winter.

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Hansol ha sempre trovato Seungkwan ad aspettarlo dietro ad un sorriso. Anche quando fa freddo.





Ricorda quando mesi prima trovò un gatto, di circa dieci giorni, e voleva dargli da mangiare: il primo numero nella sua rubrica era quello di Seungkwan, quindi lo chiamò. Era dicembre, indossava spessi guanti celesti e l'aria gli pungeva il naso; per quanto Joshua insistesse col dire che l'America sia molto più fredda, Hansol preferiva coprirsi e chiudersi nel suo morbido guscio fatto di maglioni.

E poi era un venerdì, e si sa, di venerdì il freddo è più freddo. Il silenzio è più insopportabile, Hansol sente di più la mancanza di Seungkwan: tanto da trovare gattini per strada, con la scusa di poterlo chiamare.





Oggi ne ha trovato un altro.

"Seungkwan," mormora da dietro la sua sciarpa, il telefono stretto all'orecchio arrossato e vari miagolii attorno. "Ho trovato un altro gattino."

Dall'altra parte del telefono, una lieve risata: Hansol in sé pensa la risata di Seungkwan possa essere capace di sciogliere l'inverno, ma all'esterno non reagisce. Aspetta con calma una risposta.

"Hansol! Ancora un gatto? Ed ancora non hai imparato come imboccarli?"

"Evidentemente no." Hansol qua scrolla le spalle, ridacchia in silenzio nella sua sciarpa e lascia che la voce di Seungkwan lo riscaldi un altro po'. In realtà davvero non ha capito come imboccarli, ma niente se non il voler sentire la voce dell'altro lo sprona a fermarsi. Ed ormai i gattini gli piacciono.




Un quarto d'ora dopo, di graffi sulle mani e fusa per la strada, ecco Seungkwan arrivare accompagnato da una scia di nuvolette candide dovute al suo respiro. Sono soffici, come lui, lo seguono diligenti e poi scompaiono in silenzio. Hansol si ferma a guardarle, formarle ad ogni suo respiro e poi svanire, perdersi, come lui si perde quando lo guarda.





Immediatamente torna a guardare il gattino.




"Come si chiama questo?" Seungkwan si china appena, poggia delicatamente una mano sul gattino dal bel colore grigio e lo lascia giocare con le sue dita, ancora tiepide dalle tasche della sua giacca. E' carino, pensa Hansol, non sapendo a chi dei due si riferisce.


"Seungkwan." Risponde dopo un po', ancora non alzando lo sguardo, incantato nel vedere come le zampe del gattino si aggrappano alle dita del ragazzo, ed entrambe gli sembrano estremamente morbide. "Si chiama Seungkwan. Quando ho risposto al telefono e ti ho chiamato, ha iniziato a miagolare."

"Oh, piacere Seungkwan. Io sono Seungkwan." E stringe l'indice attorno alla zampetta del micio, sciolto nelle sue fusa e in quelle morbide mani. Però i suoi occhi, grandi ed azzurri, sono fissi sull'altro: scrutano Hansol, lo aspettano, lo ammirano.

In risposta a quello sguardo, Hansol non può fare altro che allungare una mano e piano, con cautela, senza sfiorare la mano dell'altro, accarezzarlo: il gattino subito aumenta il volume delle fusa, chiude gli occhi contento, si lascia andare come una bambola di pezza.




"Ecco una caratteristica di noi Seungkwan."

"Cosa?"




"Abbiamo un debole per te."

E sorride.

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Hansol ha sempre trovato Seungkwan ad aspettarlo dietro ad un sorriso. Anche quando fa freddo.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 21, 2017 ⏰

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