"Ho chiuso gli occhi al mondo e ho cominciato a guardare in basso. "
Tutto cominciò quando avevo 14 anni , per me stava iniziando un percorso che sarebbe stato pieno di cambiamenti.
Amicizie che finiscono, altre che iniziano , un corpo che cambia.
Da adolescenti si tende a vedere il lato peggiore delle cose, ti senti solo e anche il mondo sembra tuo nemico. A quest'età vuoi sentirti parte di qualcosa, cerchi nuovi amici. A volte ti nascondi, vorresti essere diverso da quello che sei.
Proprio quello che era accaduto a me.
Mi sono lasciata alle spalle tutti quegli anni in cui subivo in silenzio : il potere distruttivo delle parole, quelle orribili risate e le botte.
A scuola, tutte quelle cattiverie mi ferivano. Quando ero davanti allo specchio il corpo non c'era , non lo vedevo, vedevo solo quelle parole cattive...
Parole, che davanti allo specchio diventavano la mia bocca, le mie braccia e le mie gambe. Io non c'ero più. Non sapevo più chi ero! Fu in quel periodo che trovai un amico: il mio computer. Da lui venivano fuori... parole ... parole... Quelle parole mi facevano sentire libera .
Che grande parola ... LIBERTA'! Ci ho costruito il mio mondo ...
Nessuno notò il mio cambiamento. Solo la mia insegnante di italiano, osservandomi, capì qualcosa.
I miei coetanei usavano i social , mentre io ero rimasta... indietro. Io usavo ancora la penna e un quaderno per sfogarmi , loro invece erano sempre ... connessi, usavano face book.
Un giorno ero proprio stanca, al limite delle mie forze, avevo bisogno di parlare e di confrontarmi con altre persone ,quindi, di nascosto dalla mia famiglia, decisi di iscrivermi a questo sito. Finalmente ero ufficialmente iscritta a face book! Avevo una pagina tutta mia, con il mio nome . Per la prima volta arrivai a scuola, sorridendo , avevo ripreso a parlare con gli insegnanti che erano molto soddisfatti dei miei risultati, ma non riuscivo a parlare con i miei compagni, ma questo non mi importava ... perché parlavo con persone della mia età ,anche se virtuali. Con loro mi sfogavo, mi chiedevano consigli, capivano le mie emozioni .
, Per la prima volta mi sentivo importante per qualcuno. Mi tenevo sempre a distanza dai miei compagni di classe , anche loro erano su face book e non volevo che venissero a conoscenza del mio profilo.
Un giorno mi arrivò una richiesta di amicizia da parte di una ragazza che non conoscevo. Mi sembrava, dalle foto, che potesse avere poco più di vent'anni , si chiamava Alessia e veniva da Roma. Digitai "conferma" e accettai la sua richiesta di amicizia. Non avrei mai immaginato che in realtà si trattava di un falso profilo.
Iniziò così il mio incubo.
Un giorno, mentre controllavo il mio profilo face book , notai che lei mi inviava centinai di messaggi offensivi, alcune mie foto modificate. Mi diceva che ero solo spazzatura e che "Non meritavo di vivere".
Feci un respiro lento, eliminai le immagini e andai a dormire. Mi dissi, quasi per consolarmi, che il giorno dopo non avrei trovato più quelle cose brutte. Ma non fu così. Quella ragazza riuscì a farmi smettere di esistere. Era successo di nuovo. Dopo tanti giorni che mancavo da scuola la mia insegnante di italiano si preoccupò molto per me e decise di chiamare mia madre. Lei , allarmata, avvisò mio fratello il quale non aveva capito ciò che stava succedendo.
Io stavo malissimo, volevo solo rendere felici tutti << dovevo smettere di esistere>>. Andai sul terrazzo, ad ogni passo mi sentivo sempre più libera. Ero già sul muretto... stavo per prendere il volo ... niente avrebbe potuto farmi del male.
Mio fratello si precipitò a casa, per fortuna arrivò al momento giusto. Mi afferrò proprio mentre stavo prendendo il volo.
Io gli urlavo di lasciarmi andare perché non meritavo di vivere. Lui mi tranquillizzò e così smisi di piangere, mi sussurrò che non mi avrebbe mai lasciata sola ... Ma più!
Mi riportò nella mia stanza e caddi in un sonno profondo, le sue parole quasi mi cullavano. Forse per la prima gli ho veramente creduto ... Non mi avrebbe mai lasciato.
Quando mi svegliai, gli raccontai tutto: della scuola ,dei miei compagni di classe, della mia solitudine, di face book ... Ero convinta che si sarebbe arrabbiato, invece si recò a scuola e riferì alla mia insegnante di italiano tutto quello che mi era accaduto.
Lei decise che era necessario parlarne con la classe, perché era convinta che i miei compagni sapessero qualcosa. Infatti era proprio così!
Dopo aver ascoltato le parole di mio fratello tutti quanti si sentirono in colpa, soprattutto una ragazza che fin dal primo giorno delle medie mi aveva tormentato disse : << - Prof non volevamo ferirla! Era solo un mondo come un altro per divertirsi ...>>
La prof ... era furiosa, che giustificazione era mai quella!
La sera stessa tutti i miei compagni vennero a casa mia, uno ad uno entrarono nella mia stanza, con la testa bassa .Per la prima volta ho visto che erano loro a vergognarsi di qualcosa. Per la prima volta stavamo bene insieme. Scherzavamo, come se nulla fosse successo. Quella sera, dopo tanto tempo, andai a letto tranquilla.
La nostra insegnante ha deciso di coinvolgerci in un percorso che ci ha permesso di conoscerci meglio e che ci ha unito veramente.
Nessuno ha il diritto di sentirsi più importante degli altri, ma bisogna avere la sensibilità di aprirsi e di ascoltare chi è diverso da noi.