Sentì la sveglia suonare e disturbare quel poco sonno che avevo fatto fatica a prendere. Allungò la mano verso il pavimento cercando il telefono che continua a squillare, portandola sulla retta via per una fantastica crisi isterica alle cinque del mattino. Si affrettò a lavarsi e a mettere in sesto il proprio viso con un po' di trucco; disegnò le sopracciglia fine e tondeggianti, delineò l'eyeliner su entrambi gli occhi e passò il mascara sulle sue ciglia nere e incurvate. Sorrise alla sua immagine riflessa nello specchio del piccolo bagno e osservò l'outfit. Gonna in tulle e corsetto nero, stivali in pelle nera e borchie abbinati a un'ampia borsa a cartella, ovviamente nera. Non era certo l'abbigliamento che una personale 'normale' avrebbe indossato per il primo giorno di lavoro ma lei se ne fregava totalmente del giudizio degli altri riguardo al modo di vestirsi. Lei si sentiva bene indossando capi neri e stravaganti e niente poteva convertirla ad uno stile bon ton sui toni del rosa e del bianco. Prese le chiavi e si avviò verso la macchina, pronta per partire.
Parcheggiò in un posto riservato al personale e rimase affascinata dall'enormità del policlinico: moderno già dall'esterno la allettava tantissimo; edifici alti e larghi formano una sorta di enorme quadrato diviso in più blocchi dove ognuno ospitava un padiglione. Era arrivata con mezz'ora in anticipo e con una discreta calma si avviò verso il suo nuovo posto di lavoro. Tirò dritto verso una stradina piccola che la portò verso un lungo vialone alberato. Lesse "V padiglione" e a seguire "Medicina interna", era arrivata.
Delle graziose panchine precedevano l'ingresso, salì quei pochi scalini e si ritrovò in un corridoio che dava verso alcune sale d'attesa adiacenti agli ambulatori. L'ascensore era già al piano e schiacciò il pulsante che segnava il numero due. Lo stomaco cominciò a dolerle ma resistette, non voleva mangiare, era troppo presto.
"Buongiorno." - sussurrò entrando nella prima stanza che trovò segnata come 'stanza infermieri'.
Due donne si voltarono, fissandola stralunate. "Buongiorno a te, chi sei?" mi rispose la più alta tra le due alzando un sopracciglio.
"Artemisia Lynch, la nuova collega."
"Ah, sei in borghese." Soggiunse l'altra mentre chiudeva alcune compresse in una garza
Le guardò e le loro facce apparivano non molto contente di vederla. -Forse mi sbaglio- pensò.
"Beh devo ancora capire dove sono gli spogliatoi e la mia divisa." Richiamò la loro attenzione facendo qualche passo in avanti. Non fecero in tempo a fissarla un'altra volta che uno dei campanelli cominciò a suonare fortissimo e come due saette la sorpassarono ed uscirono dalla stanza.
Osservò l'ambiente intorno a lei curiosando un po': due bei carrelli per la terapia sia orale che endovenosa erano sulla sua destra intervallati da un secchio per i rifiuti ospedalieri. Seguiva poi una grande scrivania con annesso computer e scartoffie, una poltrona apparentemente morbida era stata affiancata alla finestra che affacciava sul padiglione di fronte. Un bel lavandino, con tanto di specchio, era sistemato appena vicino la porta allineato ad un enorme armadio ben fornito di farmaci e ad una vetrinetta con fisiologiche, paracetamolo, glucosio al 5%, emoculture e molto altro.
"Alessia, Sara, buongior.."
Come una ladra colta di sorpresa si girò spaventata, assorta com'era nei suoi pensieri. Un uomo intorno al metro e ottanta si affacciò nella stanza, i suoi occhi azzurri sembravano due purissimi zaffiri. Non riuscì a dargli un'età precisa ma non gli attribuì più di trentacinque anni.
"E tu chi sei?" disse guardandola dall'alto in basso, scrutando il suo abbigliamento gotico, sorridendo.
"Ahm, salve. Sono Artemisia Lynch, la nuova collega e sto aspettando qualcuno che mi faccia capire dove devo andare per svestirmi e rivestirmi." Sorrise a sua volta e gli porse la mano.
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È un peccato inammissibile.
RomanceArtemisia Lynch, infermiera, ottiene un ottimo posto di lavoro in un noto policlinico dove vive. Affiancherà Marco De Rosa suo collega e partner di reparto. Lei solitaria e riservata, lui pacato e sorridente sembrano essere agli antipodi ma niente l...