charlotte Manson, per avvisarla del suo arrivo.
-Saggia mossa, quando tua madre si sveglierà potrebbe distruggere la casa a forza di urla. Una giornata dai Manson ti eviterà lo scontro diretto.
-Mi dispiace di essere stata tanto scortese, non era mi intenzione.
-Non dispiacerti con me, saperti lontana dalle grinfie di Edward Wilson non mi ha creato fastidi...
-Padre!
-Anzì, posso quasi definirmi sollevato.
-Wilson è un uomo detestabile, la sua compagnia mi ha irritata.
Robert Pelham rivolse alla figlia uno sguardo dolce e al contempo stesso divertito: il tempo gli aveva insegnato che detestare ed essere attratti al contempo stesso da una persona, era sempre l'inizio di ogni amore intramontabile.

Lo stesso sguardo le fu rivolto da Charlotte Manson, qualche ora più tardi.
-Oh Harriet, Harriet. Siete incorreggibile. Traspariva interesse dal suo atteggiamento, ma dileguarsi in quel modo... dev'essersi offeso.
-Tanto meglio. È un uomo spregevole, troppo abituato agli agi del suo ambiente. Averlo offeso non mi tocca minimamente.
-Ma è uno degli uomini più potenti dell'Inghilterra! Potrebbe compromettervi agli occhi di tutti se solo lo volesse.
-Dobbiamo parlare di Wilson ancora a lungo?
Con rammarico Charlotte spostò la conversazione sul suo prossimo viaggio a Londra: il padre era ansioso di ricongiungersi con la sorella, che faceva ritorno dalle Indie da contessa, dopo il viaggio di nozze con il Conte di Durghbon.
-Dovresti accompagnarmi, dopo la serata di ieri allontanarti da Lymington non sarebbe una cattiva idea.
-Non vorrei essere di peso Charlotte...
Una voce squillante intervenne nella discussione:
-Ma state sicuramente scherzando! Una compagna arguta come voi sarebbe l'ideale.
La signora Manson fece irruzione abbracciando calorosamente Harriet.
-Non sento parlare che di voi figliola! Avete adescato uno degli scapoli più ambiti di Lymington e con quanta classe!
-Oh vi prego! Anche voi?
La voce di Harriet era così vicina all'esasperazione che fece ridere signora e signorina Manson e qualche servo che tentava invano di passare inosservato.
-Venite bimbe mie, qui urge una lezione di seduzione!
-Madre!
-Che c'è? In questo paese c'è troppa pudicizia: qualcuno dovrà pur insegnarvi come maneggiare gli uomini!

Charlotte alzó gli occhi al cielo rossa in viso mentre Harriet rideva di gusto: adorava la signora Manson. Era una donna audace ed energica, la sua lingua sciolta le aveva attirato l'antipatia di molte famiglie dello Hampshire, Harriet sentiva di esserle molto simile sotto questo punto di vista.
Fino all'ora del tè le tre si intrattennero parlando del più e del meno: i nuovi cappelli della Rosette, il matrimonio di Lady Rownfod, la situazione in Francia, il pessimo budino ai mirtilli che aveva servito il cuoco dei Manson quel pomeriggio.

Harriet tornó a casa con il cuore più leggero, pronta ad affrontare le ire della madre.
Si fermó al cancello notando un Phaeton trainato da due stalloni neri come la pece. Fu colpita dalla manutenzione impeccabile e si perse a fissare le decorazioni dorate della carrozza, tanto da non accorgersi che si stava fermando proprio davanti a Trownford.
Quando poi volse lo sguardo verso il conducente non riuscì a trattenere la sorpresa che le si dipinse sul volto candido.
-Signor Wilson!
-Sembrate sorpresa di vedermi.
-Non vi aspettavamo.
-C'è chi scappa senza avvisare da Holdbrige e chi arriva senza avvisare a Trownford.
Il viso di Harriet si fece rosso d'imbarazzo, prima di essere spiazzato da un'espressione di rabbia.
-Siete insolente.
-Siamo simili.
Harriet attraversó il cancello con passo svelto lasciando che la servitù si occupasse della carrozza di Edward Wilson.
All'entrata della villa trovó la madre ad aspettarla, ancora indispettita per la sera precedente.
-Prima che pronunciate parola. Scegliete: potete stare qui a urlarmi cose di cui mi curerò poco o ordinare alla servitù di preparare il tè ed accogliere il signor Wilson come si deve.
-Signor Wilson? Santo cielo sei sicura? Oh ma è terribile, hai dei capelli orribili e il tuo abito e sgualcito, pulisciti e cambiati subito. Chiama anche Constance e dille di rassettarsi. Oh e dov'è Robert? Santi numi, Annie prepara subito il tè e manda qualcuno a cercare il signor Pelham!
Travolgendo la figlia minore, la signora Pelham si affrettò a raggiungere l'entrata sistemandosi velocemente i capelli e l'abito.

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